Famiglia, business e fede l'America che lotta con Bush di Maurizio Molinari

Famiglia, business e fede l'America che lotta con Bush UN SAGGIO SPIEGA PERCHÉ IL «MOVIMENTO» DEI CONSERVATORI CONDIZIONERÀ IL PAESE ANCHE SE PERDERÀ LE ELEZIONI Famiglia, business e fede l'America che lotta con Bush Maurizio Molinari NATO e cresciuto attorno a famiglia, business e fede è il conservatorismo americano la caratteristica che più distingue gli Stati Uniti dall'Europa e per descrìverne i contorni nelle 450 pagine di The Right Nation (Penguin Press, New York) gli autori John Micklethwait e Adrian Wooldridge entrambi giornalisti dell'f conomist - raccontano il profilo della nazione di George W. Bush. «Se in Europa esistono partiti politici con programmi e idee simili ai democratici americani -. scrìvono gli autori - in Europa non esiste nulla di simile al conservatorismo americano» e questo perché negli Stati Uniti la destra «non è una questione di classe ma di valori» come dimostra l'identikit del partito repubblicano che ha vinto sei delle ultime nove sfide presidenziali. Lo zoccolo duro che lo compone sono i «church-going patriot», i patrioti che la domenica vanno in Chiesa, sono contrari all'aborto, credono nell'unità della famiglia e nel business come spinta vitale della società, vogliono un «ruolo minimo» per il governo nella vita dei cittadini, ritengono il porto d'armi un diritto costituzionale, identificano nei terroristi islamici deh'11 settembre 2001 il nemico prima rappresentato dai sovietici e dai nazisti e popolano gli spazi neir«Inland Empire» l'impero dell'entroterra - in luoghi «più simili alla sterminata e brutta periferìa di Chicago da dove proviene il capo dei deputati repubblicani Dennis Hastert che alla elegante San Francisco, terra di Nancy Pelosi presidente dei deputati democratici». Negli anni Sessanta i democratici dell'era Kennedy definivano con disprezzo i conservatori degli «Yahoos» ed erano convinti di poter costruire Oltreatlantico una socialdemocrazia quasi europea - con assistenza sociale per tutti, niente pena di morte e poche armi in giro - ma il tentativo fallì perché i repubblicani di Barry Goldwater, pur sconfitti da Lyndon B. Johnson nel 1964, diedero vita ad un fermento intellettuale che negli anni è sopravvissuto agli errori di Richard Nixon, ha tratto giovamento dai successi di Ronald Reagan ed ha portato a convergere neoconservatorì e destra cristiana dando vita alla coahzione di George W. Bush. La tesi del libro è che a prescindere dal risultato delle presidenziali di novembre i conservatori - «più un movimento che un partito» - hanno dato vita negli anni di Bush ad un establishment culturale e politico talmente consolidato da essere destinato comunque a segnare la vita nazionale negli anni a venire. Come dire: anche se Kerry vincerà dovrà fare i conti con loro. Fra i vantaggi di cui godono i «nuovi repubblicani» c'è quello di non avere alle spalle una destra estrema altro elemento distintivo rispetto all'Europa - perché paleoconservatorì, estremisti bianchi e frange e neonaziste non hanno alcuna possibilità di emergere, restano fenomeni isolati. I nomi che contano, nel firmamento conservatore non sono quelli dei componenti del gabinetto di Bush ma di chi lavora sodo nelle retrovie del laboratorio repubblicano. Primi fra tutti Ed Feulner, fondatore della Herìtage Foundation, e Chris DeMuth, leader dell'American Enterprise Institute, accomunati non solo da estro pohtico ma formidabili capacità organizzative. Al loro fianco vi sono altri centri studi, come la Hoover Institution, il Manhattan Institute, l'Hudson Center ed il Cato Institute, assieme ad ima schiera di intellettuali, da Dinesh D'Souza e Jerry Falwell, di politologi, da David Fruin a Max Boot, occupati ad immaginare come conciliare i meccanismi della democrazia e le responsabilità dell'impero. Senza contare gli studenti che escono da facoltà come gli studi umanistici dell'Università di Mason del Wisconsin, fra le più efficaci nel diffondere idee avanzate sullo sviluppo del libero mercato. Ed anche mass media hanno un ruolo: sebbene i repubbhcar ni li accusino di essere dalla parte dei democratici in realtà il panorama oggi è mutato, la Fox tv di Rupert Murdoch è più aggressiva della Cnn - e può vantare lo scoop che segnò le elezioni in Florida nel 2000 - i tabloid locah stanno in gran parte con Bush e nel duello radiofonico tengono banco predicatori evangelici e conduttori senza peli sulla lingua che fustigano i leader democratici. La «rive droite» dell'America, secondo Micklethwait e Wooldridge, ha al momento «il pieno controllo del campo» perché i liberal appaiono in difficoltà. messi fra l'altro sulla difensiva dalla dottrina Bush sulla guerra al terrorismo che ha individuato quello che si profila essere come il nemico dei prossimi anni, forse decenni. La debolezza di questo establishment tuttavia è nel suo stesso dna: l'essere frutto soprattutto del Sud gli preclude una visione più ampia del ruolo dell'America, avere nelle proprie fila individui avidi di ricchezza lo espone al rìschio di commettere gravi errori ed annoverare idee contraddittorie come quelle di Bush e del vice Cheney sui matrimoni fra omosessuali può portare a spaccature elettorah. Una manifestazione antiabortista americana