Com'è animata la Venezia di Muller di Guido Tiberga

Com'è animata la Venezia di Muller AL LIDO E' L'ANNO DEI CARTOON: CE' ANCHE IL CAMMELLO DELLA PACE DEI RAGAZZINI ISRAELIANI E PALESTINESI Com'è animata la Venezia di Muller maestri giapponesi si ispirano alla Londra déll'800, De Miro squalo mafioso Guido Tiberga «Biancaneve» non è il primo cartone animato nella storia del cinema. Qualche migliaio di chilometri più a sud, e con vent'anni di anticipo, un italiano di Buenos Aires aveva messo insieme disegni e celluloide per cantare le gesta di un leader pohtico. Niente animali che preparano la tavola, niente nanetti contenti di rompersi le reni in miniera. Niente principiane principesse, né streghe cattive. «El Apostob, il film che Quirino Cristiani mandò nelle sale nel 1917, era un'opera politica, gonfia di. epica e di retorica, che si conclude con l'ascesa all'Olimpo del presidente Yrigoyen. L'idea che i cartoni siano il modo migliore per tener buoni i bambini, insomma, non era scritta nelle tavole della legge. Probabilmente, se Walt Disney non avesse mai lasciato il Missouri, il cinema d'animazione avrebbe preso un'altra strada, almeno in Occidente. Forse non sarebbe stato migliore, ma diverso sì. E oggi non ci sarebbe tanto stupore di fronte ai giapponesi che sbancano i festival, alla satira nascosta nei lavori di Spielberg, all'insuccesso di certe uscite troppo infantili persino per i bambini. Venezia, che in passato aveva regalato una passerella alla rinascita dell'animazione italiana, si scopre quest'anno innamorata dei disegni: un film animato, di quello stesso Miyazaki che ha già conqui- stato l'Orso d'oro a Berlino, sarà addirittura in concorso. Un secondo, pure quello in arrivo da Tokyo, è un evento che i cultori del genere aspettano da dieci anni. Il terzo sarà uno dei blockbuster dell'autunno, nonché la prova provata che il mare della fantasia non è patrimonio esclusivo di sirenette e pesciolini Nemo. Il quarto dura appena otto minuti, ma è un'idea italiana importante e coraggiosa. MAGHI E RAGAZZINE. «Esiste un'animazione per anziani? Questo film è un tentativo di risposta». Hayao Miyazaki, in Giappone, è una specie di Dio del cinema. Il museo dedicato alla sua opera richiede dieci ore di visita e ha una lista d'attesa lunga settimane. E' l'uomo che ha sbancato Berlino con la «Città Incantata», il fondatore di uno studio che ha generato gran parte dei robot e deUe orfanelle che hanno invaso la nostra tv negli anni passati. A Venezia presenta «Howl's Moving Castle» (Il Castello Mobile di Howl), ispirato a un romanzo inglese scritto nel 1986 da Diana Wynne Jones. La storia è quella di Sophie, orfana diciottenne che manda avanti un negozio di cappelli, unica eredità di un padre poverissimo. Un giorno, partita per la città in cerca di fortuna, si imbatte nel mago Howl, «ardito, bello ma un po' smidollato». Colpita dalla gelosia di una strega, si ritrova trasforma¬ ta in una vecchia di novant'anni, costretta a far le pulizie sotto mentite spoglie nello strana dimora di Howl. SFERE DI METALLO. «Steamboy» di Katsuhiro Otomo, il cinquantenne autore di «Akira» e di «Metropolis», il discusso rifacimento in chiave orientale del film di Fritz Lang, avrà il compito di chiudere la serata di gala del festival. Un debutto che arriva dopo disavventure e ripensamenti che hanno dilatato tempi (e costi) di produzione: Otomo ha voluto seguire e controllare di persona ogni singolo frame di questo film che, per i giapponesi deve suonare piuttosto esotica, ambientato com'è nella Londra vittoriana. L'eroe è un giovane inventore che riceve in dono dal nonno una misteriosa palla di metallo, che si rivelerà la sorgente di un'incredibile forza sovrannaturale, trascinando il ragazzo al centro di una lotta spietata tra poteri buoni e cattivi organizzati. MAFIE SUBACQUEE. Con l'anteprima di «Shark Tale» della Dreamworks, evento speciale in piazza San Marco, la Mostra ci riporta a un tipo di animazione più familiare. I protagonisti, accanto ai disegni, sono i doppiatori americani, sui quali sono ricalcate persino le espressioni dei personaggi: Robert De Niro, Martin Scorsese, Angelina Jolie e Renée Zellweger, ognuno incarnato in un pesce impegnato in una sorta di parodia sottomarina del Padrino. Una curiosità: lo squalo interpretato da De Niro non è piaciuto affatto alle associazioni degh italo-americani, che si sono opposte al progetto di conferire ali attore la cittadinanza italiana per il pessimo servizio che questo ruolo, ultima goccia di un vaso già colmo, avrebbe compiuto sulla loro immagine. PEACE fr LOVE. Un cortometraggio scritto insieme da sedici ragazzi, otto israeliani e otto palestinesi. Basta questo per definire il senso di «Pace of Peace» (Il Ritmo della Pace), curato da Giulio Gianini e Emanuele Luzzati, realizzato da dodici studi di animazione italiani per la regia di Luca Raffaelli, direttore dei «Castelli Animati», il piccolo ma autorevole festival di Ganzano Romano. Il corto racconta di un «supercammello» capace della più difficile delle imprese: trovare la pace in Mediooriente. Bipartizan anche le musiche, firmate dall'israeliana Noa e dalla palestinese Rim Banna. A sinistra «Sharktale» della Dreamworks evento speciale in Piazza San Marco A destra «Howl's Moving Castle» di Miyazaki il regista che ha già conquistato l'Orso d'oro a Berlino Qui sopra «Steamboy» di Katsuhiro Otomo il cinquantenne autore di «Akira» ha il compito di chiudere la serata dì gala del Festival