Il calvario infinito del petrolio iracheno di Paolo Mastrolilli

Il calvario infinito del petrolio iracheno GLI ESPERTI: I SABOTAGGI SI INTENSIFICHERANNO IN VISTA DELLE PRESIDENZIALI AMERICANE Il calvario infinito del petrolio iracheno La guerriglia taglia otto oleodotti nel Sud# di nuovo dimezzate le esportazioni Paolo Mastrolilli NEW YORK Mentre l'ayatollah Al Sistani negoziava con Muqtada al-Sadr la tregua a Najaf, più a Sud la guerriglia è tornata a colpire il petrolio, cioè la fonte economica essenziale per finanziare la ricostruzione dell'Iraq. Il sabotaggio multiplo è avvenuto mercoledì notte nella zona di Al Berjasiya, circa venti chilometri a Sud di Bassora, e un portavoce della South Oil Company lo ha annunciato così: «Alle 21 un ordigno è scoppiato sotto un ponte, che è caduto. Otto oleodotti paralleli, che collegano i campi petroliferi Zubeir I e Zubeir 2, sono stati danneggiati. L'incendo non era ancora stato spento giovedì mattina. Questo sabotaggio avrà un effetto sulle esportazioni». La struttura colpita collega i pozzi di Rumeila a Berjasiya, ed è composta da un gruppo di 20 oleodotti. L'attentato, però, ne avrebbe avrebbe danneggiati solo 8. Fonti della compagnia petrolifera irachena meridionale hanno detto che l'attacco ha dimezzato l'esportazione, ma secondo l'esercito bri- tannico che controlla questa zona del Paese e analisti del settore il problema avrebbe dimensioni più ridotte. I pozzi del Sud producono e trasferiscono sulle navi circa il 9007o del greggio iracheno, e quindi sono la principale fonte di alimentazione dell'economia di Baghdad. Il resto delle esportazioni vengono dai campi del Nord, vicino alla città di Kirkuk rivendicata dai curdi, e passano attraverso l'oleodotto che finisce in Turchia. La produzione al Nord, però, è stata molto frenata dai sabotaggi e dai problemi tecnici. mentre negli ultimi tempi quella al Sud era tornata al ritmo di circa 1,9 milioni di barili al giorno. La guerriglia sa che la ricostruzione dell'Iraq, e quindi il successo del governo provvisorio guidato da lyad Allawi, dipendono da queste risorse economiche. E sa anche che gli attacchi contro gli oleodotti scuotono il mercato mondiale del petrolio, dando una rilevanza intemazionale alle azioni dei ribelli. Per tutti questi motivi ha preso di mira le strutture dell'esportazione del greggio fin dall'ini¬ zio dell'insurrezione. I sabotaggi sono avvenuti a ripetizione nei mesi scorsi, e il 19 agosto i miliziani sciiti fedeli al leader ribelle Muqtada al-Sadr erano arrivati ad assalire il quartier generale della South Oil Company, che per un paio giorni aveva bloccato l'intera produzione. Secondo le cifre fomite dal premier Allawi, i combattimenti avvenuti la settimana scorsa a Najaf sono costati al paese 160 milioni di dollari in esportazioni mancate, mentre a luglio le operazioni dei sabotatori avevano fatto perdere al governo un miliardo di dollari nell'arco di soli dieci giorni. Questi attacchi si sono sovrapposti alla crisi petrolifera intemazionale, generata anche dalla crescente domanda in Paesi asiatici come la Cina, e da problemi di stabilità in altre nazioni produttrici importanti come la Russia a causa dello scandalo Yukos, il Venezuela, per il referendum poi fallito sulla destituzione del presidente Chavez, e l'Arabia Saudita, per la costante minaccia del terrorismo di Al Qaeda. Nelle settimane scorse, perciò, il prezzo del petrolio aveva rag¬ giunto la soglia dei 50 dollari al barile. Durante gli ultimi giorni, però, il costo del greggio è tornato a scendere verso i 40 dollari, e forse anche per questo la guerriglia irachena ha deciso di riprendere i sabotaggi contro gli oleodotti. Ieri, dopo un rialzo iniziale piuttosto ridotto, il prezzo del petrolio ha proseguito la discesa tanto a New York quanto a Londra. Il presidente dell' Opec, Pumomo Yusgiantoro, ha aggiunto che i Paesi produttori sono incoraggiati dalla diminuzione del costo dei barili, ma non ancora soddisfatti. Quindi nella prossima riunione del 15 settembre potrebbero prendere nuove iniziative per spingere il prezzo verso la soglia dei 30 dollari. Ma la questione del petrolio, oltre ad essere vitale per il futuro dell'Iraq, è molto importante sia per la stabilità dell' economia globale, sia per le elezioni presidenziali americane in programma il 2 novembre. Dunque il presidente Bush ha un triplo interesse personale a far scendere il prezzo, e questo potrebbe spingere la guerriglia a rilanciare i sabotaggi nei prossimi due mesi. Una bomba ha fatto saltare un ponte che ha tranciato le condotte, provocando un gigantesco rogo I ribelli sanno che la sopravvivenza del governo Allawi è strettamente legata alla principale fonte di denaro del Paese, il greggio Fiamme efumo si sprigionano dagli oleodotti sabotati che collegano i pozzi di Rumeila a Berjasiya, dove vengono caricate le petroliere li primo ministro iracheno Allawi

Persone citate: Allawi, Bush, Chavez, Sistani, Yusgiantoro, Zubeir, Zubeir I