«Kerry andò in Vietnam, fu più eroico di me» di Maurizio Molinari

«Kerry andò in Vietnam, fu più eroico di me» LA PAROLA D'ORDINE DELLO STAFF E': CONCENTRARSI SUL FUTURO «Kerry andò in Vietnam, fu più eroico di me» Bush si presenta alla Convention esorcizzando la polemica più fastidiosa Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK Si apre questa sera al Madison Square Garden la 38"Convention del partito repubblicano ed il presidente George W. Bush ha dedicato il messaggio della vigiha al rivale John F. Kerry, chiedendogli di mettere da parte le polemiche sul Vietnam per affrontare gh interrogativi del presente sul futuro degh Stati Uniti. «Dobbiamo andare avanti, oltre il passato perché la questione reale è chi può guidare megho il Paese guardando in avanti» ha detto Bush in un'intervista alla «Nbc» che sarà trasmessa oggi. Per testimoniare la volontà di chiudere il capitolo sulle polemiche sul servizio militare - tanto di Kerry che il suo Bush ha reso omaggio a quanto fece lo sfidante in divisa: «Credo che il suo andare in Vietnam fu qualcosa di più eroico dei miei voli sui caccia della Guardia Nazionale, lui era in una situazione di rischio ed io no, d'altra parte anche io però servivo il mio Paese e se la mia unità fosse stata chiamata in Vietnam anche io sarei dovuto partire». Poche ore prima dell'intervista il passato militare di Bush era tornato a far discutere a seguito delle rivelazioni di JBen Barnes, ex.presidente della^ Carne ra dei ■Kappresentanti in Texas, che ha ammesso in un video di «vergognarmi di me stes-so^per-avet'eonsentito a George W. Bush di evitare il richiamo in Vietnam, favorendo il suo arruolamento dal 1968 'al 1973 neh' aviazione della Guardia Nazionale. «E' la peggiore cosa che abbia fatto» ha detto Barnes, democratico e sostenitore della candidatura di John Kerry. La replica della Casa Bianca non si è fatta attendere: «Non c'è da sorprendersi, queste affermazioni vengono da un democratico di vecchia data». Chiedendo la fine deUe polemiche il presidente vuole liberare il campo dal duello sul Vietnam per consentire alla Convention di New York di tenere banco, presentando alla nazione il programma e le idee sui quah i repubbUcani chiederanno U voto il 2 novembre. Questa sera i primi a salire sul palco saranno l'ex sindaco di New York, Rudolph Giuliani, ed il senatore dell'Arizona, John McCain: due volti moderati del partito molto noti a livello nazionale, i cui interventi mireranno a sedurre il pubblico degh indecisi, il 55 per cento dei quah continua ad avere diffidenza nei confronti di Bush. «Di fronte alla platea parlerò di questioni di leadership - ha anticipato Giuliani - per spiegare perché questo presidente è a mio parere il leader mighore, quello più affidabile nel garantire la sicurezza nazionale dopo gh attacchi dell'I I settembre, i repubblicani su tali questioni sono i più affidabili». Bush parlerà ai delegati giovedì sera, ieri si è recato a messa con la moghe Laura a Washington e poi fatto tappa in Ohio e West Virginia, due Stati colpiti dalla crisi economica e considerati decisivi per l'esito finale. Forte dell'esperienza maturata non solo nelle presidenziali del 2000 ma in quelle del 1988 e 1992 - quando fu accanto al padre - Bush ha da qualche settimana preso in mano le redini-della campagna creando un team di consiglieri con i quah gestisce giorno per giorno tanto i dettagli del programma che le strategie pohtiche. Il braccio destro resta Karl Rove, consighere politico al suo fianco sin dai tempi deUe prime candidature in Texas, ed assieme a lui vi sono alcuni dei volti che potrebbero diventare di primo piano in caso di vittoria: il manager elettorale Ken Mehlman, lo stratega Matthew Dowd, l'esperto di pubblicità tv Mark McKinnon, l'assistente del vicepresidente Cheney Mary Matalin ed il direttore deUe comunicazioni Dan Bartlett assieme a Karyn Hughes, la fedelissima consighera texana già assistente della campagna del 2000 ed ora tornata in campo. Spesso il team si riunisce al mattino con Rove durante colazioni di lavoro - denominate «Breakfast Club» - ed il presidente riceve da loro briefing quotidiani sull'andamento della campagna sul modello di quanto avviene con le relazioni che la Cia recapita - e discute - ogni giorno alla Casa Bianca. Determinato ad uscire dalla Convention di Manhattan con le vesti di «comandante in capo» deUa guerra al terrorismo e di promotore del «conservatorismo compassionevole», che già quattro anni fa gh portò i voti della propria base, Bush ha detto a «Time» di considerarsi «un uomo che fa la Storia» e può contare nei sondaggi su un vantaggio stabile nei confronti di Kerry di circa tre punti (49 a 46) ma l'obiettivo della Convention è fargli compiere un balzo in avanti anche di pochi punti - per superare la soglia critica del 50 per cento. «Se il presidente riuscisse ad attestarsi attorno al 54-55 per cento delle preferenze sarebbe in posizione di forza affrontando il resto del corsa - osserva Bill Schneier, analista pohtico della Cnn - perché avrebbe conquistato una porzione forse decisiva di elettori indecisi, obbhgando il rivale a rincorrerlo». La regia a New York resta nelle mani dell'inossidabile consigliere Karl Rove I primi sul palco Giuliani e McCain IL PROGRAMMA SICUREZZA NAZIONALE Grande enfasi sul risultati nella guerra al terrore e sul lavoro per proteggere il Paese da un altro a'ttacco terroristico Appoggio alla nomina;! di giudiciche rispettano; i valori tradizionali della» famiglia e la sacralità della vita umana innocente } ECONOMIA Esaltazione dei tagli alle tasse, magnificati come ì responsabili della ripresa economica ìtS^'-Wr-Miì't musi G8orgeWBush.coni