«Per la crescita non basta Bisogna spendere meglio» di Francesco Manacorda

«Per la crescita non basta Bisogna spendere meglio» SAPIR: SI DEVE VIGILARE SULLE REGOLE. TANTAZZI PREOCCUPATO PER L'ECONOMIA «Per la crescita non basta Bisogna spendere meglio» Francesco Manacorda inviato a CERN0BBI0 (Como) «Le proposte della Commissione europea sono buone, sono idee che cercano di dare più equilibrio alla vigilanza sulla finanza pubblica. Ma il prossimo passo dovrebbe essere la creazione, a livello nazionale, di istituzioni incaricate di vigilare sulla finanza pubblica in modo che ogni Paese della zona euro interiorizzi il Patto di stabilità. Io penso a organismi bipartisan sotto il controllo del Parlamento, ma ad esempio nel vostro Paese potrebbe avere un ruolo anche la Banca d'Italia. L'importante è che il Patto entri nella coscienza di ogni Paese. E' troppo facile, nei singoli dibattiti nazionali, accusare Bruxelles ogni volta che ci sono vincoli alla finanza pubblica». A Cernobbio per il seminario annuale dello studio Ambrosetti, André Sapir, professore alla Ulb di Bruxelles e autore del rapporto sulla crescita europea che ha preso il suo nome, plaude alle proposte della Commissione all' Ecofin «perché introducono un equilibrio tra breve e lungo termine, ponendo attenzione non solo al deficit ma anche al debito, e perché cercano anche di riequilibrare il Patto rispetto alla ciclicità dell'economia spingendo gli Stati ad adottare comportamenti virtuosi anche quando il ciclo è espansivo». Ma Sapir avverte subito che non c'è nessun automatismo che leghi le modifiche al Patto volute dall'esecutivo comunitario con un maggiore stimolo alla crescita economica. «Nelle economie della zona euro - dice - la spesa pubblica pesa più o meno il 500Zo del Pil ed è là, in quella metà del Pil spesa ogni anno, che bisogna cercare la fonte per la crescita. La chiave, insomma, non è certo in qualche punto percentuale di deficit in più, ma in una diversa qualità della spesa pubblica». Proprio la crescita europea ferma al palo resta però - e non . è una sorpresa - uno degli argomenti clou di questa edizione del seminario Ambrosetti. Nel dibattito iniziale della tre giorni, che analizza il quadro economico globale, e al quale partecipano tra gli altri il premio Nobel Usa Michael Spence e l'economista di Oxford Andrea Boltho, il messaggio è chiaro e non diverso da quello delle ultime edizioni: gli Stati Uniti crescono, o almeno crescevano, al galoppo mentre il divario con l'Europa continua ad allargarsi. Quest' anno però, mentre il terrorismo internazionale e il prezzo del greggio proiettano le loro lunghissime ombre su tutte le economie mondiali ci sono alcuni fattori nuovi e in buona misura preoccupanti. «Prima di tutto - segnala Angelo Tantazzi, l'economista presidente di Prometeia e di Borsa italiana l'accelerazione rapidissima del ciclo economico statunitense: all'inizio del 2004 si temeva la deflazione e proprio per questo gli Stati Uniti hanno tenuto i tassi d'interesse bassi; tre mesi dopo si parlava di inflazione e adesso c'è la paura di un rallen- lamento. Non è mai capitato che un ciclo durasse sei mesi invece di due o tre anni». L'altro dato nuovo è la frammentazione interna del panorama economico europeo «dove ormai c'è una forte differenza tra l'andamento dei singoli Paesi - spiega Tantazzi -. Ad esempio, se si prende come riferimento il periodo che va da inizio 2000 a metà 2004, in Germama il mercato intemo calcolato a prezzi costanti ha subito una contrazione del 207o, in Francia è cresciuto del 1007o, in Itaha del 5,50Zo». Divergenze che, visto l'alto grado di integrazione tra le economie europee, hanno naturalmente effetti che vanno ben oltre i confini nazionali: «Per le aziende italiane, specie quelle del Nord Est, che hanno fatto della Germania il loio mercato di elezione, il rallentamento tedesco è un dato molto critico». E nel più lungo periodo - avverte ancora il presidente di Prometeia - il rischio è quello di incontrare difficoltà sempre maggior nell'applicare una sola politica monetaria a un'area dove le singole economie nazionali tendono ad andare ciascuna per conto proprio». Colpa del soUto Patto di stabilità, l'eurocrescita bloccata? Nel confronto con gb Usa il rigore di bilancio appare come uno dei principab indiziati: «Negb ultimi tre anni gb Stati Uniti hanno attuato misure di pobtica fiscale espansive per un'incidenza pari al 6^0 del Pil, mentre nello stesso periodo nella maggioranza dei Paesi industriabzzati non si è andati oltre ri,50Zo». Ma tra gli indiziati Tantazzi mette anche il minor numero di ore lavorate in Europa rispetto agh Usa, prova ne sia che la Francia (con il ripensamento della legge sulle 35 ore) come la Germania (con il caso Volkswagen), volenti o nolenti, stanno affrontando il problema. Il commissario europeo per l'Economia Joaquin Almunia E' suo il progetto di riforma del Patto di Stabilità '

Persone citate: Ambrosetti, Andrea Boltho, André Sapir, Angelo Tantazzi, Joaquin Almunia, Michael Spence, Sapir, Tantazzi