Quando la sfortuna è un biglietto vincente

Quando la sfortuna è un biglietto vincente INCONTRO CON DANIELE GRESPAN CHE PUBBLICA «SUERTE», ROMANZO D'ESORDIO AMBIENTATO IN AMAZZONI A Quando la sfortuna è un biglietto vincente Michela Tamburrìno ROMA SI veste da dandy ma la sua vita sembra rubata a Indiana Jones; tra fortune e disgrazie annunciate da una maga, un'esistenza apolide tra la borghese provincia trevigiana e le lande desolate del Sud America, appeso tra le grandi fortune del nonno emigrante e il tracollo economico, ecumenicamente spartito tra Italia e Venezuela. Cresce cosi, strappato e con una doppia anima, Daniele Grespan, 45 anni, già nonno, di professione nomade dal di qua al di là del mondo e ora al suo primo romanzo (Sxierte, Sperling fr Kupfer Editori, 216pagìne, 14 euro), che tm giorno sente imperioso il desiderio di raccontare le Ande dove la natura incombente ti toglie e raramente ti restituisce, ti forma il carattere, intaglia il tuo fato. E immagina quello che tutti, ovunque nel mondo, abbiamo immaginato: essere i felici possessori cu un biglietto vincente della lotteria. Per fard cosa? Vendicarci della vita. Lui queste emozioni le fissa a quelle latitudini. Che succede se due uomini sperduti nell'Amazzonia vincono un premio miliardario grazie allo stesso biglietto della lotteria? Suerte, appunto, o malasuerte, dipende. Grespan condisce l'insieme con umori forti, odore di whisky, pioggia fissa, situazioni al limite del vivìbile, atmosfera mitigata da una rassegnazione fatalista, a tratti serena perfino davanti alla morte. «Perché così sono le tribù indios e così è chi vìve in condizioni estreme; il rapporto con gli accadimenti è speciale; accettano il fato, non gli sì mettono mai dì traverso, bevono, si uccidono e passano oltre, poi d pensa il tropico a stemperare. Per loro tutto è un gioco, una sfida col destino e in conto c'è anche la sconfitta. Io ho voluto scrivere una favola per adulti dove gli eroi sono i vinti, ì campesinos che in bocca hanno il sapore della rovina. Mi piaceva immaginare quello che sarebbe potuto succedere nella testa di due persone, cesellate da questi venti, se all'improvviso si fossero sentite toccate dall'idea della ricchezza». Succede che tutto cambia, si sfalsano i parametri consueti, anche la gente attorno assume un atteggiamento diverso. Due uomini che non si conoscono acquistano un biglietto della lotteria, gioco popolarissimo laggiù, ed è quello vìncente. Il contadino diventa il primo dttadino della piccola comunità rurale di Maniapure e sì monta la testa a scapito delle sue relazioni. L'altro, un viaggiatore cresduto nel mito di un padre idealista e perdente, accoglie la fortuna come il tributo dovuto a un uomo che ha fatto della sofferenza una ragione di vita. Solo dopo, molto dopo, si accorgeranno che è stato un sogno perché il Governo scoprirà l'errore d'aver stampato due biglietti con lo stesso numero e annullerà la vincita. Le reazioni dei due inizialmente sono opposte fino a quando arriva il vento della rassegnazione fatalista, parte del Dna di quella gente che dal male trae sempre un po' dì bene e viceversa. Il finale resta aperto con un invito a cercare la vera suerte dentro se stessi. Una storia solo apparentemente lontana dalla nostra cultura. «L'Italia di oggi si sta sudamerìca- nizzando, partendo proprio dalla polìtica e dalla società: anche qui la gente non vive più con lo stesso stipendio con il quale campava bene due anni fa. Anche qui si gioca alla lotteria per affidare il domani a orizzonti diversi. Anche qui la boi^iesia è la classe che paga il dazio più alto fino quasi alla sua scomparsa, inghiottita com'è dalla nuova povertà. Anche qui c'è corruzione della classe polìtica. Sono due mondi pericolosamente sunìli». Lo dice mentre mentre beve il Ron della nostalgìa e fa i conti con la propria suerte: «Ho avuto molti biglietti vincenti in mano, la maggior parte li ho sciupati Ho capito però, attraverso le peripezìe mìe e della mia famiglia, che ii possesso non regala soddisfazioni e che bisogna distinguere tra aspirazioni e ambizioni, le primo fanno bene all'uomo, le seconde possono rovinarlo. E ho capito che, in definitiva è mutile arrovellarsi, c'è sempre un destino che decìde per te». Indios dell'Amazzonia

Persone citate: Daniele Grespan, Grespan, Kupfer

Luoghi citati: Italia, Roma, Sud America, Venezuela