I DUE RIVAI Il saggio ayatollah nel covo del «bullo» di Giuseppe Zaccaria

I DUE RIVAI Il saggio ayatollah nel covo del «bullo» AL SISTANI COSTRETTO A INCONTRARE PER LA PRIMA VOLTA AL SADR E A RICONOSCERNE IN QUALCHE MODO L'AUTORITÀ' I DUE RIVAI Il saggio ayatollah nel covo del «bullo» personaggi Giuseppe Zaccaria FRA le autorità riconosciute nel mondo islamico si è fatta strada una figura grassoccia e volgare che fino a dodici mesi fa poteva contare sul seguito di poche mighaia di diseredati e su qualche foto nelle moschee del ghetto di Saddam City. La lunga marcia dell'ayatollah Ah Al Sistani fino alle rtiura di Najaf, il pellegrinaggio che l'ha annunciata e seguita e le trattative nel Mausoleo di Ah consegnano all' Iraq un'ennesima pace provvisoria e soprattutto comunicano al resto del mondo la fine di una pericolosa illusione: in questo Iraq non c'è spazio per imo scusmo democratico, da ieri Moqtada àl-Sadr è autorità a tutti gh effetti e nel futuro del Paese irrompe a pieno titolo un partito diHezbollah. L «esercito del Mahdi» si disbanda, pronto a riformarsi in poche ore quando sarà necessario, il Mausoleo toma sotto l'autorità dei rehgiosi'anche se forse non recupererà interamente il suo tesoro, per la seconda volta s'interrompe la strage in un luogo santo, ma ciò che più conta, in pochi mesi - a partire dalla forzata chiusura del quotidiano di Al Sadr - si è compiuto quello che il più pessimista dei politologi non avrebbe immaginato. Accadeva il 28 di marzo e quel giorno l'atto d'imperio di Paul Bremer irritò non solo gli sciiti ma l'intera società civile irachena, e perfino i generali spagnoli. Avendo Najaf sul proprio territorio gli «alleati» avevano suggerito di non calcare la mano, il govematore americano li ignorò e i rapporti inviati a Madrid gettarono le basi del ritiro che pochi mesi dopo sarebbe seguito alla vittoria elettorale di Zapatero. Erano in molti a temere che quel diktat sarebbe stato stru- mentalizzato, come poi è accaduto, ma nessuno avrebbe scommesso su un'ascesa così rapida all'interno di un mondo immobile come quello senta. Da quel momento Moqtada, il figlio del martire, il ragazzo caratteriale sfuggito alle scuole coraniche e al «patronage» di illustri uomini di scienza per lanciarsi in comizi infuocati fra i sottoproletari metropolitani, ha impugnato la bandiera della libertà e non l'ha più lasciata cadere. Ieri è accaduto quello che neanche il più cieco dei suoi seguaci avrebbe potuto immaginare: il Grande Ayatollah Al Sistani, 0 «marja» della scuola di Najaf, concentrato di sapienza, santità e prudenza, ha dovuto spostarsi fino al Mausoleo. Lo ha fatto per salvare i luoghi santi e centinaia di vite, ma per raggiungere questo obiettivo ha dovuto trattare prima con gh uomini di Moqtada, quin¬ di direttamente con lui, e dunque in qualche modo ne ha riconosciuto l'autorità. Forse nelle prime ore l'assenza di Moqtada - che dicono fosse riparato a Ramadi - più che ai timori di una cattura si collegava alla visita di Al Sistani. E' molto probabile che il «papa degh scuti» avrebbe voluto risparmiarsi la sgradevolezza dell' incontro, peraltro mai avvenuto prima nonostante i numerosi tentativi del clan Al Sadr. Sarebbe pleonastico dire che i due uomini sono lontanissimi, in realtà appartengono a galassie differenti. Nella società scuta il 74enne Al Sistani è detentore della «ijtihad» (l'autorità di emettere pareri indiscutibili ottenuta attraverso lo studio), incarna un' altissima espressione di religiosità, scienza, autorevolezza, semplicità, moderazione. Moqtada al confronto è poco più di un teppista di strada che tenta di nobilitare la sua guerriglia con riferimenti rehgiosi o iniziative estemporanee come quella, mai attuata, di promuovere un ministero-ombra per «la lotta al vizio e l'incitamento alla virtù». Fra i due non c'è mai stato contatto, com'è naturale che sia. Negh Anni Ottanta l'ayatollah Al Sistani, già riconosciuto capo della scuola di Najaf, ebbe a che fare con gh Al Sadr per via dell'ayatollah Muhammad Baqir, padre di Moqtada. Si trattava di un dissenso scientifico, entrambi erano per un'interpretazione estensiva delle leggi coraniche, più attenta alla «ratio» che alla veste letterale, ma mentre Al Sadr riteneva che quest'operazione si dovesse compiere