RUSCHA L'uomo che scriveva sulle montagne

RUSCHA L'uomo che scriveva sulle montagne RUSCHA L'uomo che scriveva sulle montagne a artista magini e figure uoghi poranea Marco Belpolkl EL 1967 Ed Ruscha ingaggiò un fotografo che a bordo di un ébCóttero doveva fotografare i parcheggi vuoti la domenica mattina. La serie di immagini s'intitolò Thirty-four Parking Lots. Si vedono grandi linee bianche per terra e le tracce oleose lasciate dabe automobib. E' questa una debe opere esposte al Museo nazionale debe arti del XX secolo di Roma in una mostra che permette in Itaba finalmente di conoscere in modo ampio l'opera di uno dei più bravi e noti artisti americani deba generazione che ha debuttato ab'mizio degb anni Sessanta e che, almeno in parte, è rimasta in ombra rispetto ai propri padri o fratelb maggiori come Robert Rauschenbeig o Jasper Jobns. In realtà, come dimostra questa ampia esposizione romana, il lavoro di Ruscha (nato nel 1937 in Nebraska, vive oggi a Venice in California), ha influenzato il lavoro di artisti ben più noti di lui, come Bruce Nauman, Robert Smithson e Sol LeWitt. I diciassette libri di Ruscha, appesi abe cordicelle neba seconda stanza deba mostra romana, sono già di per sé un lavoro magnifico che basterebbe a riempire la vita di un artista: Nine Swimming Pool del 1968 ritrae, sem¬ pre di scorcio, le piscine di altrettante case deba piccola e media borghesia californiana; Real Estate Opportunities, del 1970, è il catalogo reabzzatò con 'l'occhio del venti t ore immobili are" di venticinque terreni in vendita a Los Angelse, con fi cartebo "For Sale" in beba mostra. Passato per artista concettuale dalla critica, Ruscha è anche il continuatore, a suo modo geniale, deba Pop art. Le stazioni di servizio prima fotografate, poi dipinte, con uno stile sospeso tra Hopper e Warbol, in piccob cartoni del 1963 ; o i quadri con parole chiave, come Honk, del '62, che ricordano le operazioni con le scatole e gb imballaggi degb artisti pop. In realtà, come dimostra questa mostra, Ruscha è portatore di un proprio autonomo discorso che ne fa il perfetto descrittore deba città contemporanea, deba dttà continua, nastro autostradale lungo il quale è possibbe leggere grandi carteboni colorati che mescolano parole e immagini, figure e lettere. Il senso del lavoro di Ruscha è proprio in questo scorrimento continuo, in cui la critica americana più attenta, Rosabnd Krauss e Yves-Alain Bois, ha scorto una "ricognizione del medesimo come niente". In questa formula si compendia un' idea dell'aite di Ruscha che parte dabe sue Liquid Word del 1967 qui purtroppo assenti - e arriva ai giochi di parole, ai palindromi, ai rebus di figure e lettere degb ultimi due decenni. L'artista americano gioca con fi mondo debe immagini, ma anche con la narrazione degb eventi che ci forniscono la fotografia, U cinema e letteratura. come si comprende sfogbando i suoi originab libri d'artista, stampati a grande tiratura e messi sul mercato a basso prezzo aba stregua di fotoromanzi, reportage, didascabe visive del contemporaneo e tanto amati dagb altri artisti americani. In un celebre quadro del 1979, dal color rosapervinca, riprodotto suba copertina del catalogo(a cura di Paolo Colombo, Gangemi editore), fi balbettio diventa una scritta e un'immagine: I L-Live in H-Hollywood, segnalando così l'appartenenza di Ruscha a quell'arte novecentesca che ha preferito la disarticolazione linguistica, lo scardinamento deba gerarchia debe parole, aba norma. Quelli di Ruscha sono quadri dedicati ai "piccob niente" con ab sono intessute le nostre stesse frasi; o, come nel caso, debe macchie d'obo, abe tracce pressoché invisibib lasciate di nostri "oggetti" nei luoghi pubbbci. Cogberel'incogbbbe, quebo che sfugge abo sguardo distratto dei viaggiatori quotidiani, come nel caso del libro intitolato Every Building on Sunset Strip, panorama di sessantadue pagine di tutti gb edifici di Sunset Boulevard, "oggetto" che può essere letto da due lati che si oppongono simmetricamente, ma rovesciati suba pagina: i due lati deba strada che non vediamo mai contemporaneamente, ma sempre in modo alternato. In quebo che è il più bel quadro esposto al MAXXI, ACE, le tre lettere deU'alfabeto appaiono dal nulla, come ombre che tuttavia si stagbano sul fondo, ne emergono e insieme vi scompaiono: alfabeto manchevole, sequenza interrotta che suggerisce l'impotenza del nostro stesso sguardo, ma anche la nostra capacità di produrre fonne e senso da qualcosa che non è detto che l'abbia davvero. Il niente, o se si vuole The End, dal titolo di una serie di opere grafiche, è davvero l'oggetto stesso deba nostra visione che Ruscha, con passo beve e insieme ironico, ci vuole sottoporre ma anche sottrarre. Al Maxxi di Roma la personale dell'artista americano che mescola immagini e parole, lettere e figure per raccontare i luoghi della vita contemporanea Me un acrilico su tela di Ed Ruscha del 1999 Ed Ruscha Roma, Maxxi Museo Nazionale delle Arti delXXIsecolo Orari 11-19. Chiuso lunedì Fino al 3 ottobre

Luoghi citati: California, Nebraska, Roma