Riforme, autocritica di Fassino «Errore votarle a maggioranza»

Riforme, autocritica di Fassino «Errore votarle a maggioranza» IL SEGRETARIO DS AMMETTE: FU INOPPORTUNA LA SCELTA DEL CENTROSINISTRA NELLA PASSATA LEGISLATURA Riforme, autocritica di Fassino «Errore votarle a maggioranza» Violante aggiunge: il federalismo è maturo, gli altri temi ancora no E il centrodestra stoppa la proposta di Alemanno sulla Costituente ROMA Nell'interminabile e da decenni inconcludente dibattito sulle riferme istituzionali si apre una pagina medita, quella dell' autocritica: il segretario ds Piero Fassino, in una lettera a L'Espresso scrive: «Le difficoltà incontrate dalla riforma federalista, inopportunamente approvata a maggioranza dal centrosinistra, dimostrano che gh assetti istituzionah per essere efficaci devono essere decisi con larga condivisione». Certo, l'autocritica di Fassmo è propedeutica ad una critica al centrodestra («La revisione costituzionale e la devolution rischiano di produrre nuovi strappi») ma il giudizio severo del leader diessino su una riferma di cui lui stesse è stato uno dei promotori è un gesto destinato a restare agli atti. Ambiziosa - ma più effimera perché subito contrastata - è invece la propesta lanciata da un ministro di An come Gianni Alemanno, che sulle colonne de JZ Sole-24 Ore scrive: «Credo che oggi sia il momento di intensmeare il dibattito politico sul federalismo» e «una volta completata questa fase si può ripensare tutto l'impianto costituzionale nella sede propria di un'Assemblea costituente». E in quella sede Alemanno immagina una poderosa riserittura: «La Costituente dovrebbe riscrivere tutta la Costituzione, anche nella prima parte». Una proposta, quella del ministro delle Politiche agricole, che vanta innumerevoli precedenti. Tutti caduti nel vuoto. E anche Alemanno ha incontrato il destino dei suoi predecessori: la sua proposta eh Costituente è stata immediatamente stoppata dal ministro delle Riforme istituzionah Roberto Calderoli («Le Costituenti hanno senso dopo ima guerra o una rivoluzione»), ma anche dal presidente dei deputati di An Gianfranco Anedda che ha liquidato così la suggestione lanciata da un ministro del suo partito: ((Allo stato una Assemblea Costituente mi pare inutile, non ne vedo la necessità». Ma la proposta di Alemanno anche se non in modo espheito allude a una scansione - facciamo subito il federalismo, ma tutto il resto rinviamolo a una futuribile Costituente -, un processo in due tempi che piace alla opposizione. Fassmo sostiene che «è urgente riprendere un percorso costituente che, individuando sedi istituzionali apposite, consenta di portare a compimento una transizione incompiuta da troppi anni». Ancora più esplicito nell'apprezzamento dell'ipotesi dei due tempi è il presidente dei deputati ds Luciano Violante: «Si stanno aprendo grandi spiragli di riflessione seria sulla riforma costituzionale», in questo senso è «un grande passo avanti» la proposta di Alemanno, anche se la sede per un ripensamento della Costituzione non è la Costituente ma un non meglio specificato «percorso costituente». Spiega Violante: «Il federalismo e maturo, affrontiamolo e chiudiamo la partita con la maggiore intesa possibile sui contenuti, poi passiamo ad una riflessione più matura sugh altri temi». In altre parole: sostanziale via libera al federalismo, ma stop al premierato forte e al ridisegno della Corte Costituzionale. Come dire: sì (seppur a condizioni) a quel che sta a cuore alla Lega, no a quel che preme ad An. Un cuneo dentro la maggioranza che infatti suscita la diffidenza istintiva non solo del presidente dei deputati di An ma anche del presidente della commissione Affari costituzionah Donato Bruno, di Forza Itaha: «Costituente? Non so proprio di cosa stiamo parlando. Se c'era una richiesta di questo genere da parte di Alleanza nazionale la sede per sollevarla è il tavolo delle riferme». ((Perplesso», anche l'ude Giampiero D'Alia: «Non comprendo il senso della proposta. Alemanno parla di riscrivere tutta la Costituzione. Ma una cosa è cambiare la forma di governo e l'iter delle leggi. Ma la prima parte, quella dei principi fondamentali, perché dovrebbe essere eambiata?». Un dibattito che fatica una volta ancora a trovare un bandolo e sul quale il verde Marco Boato, uno dei protagonisti dell'ultima Bicamerale, lancia una manciata di vetriolo: «Mi pare che sulle riforme il centrodestra sia in completo stato confusionale: è tecnicamente possibile, ma priva di alcuna strategia politica l'idea di cambiare prima una parte della Costituzione e poi, con un altro metodo, riformarne un'altra». [r.r.] Il segretario dei Ds Piero Fassino con II capogruppo alla Camera Luciano Violante

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