solo una volta, Al Sistani era per un metodo di ricerca continuo. Poi il «marjia» impose la sua influenza in tutte le maggiori scuole coraniche dell'Islam, mentre Mohammad Baqir al-Sadr si trasformava in martire: Saddam Hussein l'avrebbe fatto uccidere nel '99. Oggi però l'Iraq è ricoperto di queUe immagini un po' naive care agh scuti che dipingono il martire Muhammad Baqir al-Sadr esanime, la barba bianca, la fronte sanguinante per un foro di pallottola mentre si abbandona fra le braccia di un Moqtada con gh occhi che spandono furore e promettono vendetta. Non è mai successo, ma attraverso quell'immagine si accredita l'idea di un Moqtada portatore del viatico paterno. Le cose vanno esattamente al contrario. Per quanto in disaccordo dialettico con Al Sistani, Al Sadr padre apparteneva alla scuola coranica di Najaf che non propugna il controllo rehgioso dello Stato, mentre oggi suo fi¬ ghe sovrappone confusamente la visione iraniana dei «guardiani della legge» a una base sociale e un'organizzazione militare di tipo libanese. Con nessuna conoscenza dottrinale ma grande naso pohtico, il trentunenne Moqtada si è rivolto alle frange peggiori della galassia sciita sprofondata in una povertà secolare. Fra i tanti milioni di iracheni che vivono di stenti aspettando l'arrivo deU'«imam scomparso», il Mahdi, il Messia, colui che premierà i giusti e sprofonderà gli infedeh tra le fiamme, Moqtada ha agitato gh animi di quelli un po' meno pazienti. Saddam City, oggi Sadr City, sordida metropoli satellite annegata nella spazzatura, Soweto mediorientale popolata da giovani senza lavoro e senza speranza, era il luogo adatto. In quella sterminata bindonville lo scusmo iracheno ha compiuto una sorta di mutazione che oggi con plastica ferocia si esprime nei «guerrigheri del Mahdi», giovani, famelici, fanatici. Il seguito pohtico di Moqtada oggi viene stimato in due milioni di persone, se si votasse a gennaio r«esercito del Mahdi» contenderebbe molti seggi al Dawa ed allo Sciri, storici movimenti sciiti. I suoi reparti si disbandano ma restano pronti a riunirsi alla prima occasione. Le cronache dal Mausoleo di Ali raccontano che mentre le porte si aprivano per lasciare entrare la marea dei fedeli, migliaia di sciiti hanno levato canti innalzando ritratti di Al Sistani. Subito dopo è partilo il coro dei seguaci di Moqtada al-Sadr: «Che Aliali glorifichi il Profeta, che Allah acceleri la venuta del Mahdi, che ci aiuti a scacciare i nemici e a rendere vittorioso suo figlio Moqtada Moqtada - Moqtada». L'ayatollah Al Sistani in un'immagine d'archivio, datata 5 febbraio 2004, prima del suo ricovero in una clinica di Londra per problemi di cuore L'imam radicale Moqtada al-Sadr il 9 agosto, quando ricomparve in pubblico dopo settimane di silenzio AL SISTANI m GUIDA SPIRITUALE Seyyed Ali Mohammad Al-Sistani, 73 anni, nativo dell'Iran, Paese di cui conserva tuttora la cittadinanza, fin da giovanissimo ha studiato giurisprudenza e dottrina islamica a Najaf, diventando una delle figure di riferimento per i fedeli sciiti. La sua influenza è solo spirituale: Al-Sistani ritiene infatti che il clero non debba essere coinvolto direttamente nella gestione del potere politiqo ■ «AMICO» DEGLI USA Fin dall'inizio si è mostrato tollerante, invitando gli sciiti a collaborare con la coalizione da cui è considerato uno degli interlocutori di riferimento 1 LA SUA POLITICA Fatti salvi i diritti di tutti rivendica il riconoscimento del peso degli sciiti che sono maggioranza (SS0/») in Iraq AL SADR 1 NEL NOME DEL PADRE Moqtada Al Sadr, trentenne, è figlio di un amatissimo leader religioso sciita fatto uccidere da Saddam Hussein insieme a quasi tutta la famiglia nella grande repressione del 1999. Il quartiere sciita di Baghdad, l'ex Saddam City, ora Sadr City, è intitolata a luì a GLI ESORDI Nella primavera 2003, dopo l'assassinio di cui probabilmente è il mandantedel leader sciita moderato Abdul Majid al-Khoei, Al Sadr crea l'Esercito del Mahdi, una milizia privata per proteggere la città sacra di Najaf, e fonda un giornale, al-Hawzah, poi chiuso dagli americani a L'IDEOLOGIA Estremista, irruento, autore di focosi sermoni, vuole gli americani fuori dall'Iraq e gli sciiti a lui fedel al potere

Luoghi citati: Baghdad, Iran, Iraq, Madrid, Usa