«L'ho adottato in foto Ora è il mio sciuscià»

«L'ho adottato in foto Ora è il mio sciuscià» STORIA Dl SOLIDARIETÀ' TRA VERCELLI E LA PAZ «L'ho adottato in foto Ora è il mio sciuscià» Una donna commossa dall'immagine pubblicata da La Stampa «Ho convinto il fotografo a ritrovarlo e aiuto la sua famiglia Juan Joe! è tornato a scuola, però vuole fare il lustrascarpe» la storia Enrico De Maria VERCELLI IL pìccolo «sciuscià» abita a La Paz e ha un angelo che lo assiste a Vercelli. Il piccolo lustrascarpe sì chiama Juan Joel, l'angelo non ha nome. O megho, non vuole farlo sapere. E' una donna giovane, bionda e dallo sguardo dolce. La chiameremo Amanda. Tutto nasce da ima foto che «La Stampa» pubblica il 14 gennaio scorso, accanto a un articolo di Mario Deaglio sulla globalizzazione. E' di un bimbo, dì 3-4 anni, che lustra le scarpe. Ha gh occhi che'sorridono e manine che quasi si perdono neUe gigantesche scarpe su cui sta lavorando. Sono proprio quelle piccole mani che attirano l'attenzione di Amanda, a Vercelli. «La didascalia della foto - sgadega - jdiceva solo che era stata scattata in Bolivia. E io, che sapevo a malapena dov'era la Bolivia, mi sono detta che dovevo assolutamente scoprire chi fosse quel bambino, e aiutarlo». Amanda chiama l'archivio de «La Stampa». Una breve ricerca e spunta il nome del fotografo: Gonzalo Espinoza, che lavora per l'agenzia Fides di La Paz. Amanda lo cerca a lungo attraverso la posta elettronica e rie- sce a rintracciarlo. Gh scrive in uno stentato spagnolo, Espinoza le risponde che può scrivergh in inglese. Amanda lo fa: è in grado di rintracciare quel bambino? Il fotografo boliviano si sforza di ricordare quando ha scattato rimmagine. E alla fine rammenta: nel 98, per conto deDa Trance Press. «Però, cara signora - le scrìve - non sarà facile ritrovarlo, perchè, a La Paz, ì bambini-lavoratori sì contano a mighaia». Amanda non si rassegna: «Vogho aiutarlo, faccia il possibile». Espinoza risponde: «Farò davvero di tutto, ma intanto le segnalo il nome di altri due bambini in difficoltà, due fratelli di 7 e 9 annijj Angel e Gregorio». Amanda non si tira indietro e, per posta, spedisce ì primi soldi a Espinoza, perchè possa sostenere la famiglia di Angel e Gregorio. E' un aiuto importante perchè, grazie ah'angelo di Vercelli, i genitori possono finalmente avviare una pìccola panetteria. Amanda prende, atto delle buone notìzie che il fotografo di La Paz le invia sul futuro dei due fratellini, però ha un pensiero fìsso: il pìccolo lustrascarpe della foto. La Paz ha chea 700 mila abitanti: cercare un bambino fotografato sei anni prima per strada è un'impresa al limite delTimpossibile, ma a volte i sogni si avverano. Gonzalo Espinoza ha preso a cuore la missione di Amanda. Riproduce quella foto e la appende su tutti i muri della capitale. Va anche in televisione: «Chi riconosce questo piccolo sciuscià?». Tre mesi di ricerche. E, finalmente, il miracolo. Il bambino, che allora aveva 3 anni, e adesso ne ha 9, si chiama Juan Joel e vive con la madre, due zie (che fanno tutte le lustrascarpe) e due fratellini, Santiago, di 4 anni, e Jonathan, di 2. Il padre se n'è andato con un'altra donna, non dà più notizie da 2 anni. Amanda non sta nella pelle. Scrive a Espinoza: «Per favore, mi faccia sapere ti^tto diluì». ,,.I1 fotografo raccoghe notizie. I Faldìglia povera, poverissima, dove tutti sono destinati a fare i lustrascarpe, anche se Santiago e Johnatan non si sono ancora cimentati sulla strada. Amanda spedisce subito altri sòldi a Espinoza, che li anunininistra con intelligenza a favore dela famiglia di Juan Joel. «Ho così saputo racconta Amanda - che il bimbo è potuto tornare a scuola, anche se di pomeriggio, di tanto in tanto, riprende a fare il lustrascarpe. Perchè, in fondo, gh piace». Sì, a differenza degh sciuscià di De Sica che lucidavano scarpe e stivali per comprarsi un cavallo bianco, molti piccoh lustrascarpe boliviani finiscono per divertirsi a passare il lucido e strofinare. «Espinoza - spiega Amanda - è andato a parlare con la mamma e con le zie. Ha detto loro che, anche grazie al mio aiuto, c'è la disponibilità finanziaria per consentirgh di cambiare attività, di mandare tutti i bambini a scuola o ah'asilo, ma non hanno accettato. Per loro, quello dei lustrascarpe è un lavoro serio, un vanto». Sapendo di farle piacere, Espinoza ha anche comprato uh cellulare a Marlene, la madre. Un cellulare è prezioso in Bolivia, perchè lo si può usare per vendere, per strada, le chiamate. E' il lavoro emergente dei poveri. Si offre la disponibilità del telefonino per chi vuole conversare con qualcuno. «Dopo pochi giorni dice Amanda - qualcuno le ha rubato il cellulare. Espinoza ne ha comprato un altro, che adesso Marlene ha ceduto a ima sorella: è incinta e non può più abbassar- si a strofinare, ma è in grado di andare in giro a vendere le chiamate». Sono trascorsi 8 mesi dal giorno in cui Amanda ha visto la foto di Juan Joel. Adesso, per lei, è un figho adottivo, di cui segue costantemente la vita, grazie alle e-mail e alle immagini che Espinoza le invia. Eppure nelle immagini di adesso il Juan Joel-lustrascarpe ha gh occhi ben più sorridenti del Juan Joel-scolaro. E questo è un cruccio di Amanda. Che poi, però, sì rassegna. «In fondo, è la sua vita. Chi sono io per fargli apprezzare qualcosa di diverso?». L'angelo biondo di Vercelli finirà con il volare a La Paz per conoscere Juan Joel. «Anche se 14 ore di aereo - sospira - mi rendono un po' inquieta». Per ora ha ritaghato la foto de «La Stampa» e la custodisce come un gioiello: il suo sciuscià adesso è diverso da quel batuffolino operoso. Ma fa ancora tanta tenerezza. E un giorno Amanda andrà a chiedergh, di persona, se non ha mai sognato un cavallo bianco. Trovarlo sei anni dopo quella istantanea scattata per strada nella capitale boliviana era un'impresa al limite dell'impossibile Eppure è successo dopo 3 mesi di indagini «Alla mamma ho comprato un cellulare» La pagina de La Stampa del 14 gennaio con l'articolo di Mario Deaglio sulla globalizzazione e le sue contraddizioni Juan Joel fotografato nel '98 per le strade di La Paz e a fianco in un'immagine di poche settimane fa, con i compagni di scuola