La Lituania per Pozzecco & C. di Roberto Beccantini

La Lituania per Pozzecco & C. L'ITALBASKET SUPERA L'OSTACOLO PORTORICO. OGGI ANCHE IL DREAM TEAM USA CONTRO L'ARGENTINA La Lituania per Pozzecco & C. Baltici imbattuti: è una sfida che vale la finale Roberto Beccantini inviato ad ATENE Se è un sogno, non svegliatela. L'Italia del basket rosola Portorico (83-70) e approda, golosa, in zona medaglie. Nella semifinale di stasera, ore 19, affronterà la Lituania, campione d'Europa in carica, che ha strapazzato la Cina (95-75) nonostante i 29 punti e gli 11 rimbalzi di Yao Ming. La nostra bacheca olimpica è ferma all'argento di Mosca. Un reperto di ventiquattro anni fa, propiziato (anche) dal boicottaggio che aveva tolto di mezzo gli Stati Uniti (ma ci fu lo storico trionfo contro l'Urss di Beloy e Tkachenko). Era, quella, la covata di Dino Meneghin e Pierluigi Marzorati. Questa è la «banda» di Massimo Bulleri e Gianluca Basile, capace, sempre, d'inventarsi qualcosa di fatale. D'accordo, favoriti eravamo noi, ma Portorico è l'orchestra che, la domenica di Ferragosto, aveva inflitto al Dream Team il primo schiaffone della storia olimpica, 92-73. Vive di folate, ha gente di talento (Carlos Arroyo, Utah Jazz; Daniel Santiago, Milwaukee Bucks) e un tecnico, Julio Toro, che è stato avvocato di successo. È un fiammifero, il Portorico: se soffi, si spegne; se non soffi, ti bruci. L'Italia, viceversa, è un idrante. Mai vincerà per aver appiccato il fuoco, ma sempre, o quasi, per aver spento le fiamme altrui. Carlo Recalcati l'ha rifondata sullo spirito di gruppo, non può essere un caso che gli azzurri abbiano finora espresso la miglior difesa del torneo, a 68 punti (incassati) di media. Non siamo belli, siamo pratici. E abbiamo un cuore. Per questo, batterci è complicato. Per questo, ogni partita, spesso, assomiglia a un giro di roulette. Non quella di ieri, pero. L'abbiamo sempre gestita e controllata, come documenta il crescendo dei parziah: più 3 (23-20), più 6 (41-35), più 8 (60-52) fino al più 13 dell'epilogo. Se si esclude un repente 12-13, sintesi di uno spericolato 0-5, i nostri avversari non Ibanno mai vista. La chiave è stata l'applicazione difensiva, che ha costretto Arroyo, Ayuso e Casiano a forzare le traiettorie. Sotto canestro, poi, i 41 anni di Piculin Ortiz si sono piegati alla dura legge dei nostri lunghi, Dennis Marconato su tutti. L'Italia ha giocato con la testa, rischiando soltanto all'inizio del terzo quarto, quando due palle perse di Basile e Radulovic e un fallo in attacco fischiato all'oriundo croato hanno agevolato la rimonta dei portoricani (44-40). Troppo molli: ogni tanto, ci caschiamo. Va bene abbassare il ritmo, ma non così. E allora, ci ha pensato Bulleri. Rovesciata, contropiede, tiri liberi. Portorico ha accusato il colpo e, sul 54-42 al 26', frutto di un travolgente 8-0, non dico che si sia arreso, ma ha capito che soltanto l'Italia avrebbe potuto rimetterlo in gioco. È arrivato, con Arroyo, a meno sei (66-60), e poi stop. Le acrobazie di Pozzecco e una tripla di Galanda hanno tracciato l'ultima, cruciale, linea di confine. Portorico deve tutto, o quasi, ad Arroyo e Ayuso (47 punti in due), l'Italia ha mandato in doppia cifra tre elementi - Bulleri, Basile, Marconato - e spremuto canestri da nove titolari su dodici. Insomma, anche in questo caso il gruppo ha battuto i cani sciolti, la disciplina ha messo in riga l'estro disordinato dei sobsti. Eccellente il molino di Bulleri: 5 su 8 da due, 1 su 3 da tre, 7 su 9 dalla lunetta. Con lui. Basile: 2 su 3 da due, 2 su 5 da tre e imo strepitoso 8 su 8 nei liberi. E per Marconato, 15 punti e 12 rimbalzi. «Abbiamo deciso di essere presuntuosi dichiara coach Recalcati, raggiante - e di spingerci al di là della modestia. Sono orgoghoso di quello che stiamo facendo, e di come stiamo giocando. Abbiamo raggiunto un obiettivo che la pallacanestro italiana non centrava da una vita. Mosca '80, senza americani. Monaco 72, quando Cuba ci sfilò il bronzo. E adesso, sotto con la Lituania. Io non ho paura». Marconato in difesa contro il pivot porticano Santiago, ex di Varese e Roma