Cercando l'«Onda» giusta per fondersi con gli ultimi

Cercando l'«Onda» giusta per fondersi con gli ultimi DAGLI SCRITTI, UN UOMO CHE HA PROVATO A LAMBIRE IL MALE CON LEGGEREZZA Cercando l'«Onda» giusta per fondersi con gli ultimi «Guardando il cielo stellato ho pensato che magari morirò anch'io in Mesopotamia, e che non me ne importa un baffo» ritratto Jacopo lacoboni IL rischio, leggendo ciò che scriveva, sarebbe adesso trasformarlo in un martire: figura che non gli si cuce proprio addosso, e oltretutto produce gli scempi in nome dei quali è stato ammazzato. Era qualcosa di più vicino a uno gnostico postmoderno. Meglio: aveva l'animo del surfista. Prima di partire per la Colombia prometteva «sarò flessibile, seguirò l'onda». Point Break, andatevelo a rivedere e capirete chi è stato Enzo Baldoni. Scriveva: «Si è parlato molto di morte in questi giorni: della morte serena di zio Carlo, filosofo e yogi, che forse sapeva la data del suo trapasso. Guardando il cielo stellato ho pensato che magari morirò anch'io in Mesopotamia, e che non me ne importa un baffo, tutto fa parte di un gigantesco divertente minestrone cosmico». E di nuovo, il surfista: «Tanto vale affidarsi al vento, a questa brezza fresca da occidente e al tepore della Terra che mi riscalda il culo». Poi, pertemperare l'afflato cosmico con l'ironia, fungeva: «L'indispensabile culo che, finora, mi ha sempre accompagnato». Non fermatevi allora all'ovvia constatazione che stavolta la sorte non gli è stata amica; ma non fate neanche l'errore opposto e superficiale di chi leggerà quella frase come il suo «testamento», scritto il 24 luglio cioè in pratica all'inizio della sua «missione». Perché «rais- sione» lo era, ma in senso molto diverso dal missionario cristiano, e persino dal missionario laico, il soggetto tipo delle spedizioni della Red Cross. Non voleva ammazzarsi, Baldoni, e non era neanche andato in Iraq a cercar la bella morte, figuratevi se un mito così gli apparteneva. Semmai, da certe cose che ha pensato e scritto, ha trasmesso agli amici e lasciato a tutti gli altri quell'idea lo gnostico e appunto il surfista che il corpo costituisce solo il carcere in cui l'anima è prigioniera o esiliata, ed è comunque destinato a dissolversi nel nulla. Meglio: nel Vento. Non cercava le onde, cercava «l'Onda». E ogni volta che l'aveva incrociata pr un istante - a Timor, in Birmania, in Colombia, in Chapas, nei lebbrosari... - senza restarne travolto per un peto, tornava ad agognarla. Questione di tempo e l'avrebbe ritrovata: un tempo che Baldoni non voleva certo accelerare, né trascorrere privandosi, nell'ordine, di un tocco leggero, dell'ironia «scorretta» e della sua stessa cultura, elemento troppo fondante di questo io per essere abbandona- to, anche sotto le bombe e i razzi Bgb. Leggerezza ha cercato sempre, fin dalla partenza, durante il viaggio e magari anche adesso che s'è fuso nel «minestrone cosmico». Prima di andare veniva preso in giro dalle sue due donne, moglie e figlia, e così lo raccontava: «Una mi disse 'vai a cercar figa a Baghdad? Ma sei da internare! Per certe cose si va in Thailandia, a Cuba, in Colombia! Andare a Baghdad per quello è come farsi spalmare di napalm per abbronzarsi". E mia figlia, di rincalzo : "Tranquilla mamma, lo facciamo internare. Come gli altri anni che lo abbiamo messo a Villa Tranquilla con due flebo nel braccio"». Dandogli magari da leggere «tutto Kipling, tutto Le Carré, tutto Garda Marquez» per fargli credere «di aver davvero viaggiato»... Era di sinistra, ma scriveva formidabili bau ut acce contro il politicaUy correa, a dispetto di quei giornali che hanno descritto proprio fui come il campione dell'ipocrisia sinistrese. Dopo una giornata di difficili spostamenti verso Najaf, rottura di un camion e trasbordo dell'intero gruppo su un altro mezzo, narrava di come si sbracciava, quel giorno, a urlare ai suoi