Baldini e Brugnetti due lampi nel buio

Baldini e Brugnetti due lampi nel buio MARATONA E MARCIA NON SALVANO IL BILANCIO DELL'ATLETICA AZZURRA Baldini e Brugnetti due lampi nel buio Con loro si sono distinti soltanto Gibilisco, la Rigaudo e la Martinez Troppo poco per una spedizione di 37 elementi. Ad Atene sono sembrati ormai al capolinea la Perrone, De Benedictis e Fiona May Giorgio Barberis inviato ad ATENE Baldini, Bmgnetti, Gibilisco, Rigaudo e Martinez: la partecipazione dell'atletica italiana meritevole di essere ricordata sì riassume nei nomi di questi cinque finalisti che hanno messo insieme due ori, un bronzo, un sesto e un settimo posto. Un po' poco per una squadra di 37 elementi, specie se sì considera il tentativo ad hoc di incentivare le performances dei singoli attraverso il premio speciale promesso dalla Fidai a quanti avessero migliorato il proprio primato personale. Il che la dice lunga sulla salute della nostra atletica e su quanto siano legittime le considerazioni fatte dal presidente del Coni Gianni Petruccì, dichiaratosi insoddisfatto. Se l'atletica fosse il calcio, già da tempo sarebbero saltate le teste dei commissari .tecnici, Frinolli e D'Agostino, e di parecchi responsabili di settore, .;ancheiitperché la^ lamentela ricorrente sulle difficoltà di reclutamento non tiene conto che 20-30 anni fa la situazione era peggio e che anche allora la scuola - al pari di oggi - non aiutava chi fa pratica sportiva. Esistevano però le società/piccole e grandi, organismo vitale del mo tnmento atletico: basate sul puro dilettantismo dirigenziale, come quelle che oggi sopravvivono, erano il vero asse portante. Il proliferare dei gruppi militari, senza adeguata tutela per i club civili, ha garantito certamen- te uno stipendio «a vita» a tanti (troppi) atleti, ma ha pure cancellato tante altre realtà, ormai senza più ragione di essere visto che non reggono la concorrenza. E con esse è morta la principale fonte di reclutamento. H vuoto esistente dietro le medaglie di questa Olimpìade e pochi altri atleti è preoccupante, soprattutto perché a livello federale sì ha l'abitudine dì specchiarsi nelle parole e non nei fatti. Prendiamo il Centro Studi che anni fa sfornava pubblicazioni richieste in tutto il mondo: oggi non è neppure chiaro se ancora esìsta. A fame le spese è la categoria degli allenatori che, visti i deludenti risultati, evidentemente non è sufficientemente preparata per il compito che è chiamata a svolgere. Non è un caso che a supportare le prestazioni di Baldini, Bmgnetti, Gibilisco e Rigando ci siano tecnici di vecchia scuola e passione, come Luciano Gigliottì, Antonio La Torre, Vìtaly Petrov e Sandro Damilano. Ed è curioso quanto questi personaggi, da cui c'è tanto da imparare, siano «tollerati» più che «amati» dai vertici, sopportati unicamente perché i loro atleti alla fine forniscono risultati in cui specchiarsi. Altri tecnici invece, pur altrettanto meritevoli, sono addirittura ignorati, anche se curiosamente hanno fior di atleti stranieri che chiedono loro di assisterli. I Giochi di Atene hanno sancito il congedo ufficiale di Betty Perrone e quelli probabili di Giovanni De Benedictis e Fiona May, che nell'ultimo decennio avevano contribuito, e non poco, a salvare la facciata. L'atletica quindi deve essere, loro grata, anche se l'atto finale è stato per qualcuno una sbiadita e malinconica passerella di cui si sarebbe fatto volentieri a meno: avremmo apprezzato di vedere all'opera qualche giovane in più, come Kaba Fantoni nella staffetta o come Dacastello, rimasto a casa. Quando Petrucci si lamenta. pensiamo lo faccia anche perché ha analizzato le schede anagrafiche di certi azzurri nonché il loro ricorrente comportamento nei grandi appuntamenti. Nessuno pretende improvvisi miglioramenti, che tra l'altro alimenterebbero sospetti come quelli di certi atleti .greci. Ma è chiaro che venire all'Olimpiade per accontentarsi di disputare la qualificazione o la batteria è troppo poco. Bmgnetti, Gibilisco e Baldini (che proprio ieri mattina ha annun¬ ciato di voler andare avanti fino a Pechino 2008 ritenendolo (piasi un obbligo dopo il trionfo nella maratona) sono ripartiti da Atene con la medaglia al collo dopo aver dimostrato di avere gli «occhi di tigre» che Julio Velasco invocava un tempo dai suoi pallavolisti. Ossia il Dna del campione. A loro si devono ispirare tutti gli altri azzurri, specie i più giovani. Andrew Howe, al quale occorre dare una guida tecnica valida che supporti il lavoro di mamma Renée Felton, ed Elisa Rigaudo sono con Koura Kaba Fantoni, Alessandro Dacastello, Vincenzina Cali e Benedetta Ceccarelli i primi nomi che vengono alla mente su cui investire, da affiancare a elementi più maturi (Alessandro Talotti, Simone CoUio, Clarissa Claretti, Assuntine Legnante, Rosaria Console), che però nel quadriennio devono fare un salto di qualità. Tutti questi atleti vanno poi fatti gareggiare con i più forti e non tenuti nella bambagia: solo così potranno crescere. Intanto domenica prossima Franco Arese presenterà a Rieti la propria candidatura alla presidenza della Fidai per tentare di rilanciare il movimento atletico. Compito ìmprobo, perché ì danni fatti finora sono tanti e ci vorranno anni per ricostruire. Ma sappiamo che c'è un nutrito gruppo di ex azzurri pronti a dare una mano: se riusciranno a battere il club dei portatori dì voti, forse l'atletica italiana comincerà a vedere la fine del tunnel. Petrucci è insoddisfatto Serve un ricambio a livello di tecnici e di atleti: troppi ormai sono avanti con gli anni Il proliferare dei gruppi sportivi militari ha soffocato gli altri club riducendo i reclutamenti e il ricambio. Pronta la candidatura di Arese alla presidenza Fidai

Luoghi citati: Arese, Atene, Pechino, Rieti