Una spia di Gerusalemme nelle stanze del Pentagono di Paolo Mastrolilli

Una spia di Gerusalemme nelle stanze del Pentagono LAVORAVA ALLA REVISIONE DELLE INFORMAZIONI CIA SUL GOLFO Una spia di Gerusalemme nelle stanze del Pentagono Avrebbe passato al governo israeliano una bozza della direttiva presidenziale sulla politica verso l'Iran e altro materiale segreto Paolo Mastrolilli NEW YORK C'è una talpa al Pentagono che passa segreti del governo Usa a Israele. Lo sospetta l'Fbi, che ha aperto un'inchiesta sulla spia e potrebbe arrestarla già la settimana prossima. La presunta talpa, secondo il Washington Post, si chiama Larry Franklin, è un veterano della Defense Intelligence Agency, e lavora come analista nel Near Fast and South Asia Bureau, ossia l'ufficio del ministero della Difesa che si occupa del Medio Oriente ed è guidato dal sottosegretario William Luti. Negli ultimi anni Franklin ha avuto un compito molto delicato perché faceva parte del'«Office of Special Plans», ossia la struttura creata da Luti per rivedere l'intelligence prodotta dalla Cia sull'Iraq e preparare l'invasione. Il sospettato aveva rapporti anche con un secondo ufficio formato allo stesso scopo, il «Policy Counterterrorism Evaluation Group», che faceva capo al sottosegretario Douglas Fei- th, numero tre del Pentagono. Secondo i critici dell'amministrazione Bush, queste due strutture erano state volute dai falchi del ministero della Difesa per aggirare la Cia e fornire direttamente al capo della Casa Bianca le informazioni necessarie a giustificare la guerra. Quindi erano in contatto immediato con il vicecapo del Pentagono, Paul Wolfowitz, e con lo stesso Segretario Rumsfeld. Secondo l'inchiesta condotta dall'agente dell'Fbi Dave Szady, Franklin ha passato al governo israeliano una bozza della direttiva presidenziale sulla politica americana verso l'Iran, dando quindi allo Stato ebraico la possibilità di interferire nel processo decisionale di Washington perché la direttiva non era ancora definitiva. Il documento sarebbe stato consegnato all' American Israel Public Affairs Committee, forse la più potente lobby ebraica negli Stati Uniti, che a sua volta l'avrebbe dato al governo Sharon. Due impiegati di questa organizzazione sono stati in¬ terrogati. Il timore dell'Fbi è che la talpa abbia ceduto anche altre informazioni segrete relative all'Iraq e al Medio Oriente. Tutti i protagonisti della vicenda hanno smentito o sminuito il caso. L'Aipac ha negato qualunque attività illegale ai danni degli Usa, mentre l'ambasciata israeliana a Washington ha definito le accuse «false e oltraggiose». Il Pentagono ha ammesso l'esistenza dell'inchiesta, ma ha precisato che Franklin non era in posizione di influenzare la politica americana in Iraq, Iran o in Medio Oriente. Il portavoce della Casa Bianca, Scott McClellan, ha dichiarato di non poter commentare un'indagine in corso, ma ha aggiunto che «ogni denuncia di questo tipo è un fatto serio». Le implicazioni politiche dello spionaggio, se fosse confermato con un'incriminazione e una condanna, sarebbero molto gravi. Alimenterebbe tutti i sospetti sulle motivazioni che hanno spinto Bush a volere comunque la guerra in Iraq, e porrebbe una seria ipoteca sulle future scelte riguardo all'Iran. Inoltre fornirebbe una prova del collegamento speciale tra questa amministrazione e il governo di Ariel Sharon, intaccando la credibilità di Washington come onesto mediatore nel processo di pace in Medio Orien¬ te. Fonti dell'Fbi, però, dicono che l'incriminazione contro Franklin potrebbe limitarsi all'uso improprio di informazioni riservate, senza arrivare allo spionaggio. Questo caso, in realtà, ha già un precedente. Alla metà degli Anni Ottanta, quando alla Casa Bianca c'era il presi¬ dente repubblicano Reagan, l'Fbi arrestò Jonathan Pollard, un ex membro dell'intelligence della Marina militare che aveva spiato per Israele. Pollard fu condannato all'ergastolo e, nonostante le ripetute richieste dello Stato ebraico di liberarlo, è ancora in prigione. Fedeli entrano nella moschea di Ali controllata da Sistani