compagni, «porca p..., arabacci del e... (il politically correct è un lusso da tempi tranquilli), la volete fare o no questa catena?, e tiro giù quattro bestemmie, di quelle rotonde e molto toscane che farebbero rivoltare nella tomba anche Pietro Aretino». Vedendo donne velate di nero ammetteva, «ti vengono cupi pensieri politicamente corretti di segregazione, schiavitù, sottomissione della donna». Finché poi il solito «colpo di vento solleva un velo nero, nvela uno chignon biondo sopra una camicetta civettuola, ti porta il trillo di una risata e pensi che, come al solito, appena scavi un po' la realtà è un'altra cosa». Ma poi Enzo Baldoni faceva a pezzettini anche se stesso, s'ammazzava d'ironia e autorisate: per esempio, sul pancione die si portava dietro. «È tornato. È tornato il momento di partire», ma a dirglielo non erano i Numi l'Ethos e forse neanche la dea Khalì del giornalismo: era «la solita vocina insi¬ stente tra la panza e la coratella». «Baghdad! Baghdad! Baghdad!». Perfino la sua cultura, il gusto della dtazione colloquiale da Garda Marcpiez a Dante e Aretino (o a Twain, «mi piacerebbe assistere al mio funerale, un po' come Tom Sawyer e Huckleberry Finn»), l'indinazione evidentissima a guardarsi intomo e ricavarne un senso, ne faceva uno straordinario, eclettico surfista. E il suo vento poteva portarlo a scrivere a Emergency («aiutatemi ad aiutare Mohamed, è rimasto senza gambe e senza sposa, la sua nuova promessa sposa si vergogna un po' di presentarlo a casa senza gambe») o soffiaigli nelle orecchie ricordi sepolti mille e mille onde prima: «Come sempre, quando si prepara un viaggio importante, cominciano a grandinare le coincidenze. E chissà quanto sono segni e quanto le provochiamo noi. Ancora una volta, prima di una partenza, mi sono sdraiato sotto le stelle, nella Romagna dei mìei nonni e della mia infanzia, in cima a Monte Bora, sulla terra notturna ancora calda del sole di luglio. La terra, sotto, mi riscaldava il corpo». E ancora e sempre, un secondo dopo, il Vento: «La brezza, sopra, lo rinfrescava. Lucdole, profumo di fieno tagliato, il canto di milioni dì grilli. È qui che da piccolo studiavo spagnolo su un libro trovato in soffitta. È qui, davanti a un piatto di tagliatelle, che tre anni fa si è fatta sentire la solita vocina che ripeteva: "Colombia, Colombia, Colombia!"». Altro che il martire: l'uomo che cavalca la sua Onda per lambire il «minestrone cosmico», non per andarsi ad ammazzare. Poi la morte, per chi surfa sull'Onda, è una possibilità dell'esistenza che va guardata in faccia: che non significa corteggiarla. A feixagosto, prima del viaggio decisivo a Najaf, scriveva: «Nelle prossime 24 ore ho la possibilità abbastanza concreta dì crepare. Ovviamente non succederà, ma se dovesse succedere sappiate che sono morto felice facendo quello che più mi piace al mondo: viaggiare in paesi die non hanno mai visto un turista prima dì me». Era una bugia, non per la morte, ma perché luì non era un turista, quello che gU piaceva dì più era capire, spìnto dal Vento, gli uomini e il loro tao. E aveva capito, per dire: che «qualsiasi guerra corrompe», che «al mondo nessuno è innocente», e che «a volte è più facile affrontare le pallottole che le parole». Ci si chiede, e anche luì se lo chiedeva, «cosa sono venuto a cercare, a Baghdad?». Rispondeva «chi to sa, magari luxe, calme et volupté», o magari semplicemente un'Onda più alta, per guardare meglio il mondo. faiL Qualsiasi guerra "" corrompe; al mondo nessuno è innocente; è più facile affrontare le pallottole che le parole 99 Ét^ Davanti a un "" chador fai cupi pensieri politicamente corretti. Poi il vento solleva il velo, e A A appare uno chignon ^^ ^^L Sarò flessibile, Ww seguirò l'onda Tutto è un gigantesco, divertente minestrone cosmico, tanto vale affidarsi al vento, e al tepore della Terra 99 «Diario» di ieri e una rosa in redazione