Scelli: era centinaia di metri davanti al convoglio

Scelli: era centinaia di metri davanti al convoglio IL COMMISSARIO STRAORDINARIO DELLA CRI RICOSTRUISCE IL VIAGGIO NEL QUALE IL REPORTER E' SCOMPARSO Scelli: era centinaia di metri davanti al convoglio «Ma il video di Baldoni trasmesso dalla tv araba mi lascia perplesso» intervista If LL do my best to bave back the body». Il commissario speciale della Croce Rossa Maurizio Scelli mostra il telefonino con il messaggio appena ricevuto da Baghdad, qualcuno scrive che farà «del suo meglio» per avere indietro il corpo. «E' il mio contatto iracheno, A.K., un ex colonnello di Saddam, quello che due giorni fa mi aveva assicurato d'essere vicino al rilascio di Enzo Baldoni e ora si sta mobUitando per la salma», spiega Scelli. La mediazione non è servita a salvare la vita del reporter di Diario. Perché stavolta dovrebbe funzionare? «H mio contatto è buono. Dobbiamo a lui la restituzione dei resti di Fabrizio Quattrocchi. AK. aveva agganciato i rapitori di Baldoni, era stato condotto bendato alla presenza del capo del commando. Diceva che erano stupidi e non capivano l'importanza politica di rilasciare un pacifista ma alla fine avevano concordato la sospensione dell'ultimatum». Perché allora l'assassinio? «Deve esserci stato uno scontro tra i sequestratori e ha vinto la linea dura. AK. era l'unica via percorribile. Quando ci siamo fidati di altri le cose sono andate peggio. Alla radice di tutta questa storia c'è l'autista di Baldoni, Gareeb. Lui si era accreditato come intermediario per arriva¬ re ad Al Sadr, Baldoni era ossessionato dall'idea di intervistare l'imam sciita ribelle. A Baghdad Baldoni ha ritrovato per caso Giuseppe De Santis, nostro coordinatore e suo vecchio amico, avevano fatto volontariato insieme a Milano. L'idea di raggiungere Najaf è nata così, in modo cameratesco. Gareeb garantiva la sicurezza del viaggio e sono partiti». Il convoglio era stato autorizzato da Roma? «Bloccai la missione il 15 agosto. Sapevo che non c'erano le condizioni. Baldoni e Gareeb andarono lo stesso con le ambulanze della Mezzaluna Rossa. Tornarono in serata a Baghdad, Baldoni aveva un braccio slogato e rimase nel nostro ospedale a farsi curare. li, con De Santis, decisero una nuova spedizione per mercoledì 18 agosto, nonostante il divieto». Giuseppe De Santis è stato richiamato a Roma ed ha presentato un rapporto di quel viaggio. Cosa dice? «Ho saputo a cose fatte che il convogho era partito, Baldoni e Gareeb in testa, dietro l'inviato della Rai Pino Scaccia e 11 nostri volontari con un certo sceicco Mohammed dell'ufficio di al Sadr. Ho chiamato De Santis per ordinargli di rientrare immediatamente. Avevano già avuto il primo attacco, l'ambulanza era danneggiata, erano riparati a Kufa in una moschea. De Santis mi ha detto che avevano allestito un ospedale e stavano medicando i feriti, che gli sciiti consighavano di partire il mattino seguente per prudenza. Pino Scaccia tomo la sera stessa per riversare il servizio, loro attesero il mattino. Probabilmente Baldoni contava ancora di entrare a Najaf». Il 19 agosto è il giorno del rapimento. «Il convogho parte presto. Baldoni e Gareeb vanno avanti. L'appuntamento è a Baghdad. A 50 chilometri dalla capitale De Santis vede del fumo, sente un'esplosione, immagina un agguato e ordina di accelerare, come si fa in questi casi. Passando nota la vettura di Baldoni con lo sportello di destra socchiuso, non c'è nessuno intomo fermarsi è trop¬ po rischioso». Diario lamenta che Baldoni è stato lasciato solo. «Cosa avrebbe fatto lei? Non siamo militari U convogho raggiunge il primo posto di blocco, un chilometro più avanti e denuncia l'attacco. Poi, a Baghdad, De Santis si reca all'ufficio di Al Sadr e chiede aiuto. Una strategia giusta se pensate che gli uomini di al Sadr ci segnaleranno il cadavere di Gareeb U mattino dopo». Perché non avete denunciato subito l'agguato? (Avevo informazioni imprecìse, nessuna certezza. Non volevo mettere a rischio la vita di Baldoni. Quando dal video ha dichiarato di essere un volontario della Croce Rossa non l'ho smentito. Stavamo trattando con i rapitori». Che impressione le ha fatto quel video? «Baldoni sembrava strano, vederlo così, con la barba fatta e la camicia che non era quella che indossava al momento del sequestro, direi quasi stesse facendo un servìzio e non lanciando un appello disperato per la propria vita, è una cosa che mi ha lasciato piuttosto perplesso». Pensa che potrebbe essere stato montato con immagini vecchie? Che Baldoni potesse essere già morto? «Non lo so. Ad AK. avevo detto che non avrei avviato alcuna trattativa con i rapitori senza una prova certa del fatto che Baldoni fosse vivo, magari una foto. Doveva portarmela venerdì», (fra. pa.) Il commissario straordinario della Croce Rossa Italiana Maurizio Scelli

Luoghi citati: Baghdad, Baldoni, Milano, Roma