«La mia città merita un dieci e lode»
«La mia città merita un dieci e lode» PARLA IL SINDACO DELLA GRANDE MELA «La mia città merita un dieci e lode» Bloomberg: «Abbiamo sconfitto il ricatto della paura» intervista NEW YORK MICHAEL Bloomberg ha la soddisfazione dipinta in faccia, mentre dal terzo piano del Time Warner Center di Columbus Circle guarda il salone dove ha radunato gh ospiti della sua prima grande festa della settimana: «Avete visto la gente che c'è qua sotto? Vi sembra preoccupata,- oppure si sta divertendo?». Intorno circolano modelle spettacolari che offrono vassoi carichi di cocktail, preferibilmente Cosmopolitan, come quelli amati dalle ragazze del telefilm «Sex and the City». Il Time Warner Center è l'ultimo grattacielo costruito a Manhattan dopo l'il settembre, con due torri che guardano Central Park e sembrano sfidare la folle rabbia dei terroristi. Ospita l'albergo con la stanza più costosa del mondo, 12.595 dollari per passare una sola notte nella suite presidenziale al 53mo piano del Mandarin Orientai, poi l'ambitissimo ristorante Asiate, che ha i tavoli tutti prenotati per i prossimi sei mesi, e decine di negozi emblema del lusso. Proprio qui Bloomberg ha voluto organizzare il party inaugura¬ le per i media, col governatore Pataki e l'ex sindaco Giuliani. Nell'atrio gigantesco al primo piano, davanti all'orchestra jazz, chiacchierano gh stati maggiori del giornalismo americano, dal principe delle interviste Larry King agh editorialisti che sul New York Times e il Washington Post possono co¬ struire e distruggere una carriera. Signor sindaco, ci ha portati qui per far vedere al mondo che la sua città funziona anche quando la minacciano? «Certo. Guardatevi intomo. Vi sembra di vedere persone terrorizzate, oppure gente che fa il proprio lavoro con coscienza? Non stiamo minimizzando il pericolo posto dai terroristi. Tutt'altro: la nostra pohzia è mobilitata e proprio ieri abbiamo fatto due arresti importanti. New York, però, non è una città che può farsi paralizzare dalla paura. Prevenzione sì, attenzione anche, ma niente cedimenti davanti alla minaccia della violenza». Non la preoccupano neppure le proteste, cominciate prima ancora che arrivassero i delegati repubblicani? «Qui siamo in America, dove il Primo emendamento della Costituzione garantisce a tutti il pieno diritto di esprimere le proprie opinioni. Abbiamo persino organizzato dei centri di accoglienza per i manifestanti. Sono i benvenuti in questa città e hanno tutto il diritto di esprimere le loro idee. A patto che lo facciano rispettando la legge. Se la violeranno, applicheremo a loro le stesse regole applicate a tutti gli altri trasgressori». Quanto è importante la Convention per New York, sul piamo economico? «Molto, ovviamente. Tanto per le entrate dirette che porterà ad alcuni dei principali business della città, come quelli del turismo, dell'ospitalità e dello spettacolo, quanto per la pubblicità che ci farà in tutto il mondo, dimostrando che resta un posto sicuro da visitare e da godere». Questa è anche la Convention politica del suo partito; come vede le possibilità del presidente Bush di essere rieletto? «Tutti sanno che ormai il significato politico delle Convention è cambiato. I candidati sono stati già scelti da tempo, questi incontri servono a proiettare la loro immagine nel Paese». Sembra quasi che lei voglia scrollarsi la responsabilità del risultato politico dell'appuntamento che avviene nella sua città. «No, ma la campagna è ancora lunga e ci saranno altri eventi che la definiranno. In questo momento la distanza nei sondaggi tra il presidente Bush e lo sfidante democratico Kerry è davvero troppo ristretta per poter fare previsioni sensate sul voto di novembre». Ip. m.] I sindaco di New York Michael Bloomberg
Persone citate: Bloomberg, Bush, Giuliani, Larry King, Michael Bloomberg, Pataki
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