«Allawi rappresenta solo gli Iracheni all'estero»

«Allawi rappresenta solo gli Iracheni all'estero» — ; —: : : ; : : — : ~ : r SEYYED AYAD MOUSSAOUI E' UNO DEI MASSIMI CAPI DELLA FAZIONE ISLAMICA PIÙ' NUMEROSA «Allawi rappresenta solo gli Iracheni all'estero» Il braccio destro del leader sciita: «B un governo incapace di guidare il Paese» intervista Cécile Hennion BAGHDAD Seyyed Ayad Moussaoui è il responsabile dell'Assemblea costituzionale e politica dei Seyyed (discendenti del Profeta) e dei capi tribali in Iraq, membro della Marjaya (la più alta! autorità sciita) e vicino al Grande Ayatollah Ali Al Sistani. Sotto il regime di Saddam Hussein in più occasioni incarcerato e messo agli arresti domiciliari, non ha mai lasciato il Paese. E' anche uno dei religiosi che nel mese di giugno avevano negoziato la tregua a Najaf. Che cosa ha spinto Al Sistani a rientrare in Iraq? «Una delle responsabilità del caos va fatta risalire all'attua¬ le governo, composto di iracheni che erano fuggiti al regime di Saddam Hussein e che sono rientrati al seguito degli americani. Dunque i nostri fratelli all'estero ignorano le sofferenze, i problemi e le necessità del popolo iracheno. Il govemo si è mostrato incapace di dirigere il Paese dal punto di vista politico e diplomatico. Quando Hazem Chaalane (il ministro della Difesa ndr) minaccia di uccidere Muqtada Al Sadr, egli impiega gli stessi metodi del passato regime. Un vero dirigente politico deve agire con saggezza, intelligenza e ponderazione. Il Grande Ayatollah Ali Al Sistani è il «padre» degli iracheni. Il suo arrivo a Najaf annuncia la soluzione dei "problemi di famiglia" e il ritorno alla pace. D'altronde sono riprese le trattative con il primo ministro e con gli americani». L'Iran ha un ruolo da giocare in questi negoziati? «L'Iran è contemporaneamente un Paese vicino e il luogo di residenza della Marjaya: dunque ha un ruolo da giocare. Ma il problema verrà regolato principalmente tra gli iracheni». Qual è la responsabilità di Muqtada Al Sadr nella crisi? «Muqtada Al-Sadr non rappresenta né un partito politico né una corrente religiosa. Il popolo lo ha seguito soltanto grazie al suo passato familiare. Il nome del padre di Muqtada, Mohammed Sadeq Al-Sadr, rimane ancora oggi un simbolo del martirio degli sciiti. La gente di Muqtada Al Sadr vuole esistere sulla scena politica irachena, ma né il govemo e neppure gli americani hanno accettato lui. Muqtada. Loro si battono contro questa ingiustizia, è normale. L'altro aspetto del problema è la cattiva situazione economica e la disoccupazione. Se i miliziani dell'esercito del Mahdi avessero un lavoro e un salario decente, essi avrebbero altro da fare che battersi». Come bisogna interpretare l'appello di Ah Al Sistani affinché gli iracheni marcino verso Najaf? «Prima di tutto si propone di sollevare il morale degli iracheni. Ali Al Sistani vuole anche provare al mondo intero che gli iracheni, e in particolare gli sciiti dentro e fuori dall'Iraq, continuano a seguire gli ordini e i consigli della Marjaya e dei suoi principali leader religiosi. Il govemo iracheno rappresenta gli iracheni all'estero e non quelli dentro al Paese. L'unica credibile autorità attuale è la Marjaya il cui centro è Najaf. Per gli sciiti equivale al Vaticano dei cattolici. Najaf sarà la capitale del mondo sciita e resterà una città indipendente. Il futuro govemo eletto dovrà rispettare questa capitale e i suoi rappresentanti». Che cosa accadrà se le forze americane entreranno nel mausoleo di Ali? «Tutto dipende dal modo e dalle intenzioni. E' possibile se vengono in pace e senza spargimenti di sangue e a condizione di aver ricevuto l'autorizzazione della Marjaya». Un arrivo massiccio di sciiti a Najaf non rischia di aumentare il disordine? «Nulla del genere. La maggioranza dei poliziotti iracheni hanno compreso che si tratta di una manifestazione pacifica, diretta dalle più alte autorità religiose del Paese. Se tuttavia interverranno i manifestanti non risponderanno e lasceranno fare. Se i fucili del governo si alzeranno contro la marcia, alcuni cadranno ma gli altri continueranno a marciare fino a Najaf. Il nostro imam Hussein si era appellato agli sciiti perché marciassero su Kerbala per combattere il califfo omeyyade Yazid. Oggi è quasi la stessa cosa, con la differenza che Hussein aveva lottato fino alla morte, mentre l'Ayatollah al Sistani raccomanda una marcia pacifica. Per la pace» .copyright Le Monde Iracheni sulla spianata della moschea di Kufa dopo i violenti scontri di ieri

Luoghi citati: Iran, Iraq