Govemo e li il rr izione Un Paese monolitico per far liberare i reporter

Govemo e li il rr izione Un Paese monolitico per far liberare i reporter COME LA FRANCIA AFFRONTA LA CRISI Govemo e li il rr izione Un Paese monolitico per far liberare i reporter I tg spiegano in lunghi servizi che la legge sul velo non costituisce una proibizione, ma al contrario l'affermazione di una libertà. Né il segretario socialista né quello comunista hanno preso le distanze dal corrispondente a PARIGI ^ Ma come funziona davvero questa legge che proibirà - da domani - il velo islamico nelle scuole francesi? Dunque, non è affatto una legge che «proibisce», anzi è una legge che' permette a tutte le donne di portare il velo o quello che vogliono. Senza problemi. Soltanto all'interno delle classi ci sarà una piccola limitazione. Ma nessuno sarà cacciato. Domani le ragazze che si presenteranno col velo saranno accolte e per una quindicina di giorni potranno venire col loro foulard e discuteranno la loro scelta con insenganti e mediatori. Poi si vedrà. i 'E''così che i telegiomah di ieri sera hanno informato i francesi su quella legge che è rdìvenltòa il puntò di ricatto al Paese da parte dei rapitori iracheni che hanno in mano Georges Malbrunot e Christian Chesnot, i due reporter. Ed è un dettaglio importante per capire che cosa sta succedendo in Francia di fronte a un ricatto tanto crudele quanto inedito. L'intero Paese, ogni servizio di Stato, ma anche giornali indipendenti, tv, radio, tutti quanti si stanno conformando all'obiettivo che il presidente Chirac ha solennemente fissato domenica sera: «Tutto deve essere fatto e sarà fatto per salvare la vita ai due giornalisti francesi». E tutti fanno effettivamente il loro lavoro, che per quanto riguarda i giornali e le tv è un lavoro che potremmo definire di pedagogia orientata a fissare l'idea che la Francia è terra di libertà, non di divieti. Nel caso della legge sul velo l'opera si presenta abbastanza difficile. Bisogna ricordare che nel corso dell'ultimo anno e mezzo il problema è stato quasi la questione principale, perché evidentemente gruppi estremisti e ialamisti crhanno marciato e la rigidità del sistema razionale francese è caduta nella tràpjpòlà, fino alpuhtó'di mettere per iscritto in una legge il divieto a un comportamento che si poteva e doveva affrontare con elasticità caso per caso. Non per niente un politico accorto come Nicolas Sarkozy, l'uomo che da tempo dall'interno della destra sta sfidando Jacques Chirac in una corsa già da ora lanciata per le elezio¬ ni presidenziah del 2007, quand'era mimstro dell'Interno s'è dichiarato contro quella legge. Sapeva, come alcuni (non molti a dire la verità) hanno detto, che non avrebbe risolto i problemi ma li avrebbe creati. Significava rispondere con durezza a una provocazione che richiedeva invece «souplesse». Ma tant'è, ora la legge c'è e sarà rispettata, come ha assicurato il governo, anche perché non si può certo cedere al ricatto dei terroristi assassini che tengono Malbrunot e Chesnot. E' così che i telegiornali, nella divisione del lavoro in questa corsa contro il tempo per salvare la vita dei due, lanno provato a rovesciare la frittata^ spiegando, che il1 velo islamico è consentito ovunque, in' Francia. Per esempio: le màinmé col foulaird che' àòc'òmpagnano i loro figli nelle scuole potranno naturalmente entrare negli istituti senza cambiare il loro abbigliamento. E lo stesso possono fare naturalmente «per strada, negli edifici pubblici, negh ospedali, ovunque...» Ma allora che razza di divieto è? A vedere i tg non si capiva bene, perché anche all'interno delle aule le studentesse potevano comunque mantenere un 1 seguo «discreto»/ ei cioè ' non ostentato, della loro credenza religiosa. Anche un trattenuto copricapo, come la bandana, sarà consentito. Così come ognuno potrà portare sotto la maglietta una croce cristiana, una mano di Fatima, tenere in tasca la kippah per incollarsela alla nuca non appena fuori dalla scuola. Insomma, una legge che non è una «proibizio¬ ne», ma l'affermazione di una libertà. Anzi «la libertà per "tutti é per tutte le credenze religiose». Dietro questa battaglia pedagogica della tv c'è un Paese che in ogni ordine e grado si sta mobilitando. Nessuno.è fuori dalla sfida, nessuno cerca di distinguersi. Il primo ministro Jean-Pierre Raffarin ha più volte riunito intomo al tavolo i rappresentanti di tutti i partiti: maggioranza e opposizione. Il segretario del partito socialista, Francois HolJande, è arrivato al tavolo di Matignon poche ore dopo aver pronunciato forse il più duro discorso contro il govemo e annunciato un autunno caldo sul piano politico e sociale. Ma non ha preso nemmeno un millimetro di distanza da tutte le iniziative. Lo stesso ha fatto Marie-George Buffet, segretaria del partito comunista. Nessuna voce contraria è arrivata neppure dal composito mondo di estrema destra e estrema sinistra. Un'unità - Dominique de Villepin l'ha definita «rassemblement» - che oggi sarebbe impossibile in Italia. Non è accaduto durante il rapimento di Quattrocchi, Agliana, Cupertino e Stefio; e nemmeno per Enzo Baldoni. Ma qui, come ha ripetuto ieri Chirac in un incontro lampo con Scrhoeder e Putin a Soci, la determinazione del Paese è «totale». [e. m.] Il ministro dell'Interno francese de Villepin ieri tra i fedeli musulmani dopo la preghiera per gli ostaggi alla Grande Moschea di Parigi

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