«Abituati ai morti» L'Iraq alle Olimpiadi non mette il lutto

«Abituati ai morti» L'Iraq alle Olimpiadi non mette il lutto LA SFIDA DI SALONICCO SI CONCLUDE CON IL BRONZO «Abituati ai morti» L'Iraq alle Olimpiadi non mette il lutto Scontro tra i vertici dello sport prima dell'incontro di calcio dell'Italia Il presidente dei Giochi Rogge contrario a ricordare l'italiano ucciso Pescante: «Evitare che tutto si trasformi in una ribalta facinorosa» Roberto Beccantini inviato a SALONICCO E alla fine, tutto è diventato forma, simbolo, protocollo. Giocare o non giocare? Con il lutto al braccio e un minuto di silenzio, come invocavano gli italiani, o senza lutto e senza minuto, come pretendeva il Ciò? In morte di Enzo Baldoni, e con Colin Powell alle porte e i pacifisti in piazza, le Olimpiadi, nostre e di tutti, hanno subito uno scarto brusco, da cavallo imbizzarrito. Fra Atene, campo principale, Salonicco, teatro di Italia-Iraq di calcio, e Roma si è vissuta una giornata frenetica. La notizia era filtrata a mezzanotte e Giancarlo Abete, vice presidente federale, l'aveva subito girata a Claudio Gentile. «Provo dolore e amarezza, questo omicidio dà alla partita una vena angosciosa»: così Abete, a botta calda. I giocatori - quelli, almeno, incollati davanti alla playstation l'hanno saputo in mattinata. Solo una minoranza l'ha colta in diretta, guardando gli speciali di Raiunó in tv. Il quartier generale degli azzurri è lo stesso degli iracheni, un hotel in pieno centro. Nel frattempo, a Schinias, sede delle gare di canoa, Raffaele Pagnozzi, segretario generale del Coni, contattava la Farnesina e la segreteria del ministro Frattini. Cosa fare: e, soprattutto, come. Pochi dubi hi stu fatto che si sarebbe giocato comunque: informati. Ciò e Fifa avevano già espresso il loro parere, vincolante. Di qui l'idea del lutto al braccio, da estendere a tutte le squadre impegnate. basket, pallanuoto, volley, non solo a Guardino è e. Incassata la solidarietà del comitato olimpico iracheno, si trattava di convincere i grandi capi dei Giochi, e qui è stata dura, molto dura. Come ha sottolineato Mario Pescante, sottosegretario ai Beni culturali con delega allo sport, nonché membro del Ciò, «la tendenza è di evitare che le Olimpiadi possano trasformarsi in una ribalta per facinorosi, e che determinati atti o emblemi vengano recepiti alla stregua di vere e proprie vittorie dei terroristi». Contrario il presidente Jacques Rogge, contrari gli altri mandarini: «come dovrebbero comportarsi i russi che per un attentato hanno avuto settanta vittime?». Povero Enzo, morto due volte. «Facciano quello che gli pare, per impedirci il lutto, dovranno strapparcelo». Gianni Petrucci, presidente del Coni, schiumava di rabbia. Che venerdì triste, travagliato, stordente. Era tutto un inseguirsi di pareri languidi e mirati, Gianni Alemanno (ministro delle Politiche agricole), favorevole a giocare per trasmettere «un messaggio di civiltà». E poi Pierluigi Formiconi (et pallanuoto femminile): «Si giochi per non darla vinta agli assassini», Adriano GaUiani (presidente Lega calcio) «sconvolgente, ma non abbiamo alternative», Ugo Intìni (capogruppo del Sdì alla Camera) «non si giochi in segno di rispetto». Viceversa, proprio per rispetto si è giocato. «L'uccisione del giornahsta italiano rappresenta un crimine contro l'umanità», ha dichiarato il presidente del comitato olimpico iracheno Ahmed Al Samarrai, «il mio Paese ha bisogno di amici, e l'Italia ci sta dando una mano nella ricostruzione. Qualsiasi incidente del genere è inaccettabile, ma cercheremo di superarlo insieme. Per questo, anche noi abbiamo chiesto di giocare con il lutto al braccio (frase poi smentita, ndr)». Adnan Hamad Majeer, il et, ha aggiunto: «Noi, purtroppo, ci siamo abituati. Ogni giorno, chiamiamo casa con il cuore in gola. E camminare per strada a Baghdad, oggi, non lo consiglierei al mio peggior nemico». GU iracheni hanno messo per iscritto di essere pronti ad aiutare la famiglia di Enzo. Claudio Gentile, più terra terra, raccomandava ai suoi «la massima compostezza». Petrucci (lotta continua) e Pescante (linea morbida) se le davano a distanza. Doveva ancora cominciare, la partita, quando Joseph Blatter (Fifa), Franco Carraro (Figo) e Amer Jaber (comitato olimpico iracheno) l'hanno «chiusa» con tanto di foto di gruppo e qualche secondo di silenzio, tutti in piedi. Blatter è stato chiaro: «Si gioca, perché il calcio è vita. non solo show, e la vita deve continuare, sempre. Gli italiani porteranno il lutto al braccio, il Ciò non voleva, l'ho deciso io, l'ha deciso la Fifa. Un atto dovuto per commemorare una persona barbaramente uccisa. Il minimo che potessimo fare». Carraro, lui, ha ribadito;ohe il tragico evento non cambierà le relazioni con il popolo iracheno, «anzi, ringrazio pubblicamente il suo allenatore, ho letto che avrebbe usato la partita, questa partita, per lanciare un nuovo appello ai rapitori di Baldoni. Sono gesti che non si dimenticano anche se, purtrop¬ po, il precipitare della cronaca l'ha reso mutile». Poi, di corsa, tutti in campo. Azzurri con un bracciale nero, iracheni senza nulla (Amer Jaber: «Rispettiamo il vostro dolore, ma allora cosa dovremmo dire coi nostri morti?»). Niente minuto di raccoglimento: il Ciò si sarebbe «offeso»... Blatter ha passato in rassegna le squadre. Flash, applausi, inni. Sembrava davvéro 'di essere in uno stadio. Alla fine l'Italia conquista la medaglia di bronzo più triste di questa Olimpiade. Il et Claudio Gentile: «Questa medaglia è per Baldoni». La solidarietà dei giocatori di Baghdad non smorza le polemiche di una giornata frenetica L'incontro inizia senza il minuto di raccoglimento Carrara: «Il tragico evento non cambierà le relazioni tra i nostri Paesi» Andrea Pirlo, con il lutto al braccio, stringe la mano all'allenatore dell'Iraq Adnan Hamad Majeed prima dell'incontro Italia-Iraq a Salonicco