Al-Arabiya: liberazione imminente, poi il gelo

Al-Arabiya: liberazione imminente, poi il gelo ANCORA ANSIA NONOSTANTE LA VASTA SOLIDARIETÀ ALLA FRANCIA DEL MONDO ISLAMICO Al-Arabiya: liberazione imminente, poi il gelo Via per il segretario della Lega Araba l'ultimatum è slittato di 24 ore corrispondente da PARIGI Alle 4 del pomeriggio la France Presse lancia la notizia che la tv Al-Arabiya ha annunciato come «imminente» la liberazione dei due giornalisti francesi. Dominique de Villepin, ministro dell'Interno, esce in quel momento dalla Grande Moschea di Parigi dove è appena terminata la preghiera di tutti i musulmani francesi a «Dio Misericordioso» per la salvezza degli ostaggi. Una piccola folla batte le mani. Ma Villepin non dice una parola. Il Quai d'Orsay, sede del ministero degh Esteri, non conferma. Un'ora dopo, a Baghdad, il comitato degli ulema sunniti, confessa la sua impotenza: «Non siamo riusciti a stabilire un contatto con i rapitori, temiamo per la vita dei due giornalisti». In serata, di nuovo una liele speranza: il Segretario Generale della Lega Araba, Amr Moussa, ha detto che i rapitori avrebbero prorogato di altre 24 ore l'ultimatum e che ci sarebbero dei canah aperti con i rapitori. La prima parte della giornata è vissuta nello spazio di quella frenetica ora, avvelenata dal depistaggio della tv concorrente di Al Jazeera. Questa è una 1 guerra di sangue e^ di parole! Una doccia scozzese che corre sulla schiena della Francia anche ieri mobilitata in decine di piccole e grandi manifestazioni di solidarietà con Georges Malbrunot e Christian Chesnot, i giornalisti del Figaro e Radio France International ormai da undici giorni (lo ha rivelato il ministro degli esteri Michel Bamier) prigionie¬ ri dell'Esercito Islamico nei dintorni di Baghdad. Il nuovo ultimatum è scaduto jeri sera. In cambio della vita dei loro ostaggi i rapitori chiedono che la Francia annulli la legge che proibisce il velo islamico nelle scuole. Domani sarà il primo giomo di prova. Il govemo, naturalmente, non molla. li Nell'altalena di notizie e di stati d'animo il primo ministro Jean-Pierre Ra|farin ha tenuto riunioni su riunioni a Matignon. Il ministro degli Esteri Michel Bamier da più Il ministro degli Esteri francese Barnier ad Amman con reAbdallah di 48 ore è impegnato in un tour no-stop in Medio Oriente. La task force dipomatica del Quai d'Orsay guidata dal segretario ge^eraje Hubert, Cohn de Verdière, ex ambasciatore ad Algeri e grande conoscitore del mondo arabo, è a Baghdad ^^r^'nefandi,^ Ai^n-matinatn- da domenica notte. Un'offensiva diplomatica totale a cui il mondo arabo ha risposto con una solidarietà che non ha precedenti nella storia. Anche i palestinesi di Hamas hanno rivolto il loro appello per la liberazione degli ostaggi. Imbarazzante appoggio, dato che lo stesso Hamas ha poi rivendicato nel pomeriggio i due attentati suicidi di Beer Shewa, Israele, dove sono morte sedici persone. Naturalmente la Francia ha subito condannato. Ma di fronte al ricatto ai suoi due reporter e al govemo, Parigi non va tanto per il sottile. Bamier nel suo tour mediorientale ha incontrato tutti i «dignitari» islamici possibili e immaginabili. Ad Alessandria ha visto il capo dei servizi segreti egiziani che si dice molto influente nella zona. La Francia gioca le sue carte. La principale è quella di presentarsi come il paese che ha sfidato gli Stati Uniti di Bush sulla guerra all'Iraq e che ci tiene a mantenere questa sua posizione di «neutralità» rispetto all'attacco contro Saddam. Il risultato di questa mobilitazione sono le prese-di posizione senza precedenti che le infinite istanze del mondo islamipo,,hanno rivolto,ai,rapitori per la salvezza degli ostaggi. Antoine Basbousse direttore dell'Osservatorio dei paesi ara¬ bi di Parigi, osserva che tutto ciò è dovuto al «credito che ha la Francia nel mondo arabo per la sua pohtica tradizionale e per la posizione tenuta durante la crisi irachena». Non s'era mai visto che il comitato degh umlema sunniti iracheni facesse un appello per la liberazione di nessun ostaggio. E per quel poco che se ne sa, i rapitori sarebbero sunniti, ex saddamisti, gente - si dice - probabilmente anche manovrata per trascinare la Francia dentro il gorgo iracheno dal quale s'era finora tenuta fuori. Nessuno, ieri sera, a Parigi, si sbilanciava in qualunque previsione. Lo choc di lunedì sera, quando i visi pallidi e nervosi di Malbrunot e Chesnot sono ricomparsi in un video trasmesso da Al Jazira, è stato forte. Nessun telegiornale francese ha trasmesso quelle immagini. Hanno spiegato i conduttori dei tg: «I nostri coUeghi hanno pronunciato parole sotto dettatura e sotto la minaccia deUe armi. Non erano loro...». Nemmeno il contenuto del nuovo messaggio di minaccia è stato riferito. I poveri Malbrunot e Chesnot hanno rivolto un appello. ai loro «compatrioti» per manifestare contro la legge che proibisce il velo e convincere C^hurac ad annullarla, altrii menti - hanno detto con un filo di voce - «passeremo nel mondo dei morti». Continua frenetico il tour de force del ministro degli Esteri francese nelle capitali arabe che offrono tutto l'aiuto possibile Nel pomeriggio una dichiarazione disperata degli ulema di Baghdad: non siamo riusciti a trovare un contatto con i rapitori '^ISnrWmmnm