Amelio: finalmente ho trovato «le chiavi dì casa» di Simonetta Robiony

Amelio: finalmente ho trovato «le chiavi dì casa» IL REGISTA DI «LADRO DI BAMBINI» E' L'ITALIANO PIÙ' ATTESO ALLA MOSTRA DI VENEZIA Amelio: finalmente ho trovato «le chiavi dì casa» «In concorso perché non accettare le gare mi sembra uno snobismo» intervista Simonetta Robiony ROMA DEI molti italiani alla Mostra del cinema di Venezia Gianni Amelio è il più atteso. Perché ha sempre fatto film belli o molto belli: «Porte aperte», «Ladro di bambini», «Così ndevano» sono addirittura bellissimi. Perché da quattro anni non girava niente e per un autore nel pieno della matuntà è una anomalia. Perché è un regista che ha vinto molti premi: con «Porte aperte», candidato all'Oscar, ebbe il Felix dalle mani di Iiigmar Bergman, con «Ladro di bambini» vinse a Cannes il premio della giuria, con «Così ridevano» il Leone d'oro. Alla Mostra arriva con «Le chiavi di casa» interpretato da Kim RossiStuart e Charlotte Rampling oltre che da Andrea Rossi, il ragazzo disabile intomo a cui gira il racconto. Ispirato al libro autobiografico dì Pontiggia «Nati due volte» che RaiCinema gli aveva proposto di portare sullo schermo, ma che lui ha ricreato per bisogno di autenticità, racconta di un giovane padre, Kim RossiStuart che incontra per la prima volta il figlio quindicenne lasciato alla nascita dopo la scoperta della sua malattia. Un viaggio a Berlino per curarlo si trasforradìn un incontro determinante per éhtr&mbi, anche grazie alla conoscenza di Charlotte Rampling, madre di una ragazza disabile, che ha lasciato pensieri, affetti, desideri, per dedicarsi alla figlia. Amelio a Venezia arriverà l'B settembre, una data infausta su cui però riesce a ridere perché non è superstizioso anche se è meridionale. Parla di questo suo ultimo lavoro che gli piace moltissimo, senza stupidi pudori dettati dalla prudenza. Parte dalle chiavi di casa, le sue chiavi di casa, che in quel momento non riesce a ritrovare. E' singolare sentire un autore tanto fiero del suo lavoro prima ancora di averlo mostrato al pubblico. «E' vero. Stavolta provo un sentimento uguale a quello che provai per "Ladro di bambini". Mi ricordo che alla, fine della prima proiezione mi alzai e dissi: "Guai a chi mi tocca una scena. E' perfetto così". Per "Le chiavi di casa" è lo stesso. Mi pare di aver chiuso un ciclo. In fondo molte delle storie che ho raccontato al cinema parlavano del confronto tra generazioni, ma si chiudevano su finali sospesi su un baratro. Questo ha un finale liberatorio. Non è un film sulla malattia, ma sul ritrovarsi tra le difficoltà. Si ride e ci si commuove. In maniera semplice. E' un film per la gente comune, senza intellgttualismi e senza miracoli)). Come mai l'ha voluto girare a Berlino? «Mi serviva mettere il figlio e il padre in condizioni simili Berlino è una grande città ma è diversa dalle altre capitah europee. Un italiano fa fatica a Berlino. Soprattutto se deve frequentare gli ospedali che sono all'avanguardia ma dove i medici danno ordini secchi, duri. A Berlino quasi nessuno parla inglese o francese. E nel mio film si sente questo tedesco che a un italiano appare arduo e ostile, un suono che dà i brividi perché riporta ad altre vicende: la guerra, il nazismo, le teorie sulla razza ariana)). Perché è voluto andare in concorso? Nonne avevabisogno. «Ah no. Andrei in concorso a Giffoni se me lo chiedessero. Io non credo ai premi e alle gare, ma se ci stanno ; ìartedpo. E' uno snobismo tirarsene : ìiori». Trova mutile qualunque riconoscimento? «Mah. Nell'82 a Venezia arrivai con "Colpire al cuore" che parlava del terrorismo. Non vinsi, ma tutti i giornali scrissero che l'avrei meritato. Quattro anni fa con "Così ridevano" ho avuto il Leone d'oro, ma all'anteprima al Lido il film fu accolto malissimo: e quando fui premiato insinuarono che era intervenuto Veltroni, allora ministro della Cultura». Che si aspetta quest'anno? «Una spinta. Vorrei che il film piacesse quanto piace a me perché poi la gente, incoraggiata dai giornali, andasse a vederlo. Non è una storia ipocrita. Non è come nei film americani dove chi ha un handicap fa comunque qualcosa di straodinario. E' normale». Perché ha deciso di girare subito un altro film invece di dedicarsi a promuovere questo che tanto le sta a cuore? «Semplice: mi piace il mio mestiere. Farei un film al mese. Non me lo fanno fare e allora aspetto». Anche a lungo, aspetta. «E' colpa mia se avevo un contratto in esclusiva con Cecchi-Gori per tre film che, per ragioni varie, non ho potuto girare? I copioni sono là, prigionieri, nell'ufficio di via Valadier. Belli e pronti. Hanno anche i titoli: «Numeri)), «Il paradiso all'ombra delle spade», «Cento anni)). Ma sono di Cecchi-Gori e se non me li restituisce non possono diventare film. Allora mi sono messo a fare altro. Vado in Cina per le riprese di "La stella che non c'è" con Sergio CasteUitto nel ruolo di un operaio della Italsider di Bagnoli che segue il destino dei suoi macchinari: da Napoli a Shangai. E' un'idea che m'è venuta appena ho letto il libro di Domenico Rea "La dismissione". Quando gliene ho parlato, Rea che è spiritoso, ha esclamato: "Mannaggia che non m'è venuta in mente a me!". Ecco, io la fedeltà a un testo la intendo in questo modo: altrimenti è pigrizia, è banalità, è lavorare con una rete di protezione». CERINI Claudia Cerini, madrina del Festival di Venezia arriva in Laguna con le idee ben precise: ■ TIFO PER KIM «Aspetto con una certa trepidazione di vedere il film di Amelio, mi aspetto molto. La storia è importante e Kim Rossi Stuart è un attore straordinario che ha fatto un percorso notevole. Ecco, non ho ancora visto il film ma, se posso, sulla fiducia avrei già dato a lui la coppa Volpi come attore protagonista». M MI PIACE NICOLE Oltre al film di Amelio Claudia Cerini vorrebbe vedere «Land of Plenty» di Wim Wenders, «Vera Drake» di Mike Leigh, «The Terminal» di Steven Spielberg e «Birth» di Jonathan Glazer. «Ammiro molto Nicole Kidman, è un'attrice capace di essere nello stesso tempo algida e distante ma anche capace di trasmettere emozioni intense». ■ LALOREN.UNMITO «Sono felice di rivederla per la serata finale, con lei ho recitato iiV "Francesca e Nunziata" diretto dalla Wertmuller. Cosa si può dire di un'attrice mito? Tutto sembra già detto. Mi aspetto i suoi auguri per lamia bambina, visto che me li fece quando mi sono sposata». ^^ Una storia amara ™^ é molto realistica interpretata da Kim Rossi Stuart e Charlotte Rampling. Tutto ruota attorno alla malattia di un figlio e al dramma vissuto in una città straniera a volte piuttosto dura come Berlino 99 iC/jI Mi pare di aver "" chiuso un ciclo Molte delle storie che ho raccontato parlavano del confronto tra generazioni, ma con finali del tutto sospesi Questo ha un finale liberatorio. E' un film sul ritrovarsi A A tra le difficoltà Una scena di «Le chiavi di casa» con Kim Rossi Stuart e Andrea Rossi