Josefa, una mamma in canoa L'ultima impresa a 40 anni
Josefa, una mamma in canoa L'ultima impresa a 40 anni LA IDEM CENTRA L'ARGENTO 15 MESI DOPO LA NASCITA DEL SECONDO FIGLIO Josefa, una mamma in canoa L'ultima impresa a 40 anni Un successo di famiglia: marito e bimbi l'hanno seguita in camper Nell'acqua di Schinias trionfa l'ungherese Janics con 2" di vantaggio dall'inviato ad ATENE Jones, che non capisce cosa succede, piange. E Janik, il più grandicello, biondo come la mamma, morde la medaglia perché ha visto da qualche parte che gli atleti lo fanno. «Questa ci mancava», dice. Cosi giovane ha già il senso del collezionista. Foto di famiglia in un argento. L'ha vinto Josefa Idem, 40 anni tra un mese, due figli, assessore allo sport del comune di Ravenna, testimonial nelle campagne contro la sclerosi multipla e a favore delle vittime civili delle guerre più una decina di altre iniziative nel mondo della sinistra per cui uno si chiede dove trovi il tempo per rimanere. Lei sostiene che è soltanto ima questione di testa. «Quando una cosa la desideri davvero, il tempo si trova», è il suo credo che si abbina a quell'altro che ripete alle colleghe più giovani, se si impegnano poco in allenamento: «Non sta scritto da nessuna.parte che sei obbligata a fare questo sport». Romagnola di cuore da quando ha sposato, nel 1990, Guglielmo Guerrini. Tedesca per mentalità. «Ho partorito Jones il 19 maggio dell'anno scorso e l'ho allattato per otto mesi - racconta -. Venti giorni dopo il parto, ho ripreso a lavorare. Non avevo la certezza di potercela fare per le Olimpiadi, mi allenavo da sola e dovevo metterci molta attenzione perché la fatica rovina il latte. Non volevo cedere a quel detto per cui se sei convìnta di non riuscire hai sempre ragione. Mi sono presa a calci e quando mi faceva male, mi prendevo a calci ancora di più». Josefa ha appena finito la sesta Olimpiade. L'acqua di Schinias è increspata dal vento nemico nella rincorsa all'ungherese Janics, che è partita come un motoscafo e, quando la Idem la stava raggiungendo a metà gara, ha riaperto il gas per vincere con quasi due secondi sull'italiana. Era impossibile contrastarla. Mamma Josefa ha troppa esperienza e non è caduta nella tenta¬ zione di spremersi nell'inseguimento. Ha controllalo la canadese Bnmet, ha acchiappato l'argento dopo la vittoria di Sydney quattro anni fa, lo stesso giorno in cui trionfava Antonio Rossi e un quotidiano uscì con un bellissimo titolo: «Rossi è d'oro, Josefa Idem». So non ci fossero state 24 ore tra le due imprese, si potrebbe riproporre pari pari quella frase, basterebbe cambiare Ù metallo. «Mi sento pienamente appagata per i sacrifici che ho fatto» spiega l'azzurra, nata a Goch, in Germania e diventata italiana nel '92. Li sopporta da quando vinse il bronzo a Los Angeles. Vent'anni di Giochi. «Dopo Sydney mi sono trovata al bivio. Janek voleva che smettessi: «mamma, devi stare di più con me». Dopo la vittoria invece cambiò idea, era convinto che dovessi continuare e il suo atteggiamento mi ha aiutata a scegliere. Lui mi è sempre vicino nelle gare, le sente anche sue. Venerai era nervoso, cantava in continuazione l'inno tedesco e non riuscivo a zittirlo: alla fine gli ho detto che mi avrebbe portato sfortuna perchè una delle mie avversarie più forti, la Wagner, è tedesca. Ha smesso e si è calmalo, cosi mi sono tranquillizzata anch' io». Suo marito, che è anche allenatore, ripete che Josefa ha sconvolto ogni teoria per cui dopo i 28 anni la parabola di una canoista scende. «Per Atene ha sostenuto carichi superiori a Sydney - spiega - e a Sydney erano più alti di quando era giovane». «Solo che a Sydney ero sicurissima di cosa avrei fatto - confessa -, mentre qui, benché fossi più veloce, avevo paure e dubbi. Non ha funzionato l'autostima». La famiglia, che l'iia seguita in camper, l'ha aiutata. Magari senza saperlo, come ha fatto Jonas. «Quando ho capito che pensavo troppo alla gara, l'ho preso in braccio e siamo andati al parco giochi: dopo quattro discese sullo scivolo, avevo ritrovato la voglia di rìdere». H camper proseguirà per le ìsole greche. «Ho bisogno dì una vacanza». E dopo? «Alla fine di un'Olimpìade non dico mai che smetto: sono decisioni da prende¬ re con calma insieme ai tecnici e alla famiglia. La politica? Mi attrae quando mi permette dì partecipare a un progetto di società civile, come succede a Ravenna. Io sento di aver molto da offrire ma non corro dietro a nessuno, neppure per un posto in Parlamento. Non mi piace la nostra società dell'apparenza, in cui c'è chi è bravo solo perchè ha strillato di aver fatto qualcosa senza che abbia fatto nulla». Josefa ha fatto due figli e sei Olimpiadi senza strillare. Un giorno o l'altro si dovrà darle fiducia, [m. ans.j Josefa Idem festeggia l'argento con il marito e i figli
Persone citate: Antonio Rossi, Guglielmo Guerrini, Janik, Jones, Josefa Idem
Luoghi citati: Atene, Germania, Los Angeles, Ravenna, Sydney
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