Bush: «Non credo che vinceremo la guerra al terrore»

Bush: «Non credo che vinceremo la guerra al terrore» ASPRA POLEMICA CON i DEMOCRATICI POCHE ORE E Di NEW YORK INTERVISTA DEL PRESIDENTE ALLA TELEVISIONE NBC Bush: «Non credo che vinceremo la guerra al terrore» Immediata replica di Edwards: non è il momento giusto per dichiararci sconfitti. La Casa Bianca: voleva dire che non è un conflitto tradizionale NEWYORK «Io non penso che si possa vincere la guerra contro il terrorismo. Però credo che sia possibile creare condizioni in cui chi usa questo strumento è meno accettabile in certe parti del mondo». Questa dichiarazione del presidente Bush, rilasciata durante un'intervista con il programma «Today» della Nbc, ha riaperto la polemica con i suoi rivali democatici sulla strategia seguita dopo l'I 1 settembre. Il capo della Casa Bianca ha proseguito così: «Io non possie¬ do una conclusione definitiva per la guerra al terrorismo. Però voglio garantire che i nostri ragazzi possano crescere in un mondo pacifico. Se credi che non puoi vincere, l'alternativa è ritirarsi, e il ritiro sarebbe un disastro per i nostri figli. Noi ha continuato Bush - non possiamo mostrare debolezza nel mondo di oggi, perché il nemico la sfrutterebbe. Gh darebbe coraggio per rendere il mondo un posto ancora più pericoloso. Il Paese non deve mai mollare, mai mostrare debolezza. Deve continuare a guidare la comunità intemazionale nella ricerca degli affiliati di Al Qaeda, che si nascondono nel mondo e vogliono farci del male, e portarli davanti alla giustizia». Il candidato democratico alla vicepresidenza, John Edwards, ha approfittato di queste dichiarazioni per attaccare Bush: «Dopo mesi in cui abbiamo sentito i repubblicani basare la campagna elettorale sulla loro capacità esclusiva di vincere la guerra contro il terrorismo, ora il Presidente dice che non è possibile vincerla. Questo non è il momento giusto per dichiarare la nostra sconfitta». A quel punto è intervenuto il portavoce della Casa Bianca, Scott McClellan, per dare un chiarimento: «Il Presidente parlava di vincere la guerra in un senso convenzionale. Non penso che possiamo aspettarci una resa formale o un trattato di pace firmato, come accadeva nel passato. Questo è ciò di cui parlava. Vincere la guerra al terrorismo richiede un impegno generazionale». Interpretate in questa luce, le dichiarazioni di Bush assumono un importante significato pohtico e strategico, alla vigiha delle elezioni presidenziah di novembre. Il capo della Casa Bianca, in sostanza, sta dicendo agli americani che non possono aspettarsi un conflitto ben definito nel tempo e nella geografia, come era avvenuto con la Seconda guerra mondiale o lo stesso Vietnam. La sfida col terrorismo è un impegno di lungo termine, tipo la Guerra Fredda, che richiederà molti anni di sacrificio. Va combattuta su vari fronti, cercando di isolare i terroristi nei Paesi dove hanno ancora sostegno. Sul piano strategico, ciò significa che bisogna essere pronti ad un tipo di guerra mai vista prima. Su quello politico, significa chiedere agli elettori l'investitura per continuare il lavoro appena cominciato. In questo senso, Bush ha parlato anche dell'Iraq. Due giorni fa aveva definito quell'intervento «un successo catastrofico», e ancora Edwards si era assunto il compito di criticarlo, dicendo che «come molti altri americani, non capisco cosa significhi questa frase». Ieri, neh' intervista alla Nbc, il Presidente si è spiegato così: «I successi in Afghanistan e Iraq hanno segnato l'inizio della fine per gh estremisti. Quando l'Iraq emergerà come una società libera, la gente comprenderà la saggezza della decisione che abbiamo preso. Quando vedranno un Afghanistan e un Iraq liberi, capirà il perché di quelle decisioni». Sul terreno, almeno per ora, continuano la guerra e gh attacchi contro i soldati americani, ma Bush non ha intenzione di rinnegare la sua scelta, anche se due giorni fa ha detto al New York Times che ha sbagliato i calcoli per il dopoguerra: «La decisione sull'Iraq è stata dura. Ma non c'è dubbio nella mia mente che sia stata giusta. Non c'è dubbio che il mondo stia meglio con Saddam in prigione», [p. mas.] «Non possiamo mostrare debolezza nel mondo di oggi perché il nemico la sfrutterebbe per rendere il pianeta ancora più pericoloso» «Il Paese non deve mollare, deve continuare a guidare la comunità internazionale nella ricerca degli uomini di Al Qaeda e portarli davanti alla giustizia» Il presidente americano George Bush con Matt Lauer che lo ha intervistato per il programma «Today» della Nbc

Luoghi citati: Afghanistan, Iraq, New York, Vietnam