Maratona di tamburello nello sferisterio cantato da Edmondo De Amicis

Maratona di tamburello nello sferisterio cantato da Edmondo De Amicis DOMANI A PORTACOMARO D'ASTI UNA SUGGESTIVA «12 ORE» CON GIOCATORI DILETTANTI. I TEMPI SCANDITI DAI RINTOCCHI DELLA CHIESA DI SAN BARTOLOMEO Maratona di tamburello nello sferisterio cantato da Edmondo De Amicis Un campo che ha visto le gesta di tanti fuoriclasse anche del balon Ai cinquanta partecipanti andrà in premio una bottiglia di grignolino Franco Binello PORTACOMARO D'ASTI Nell'estate che muore e prepara le vigne alla vendemmia, Monferrato e Langa offrono suggestivi scorci di antichi cimenti. Tamburello e balòn, gli sport degli sferisteri da sempre «cugini» (anche se riuniti sotto l'egida di federazioni diverse) raccontano storie di campioni e paesi, aneddoti, leggende, tramandate di padre e figlio. Sport, die nonostante l'avvento di metodi e sistemi di preparazione che ad alto livello non hanno nulla da invidiare ad altre discipline più preparate, mantengono ima solida «base» di amatori: praticanti che si esibiscono per puro diletto, per un gusto quasi datato dell'amicizia. In questo spirito nasce anche la «maratona del tamburello» che domani, per dodici ore consecutive, dalle 8 al tramonto, terrà banco nello sferisterio di Portacomaro. Per gli amanti del genere questo campo di gioco, sormontato per tutti i 100 metri della sua lunghezza dalla cinta di mura del castello oggi scomparso, è una sorta di icona, insieme a pochi altri rimasti quasi intatti, come Moncalvo, Vignale, il mitico «Mermet» di Alba. li, a Portacomaro domani si affronteranno una cinquantina di giocatori, di tutte le età: attempati professionisti, impiegati un po' fuori forma, contadini, commercianti, studenti. Una grande festa popolare, con il classico pane e salame accompagnato da barbera e grignolino, il vino simbolo di questo paese a pochi chilometri da Asti, nel cuore del Monferrato. Su questo sferisterio che una volta era di polvere e adesso, purtroppo, è attraversato da una striscia d'asfalto, è rimasta simbolicamente l'impronta dei passi di chi ha fatto a storia di questi sport: da Marino Marzocchi «Mara», il mantovano ritenuto il più grande di ogni epoca nel tamburello, ad Aldo Cerot Marcilo, debordante fuoriclasse del tambass, la cui popolarità ha attraversato le colline di Langa e Monferrato, agli assi del balòn Paolo Rossi e Felice Bertela. Quel campo è stato il palcoscenico di straordinari «tenori» di casa: dai compianti Celeste Ponzone e Carlin Veirua («il mancino», ai veterani Aldo Gambaruto, Aldo Calosso «Canunet» a Franco Capusso e Riccardo Durando che oggi si ritroveranno di fronte forse per l'ultima volta. Quante sfide, quanti ricordi. Un mondo che sembrava destinato all'oblìo: ci ha pensato Francesco Durando, imo di quegli ex ragazzi cresciuti a pane e tambass, a rilanciare la sfida. Domani si affronteranno per 720 minuti consecutivi due maxi squadre, formate dagli «Azzurri» e dai «Rossi». Anche la scelta cromatica delle squadre ha una sua precisa collocazione storico-letteraria. Gli «Azzurri e i rossi» è il titolo di uno dei libri scritti con il «Cuore» in mano da Edmondo de Amicis che racconta di una memorabile sfida nel bracciale (l'antenato di balon e tambass). Protagonista un certo Battista Cerrato, campione dell'800, nato, guarda caso a Portacomaro. Domani si affronteranno due giocatori per squadra su un campo ridotto di 60 metri diviso da una rete alta 1 metro e 30. I cambi di squadra saranno sanciti dai rintocchi delle campane della chiesa di San Bartolomeo. In premio una bottiglia di grignolino. La sfida tra gli «Azzurri» e i «Rossi» conserva intatto il suo fascino e getta una sorta di «ponte» ideale tra Monferrato e Langa patrie d'origine di due sport antichi accomunati dalle stesse radici contadine. I protagonisti, la storia i grandi personaggi Lo sferisterio di Portacomaro che domani ospiterà la «maratona» tamburellistica amatoriale