«Non voglio il velo macchiato dal sangue degli innocenti» di Cesare Martinetti

«Non voglio il velo macchiato dal sangue degli innocenti» AiCHA KEFFI, INSEGNANTE DI ARABO PARIGINA «Non voglio il velo macchiato dal sangue degli innocenti» «Non sono favorevole alla legge ma nemmeno accetto il ricatto dei terroristi». «Ci vogliono dialogo, pazienza e molta tolleranza» intervista Cesare Martinetti dal corrispondente a PARIGI MADAME Aicha Keffi, insegnante di arabo, mamma di una ragazzina che a tredici anni va a scuola con il suo foulard, ha una faccia sorridente e nessun dubbio: «Non voglio che il mio velo sia macchiato dal sangue degli innocenti». Nessun simpatia per il ricatto dell'esercito islamico alla Francia - va da sé anche perché la signora ha una storia un po' paradossale da raccontare: è arrivata otto anni fa a Parigi per avere la libertà di portare il velo perché nel suo paese - la Tunisia è vietato a scuola. Le cose sono cambiate e ora siamo qui di fronte a questo orribile rapimento dei due giornalisti, l'ultimatum che scade, ì musulmani parigini che si ritrovano sotto la «maison de la radio» per manifestare la loro solidarietà. Tra loro, con il suo velo candido e ricamato, c'era anche Aicha Keffi. Madame, perché è venuta alla manifestazione? «Per dire che non tocca certo a dei criminali decidere che cosa si deve fare in Francia. E' una questione che riguarda i francesi che devono risolvere tra di loro i problemi». Ma lei è contro la legge che proibisce il velo? «Si', certo sono contro, ma non per questo cado nel campo del terroristi. Anche se ho dei problemi, per esempio il fatto che non posso insegnare con il velo nelle scuole pubbliche. Sono professore di educazione religiosa e di àrabo». Ha figlie? «Si una, ha tredici anni, porta il suo velo e, naturalmente, va a scuola in un istituto privato». Ma è una scelta sua o di sua figlia? «Sua, certo, io non le ho fatto nessuna pressione». E quai è il suo rapporto con la Repubblica francese? «Io non voglio assolutamente sradicarmi dalla Francia, anche se non sono d'accordo con tutto e tutti. Rispetto i principi della République, e mi piacerebbe molto essere altrettanto rispettata perché non ho mai cercato di imporre le mie idee agli altri. E cosi anche loro devono accettare noi...» Con il velo? «Certo, noi accettiamo la gente che non ama il velo e io chiedo che la cosa sìa reciproca». Molti problemi, ultimamente? «No, ci sono divergenze di opinioni e di idee, ma non ci sono violenze, certo niente può accostare questi problemi all' iniziativa dei terroristi di Baghdad. Io non voglio certo che il mio velo sia macchiato di sangue». Come giudica la legge contro il velo nelle scuole? «Ingiusta e ingiustificata perché va a toccare la libertà personale. Io rispetto tutti, anche quelli che vanno in giro nudi e vorrei che fosse rispettato anche il velo che deriva da una mia convinzione personale». Questo vuol dire che bisogna boicottare la legge? «No, io credo che quando c'è una legge la si debba rispettare. Ma posso ben avere la mia opinione». Che succederà il 2 settembre, alla ripresa della scuola, quando finalmente entrerà in vigore il divieto del velo? «Credo che ci saranno situazioni diverse: in certe scuole sarà applicata così com'è, in altre ci si adatterà di più alla realtà. Si sa che ci saranno dei licei dove sarà ammessa la bandana o un foulard diverso dal velo, diciamo tipo quello dei cattolici, per coprire comunque ì capelli e rispettare una scelta religiosa». Insomma lei pensa che si farà di tutto per evitare scontri con un po' di elasticità? «Esattamente e credo che sìa giusto perché bisogna capire chi è abituata ad avere il capo coperto. E' choccante doversi scoprire, di colpo, per obbligo di una legge». Come ha giudicato la posizione della Francia sulla guerra? «Umana, tutti ì musulmani fracesi ne sono orgogliosi. E io, benché sia contro la legge, ora condivido totalmente la scelta di non cedere al ricatto dei terroristi. Non è in questo modo che si possono cambiare le cose. Ci vuole dialogo, ci vuole pazienza anche per modificare i rapporti tra cittadino e stato». Ma secondo lei un donna musulmana deve avere il capo coperto? «Non secondo me, ma secondo il Corano. E' un obbligo. Però io le dico che tra una donna velata e ignorante e una non velata ma che va a scuola, preferisco la seconda. Insomma non si può essere sempre al cento per cento, sì fa quel che sì può. L'importante è rispettarsi». Mamma di una ragazzina di tredici anni che va a scuola con il foulard è in piazza a manifestare per la liberazione dei reporter «Siamo orgogliosi della posizione francese sulla guerra. I problemi si risolvono col dialogo» Donne musulmane al corteo di Parigi

Persone citate: Aicha Keffi, Madame

Luoghi citati: Baghdad, Francia, Parigi, Tunisia