Il petrolio a sei zampe di Enrico Mattei

Il petrolio a sei zampe Il petrolio a sei zampe Enrico Mattai e la nascita dell'Eni nell'Italia del «miracolo economico»: battaglie, scommesse e misteri SE in questo Paese sappiamo fare le automo3Ìb dobbiamo saper fare anche la benzina»: il ragionamento di Enrico Mattei - il fondatore deb'Eni, l'uomo destinato a imporre a tutta la penisola «Supercortemaggiore, la potente benzina italiana» - non faceva una grinza. In particolare in quegli anni Cinquanta, in cui l'approvvigionamento energetico del mondo industrializzato, pur non essendo faccenda da viole mammole, non conosceva ancora apocalittici cblemmi. Ma a rendere particolarmente allettante l'azzardata scommessa di Mattei era il fervore produttivo del periodo, era il ruggente avviarsi del «miracolo economico» che stava rimettendo in piedi il Paese dalle distruzioni belliche. In quell'epoca di prodigi poteva anche accadere che davanti ad un pubblico di ministri e giomabsti - convocati a Cortemaggiore, nella Bassa Padana, dalristrionico Mattei per inaugurare l'ennesimo pozzo di metano - improvvisamente sabsse al cielo un nero getto di greggio: «L'Itaba ha vinto la battagba del petrolio. Un giacimento di 40 chilometri quadrati scoperto presso Piacenza» titolerà U Corriere d'Informazione, lasciando immaginare una pianura di marcite e risaie galleggiante su un oceano di prezioso combustibile. Adesso sappiamo che le cose non stavano proprio in questi termini ma Enrico Mattei non badava a certe finezze. Soprattutto quando si trattava di raggiungere l'obiettivo che si era prefissato: contribuire, con la creazione di una holding ad hoc, all'autonomia energetica dell'Itaba che si stava industrializzando e motorizzando. E infatti, nel febbraio del 1953, sotto la sua regia e con la benedizione di Ezio Vanoni e Giovanni Gronchi, prenderà forma l'Eni, quel «cane a sei zampe» destinato a diventare una delle più rilevanti imprese italiane nel mondo. Una scommessa che probabbmente Mattei ha pagato con la tragica morte. La caduta, la sera del 27 ottobre 1962, dell'aereo aziendale che lo sta riportando a Milano, ha costituito, a lungo, uno dei «misteri italiani». Almeno fino a quando il giudice Vincenzo Calia, concludendo una lunghissima e complessa indagine, ha scritto che «deve ritenersi acquisita la prova che l'aereo precipitò a seguito di un'esplosione limitata, non distruttiva verificatasi ab' intemo del velivolo di una carica equivalente a circa 100 grammi di compound B». Carlo Maria Lomartire, nella recente biografia dedicata al fondatore deb'Eni, alla morte di Mattei dedica il capitolo finale del suo lavoro: pagine sintetiche ma equilibrate e assai ben documentate. Tuttavia questa biografia - costruita con un paziente accostamento di molte fonti edite e altre di prima mano - non propone l'ennesima rivisitazione di un «mistero italiano», la morte di Mattei, appunto. Fa rotta in senso opposto. Quella che viene raccontata - partendo dalla nascita di Mattei, nel 1908, nel piccolo centro marchigiano di Acqualagna sino al trasloco a Matelica e poi passo dopo passo giungendo agli iniziali successi professionali pre-belbci, prima come rappresentante della ditta di vernici Lowenthal e quindi come piccolo industriale della chimica - è la storia degli «assolo» di un uomo che si è fatto da sé. Ma, altresì, è il paziente intarsio di un virtuoso del gioco di squadra. Capace di solidissime amicizie e legami che si radicano neba terra dove è nato e cresciuto. Certo, per chi non conosce il Belpaese, è stupefacente sapere che una delle più importanti società italiane nel mondo, l'Eni appunto, abbia avuto ben quattro presidenti - Mattei, Boldrini, Girotti, Egidi - originari deba stessa piccola città marchigiana, Matelica, appunto, dove Mattei, pressoché adolescente, ha misurato, per la prima volta, le proprie capacità. E stupirà ancora di più apprendere che tre di questi presidenti - peraltro diversi per origini famigliari, cultura, attitudini caratteriali - provengono addirittura da quella via De Luca dove la famiglia del maresciallo dei carabinieri Mattei, il padre del fondatore deb'Eni, era approdata in cerca di fortuna. E aveva stretto legami con le famigbe dei Boldrini, dei Girotti. Questo, come altri aspetti della biografia di Mattei, sono tasselli cb uno strepitoso campionario delle modalità, spiccatamente itabane, del suo farsi strada nel mondo. Non solo: questi elementi compongono anche una sorta di antologia di italici luoghi comuni, evocano visioni e immagini talmente condivise alla nostra memoria cobettiva che neppure un narratore spregiudicato avrebbe potuto ficcarne in tale quantità dentro una sola vita. Perché nella parabola esistenziale di Mattei si danno a braccetto sin dai primi passi le patrie icone del carabiniere (il papà) e del brigante (il bandito Musolino che si consegna proprio al brigadiere Mattei, promosso maresciallo sul campo). Non mancano riferimenti a Cuore (Enrico è il nome di battesimo voluto dalla nonna materna, maestra, memore del coscienzioso scolaro che fa da voce narrante al bestseber di De Amicis). Ovviamente spuntano giovanib fughe di «Richetto» verso la grande città. Proprio come nei film del neorealismo. E questa vita, che sembra un film, prosegue. Quan¬ do Mattei, ormai capitano d'industria, è impegnato a far confluire il metano verso le città del Nord, allacciando migliaia e migliaia di tubi, costruendo metonodotti che dribblano norme e divieti, mette in scena, con italico genio, comparsale degne di .Amici miei. Da antologia è l'attraversamento di Cremona da parte del metanodotto voluto da Mattei: «Il metanodotto arriva alle porte di queba città - racconta Marcello Boldrini, anche lui di Matelica, e dopo la morte di Mattei ai vertici Eni - Che fare? Bisognerà attendere delibere, ordinanze, autorizzazioni. Ci vorranno mesi, anni. Mattei non esita. Poco dopo la mezzanotte arriva alla periferia con trecento operai armati di vanghe e picconi. Mentre la gente dorme Cremona viene attraversata da una lunga trincea fiancheggiata da mucchi di terra. In poche ore la città risuona di proteste. Accorre U sindaco, trafelato e furioso: "Vi prego di scusarmi - repbca Mattei - i miei uomini hanno commesso un imperdonabbe errore di percorso. Ora darò gb ordini perché i lavori vengano immediatamente sospesi"». Prospettiva terrificante per la circolazione. Al sindaco non rimane che rincorrere Mattei e suppbcarlo: «Mettete i vostri tubi e ricoprite la trincea in giornata. E andate al diavolo». Una nuova biografia di un uomo che si è fatto da sé ma altresì ha saputo tessere un virtuoso gioco di squadra, capace di solidi legami radicati nella sua terra, Matetica, nelle Marche: dai primi pozzi di metano nella Bassa Padana alla tragica esplosione del suo aereo nel 1962 :';s;ì:. ^i^a-.vj.i-.t^- Enrico Mattei: il suo aereo precipitò ia sera del 27 ottobre 1962, la sua morte resta uno dei misteri italiani Carlo Maria Lomartire Mattei Mondadori pp. 357. ei 8.50