Sospese nel Sud dell'Iraq le esportazioni di greggio

Sospese nel Sud dell'Iraq le esportazioni di greggio TROPPI ATTENTATI AGLI OLEODOTTI, L'ULTIMO IERI POMERIGGIO Sospese nel Sud dell'Iraq le esportazioni di greggio Al Sadr invita i suoi uomini a deporre le armi: «Stiamo elaborando un programma politico». Minacce ad Allawi dalle «Brigate di al Hussein» BAGHDAD Dalla notte scorsa sono interrotte - per almeno una settimana tutte le esportazioni di greggio dal porto di Bassora. Lo ha annunciato un responsabile dell'azienda statale South Oil Company, spiegando che la sospensione è dovuta ai recenti sabotaggi alle infrastrutture petrolifere in tutto il Sud dell'Iraq. L'ultimo attentato risale al pomeriggio di ieri ed è avvenuto nel distretto di al Radgha, una trentina di chilometri a Sud di Bassora, dove passa l'oleodotto che collega i giacimenti di Zubeir 2 con quelli di Rumayia. «Attorno alle 15, tre uomini armati di razzi anticarro sono arrivati a bordo di un veicolo ad Hay al Nafat, e hanno danneggiato con un ordigno l'oleodotto», ha raccontato un funzionario che si trovava sul posto. Quattro veicoli per il trasporto militare dell'esercito americano e due mezzi dei pompieri continuano a lavorare per spegnere l'incendio: ieri notte una colonna di fumo nero che si alzava dal terreno indicava ancora tutte le difficoltà dell'operazione di spegnimento. Gli oleodotti del Sud dell'Iraq forniscono il 90 per cento del greggio da esportazione. In media la loro produzione si attesta su poco più di un milione di bardi al giorno. Si stima che, al prezzo attuale del greggio, la sospensione deUe attività costerà all'Iraq circa 60 milioni di dollari al giorno. Intanto a Najaf è arrivata la tanto attesa svolta: ieri mattina il leader sciita Moqtada al Sadr ha ordinato alle sue milizie il cessate il fuoco totale. Lo ha fatto, a suo nome, il portavoce Sadr Sheik Ali Smeisim, in una intervista alla tv libanese alManar, organo del movimento sciita filo-iraniano Hezbollah: «Data la situazione a Najaf e nelle province... noi chiamiamo tutti i membri dell'Esercito del Mahdi a cessare il fuoco a meno che non si tratti di legittima difesa, e di pazientare fino a che il programma politico che Sadr e i suoi stanno elaborando sia rivelato». L'annuncio è il frutto dell'accordo raggiunto giovedì scorso tra il grande ayatollah sciita Ali al-Sistani e al Sadr: un piano di pace in cinque punti e la fine dei combattimenti a Najaf tra le milizie dell'Esercito Mahdi da una parte e le forze statunitensi e irachene dall'altra. Il governo iracheno ad interim aveva più volte esortato al Sadr a deporre le anni e a partecipare al nuovo processo pohtico che culminerà a gennaio con le prime elezioni generali del dopo-Saddam. Finora la risposta erano stati i colpi di arma da fuoco, ma le dichiarazioni del portavoce deU'imam ribelle fanno adesso ritenere che sia stata imboccata questa strada. Ali Smeisim ha infatti detto: «Diciamo al governo iracheno che il movimento di Sadr sta per annunciare un importante programma pohtico». Se non si è più sparato a Najaf, gli scontri fra i miliziani scuti del predicatore ribeUe e le forze americane sono stati invece virulenti a Baghdad. Nel quartiere scuta di Sadr city domenica notte ci sono stati 17 morti e 96 feriti, tutti iracheni. Intanto un gruppo sciita che si identifica come «Brigate islamiche Ai-Hussein» - e si era fatto vivo per la prima volta il 23 agosto, minacciando attacchi alle forze e ai cittadini americani in Iraq se le truppe della coahzione non avessero tolto l'assedio alla Città Santa di Najaf entro 48 ore - si è rifatto vivo con un messaggio per il primo ministro iracheno Ayad Allawi: «Questo è l'ultimo avvertimento che ti diamo. Lascia l'Iraq subito o dimettiti, altrimenti i nostri fucili saranno puntati contro di te e la tua banda». La minaccia di morte, apparsa ieri su uno dei portali islamici in Internet, prosegue così: «Allawi, sei venuto nel Paese a bordo di un aereo americano per servire le forze d'invasione e noi delle brigate islamiche Ai-Hussein ti avvisiamo che sei il nostro obiettivo e che ti colpiremo in tutto l'Iraq». Il documenti rivendica gli attentati compiuti nei giorni scorsi contro gli oleodotti iracheni e precisa che questa nuova sigla non è in alcun modo legata né all'imam ribelle né alTayatollah Al-Sistani. Il linguaggio del gruppo e i versetti coranici usati nel documento farebbero piuttosto pensare a un'organizzazione vicina ad AlQaeda. [m. ver.] La chiusura delle condotte durerà almeno una settimana, i danni valutati a 60 milioni di dollari al giorno. Regge l'accordo con al Sistani per Najaf, ma si spara a Baghdad: 17 morti Vigili del fuoco iracheni tentano di spegnere l'Incendio di un oleodotto divampato dopo un attentato vicino a Baghdad