SINISCALCO E LE MAESTÀ DEGLI UFFIZI di Franco Bruni

SINISCALCO E LE MAESTÀ DEGLI UFFIZI ITAGLI ALLA SPESA PUBBLICA SINISCALCO E LE MAESTÀ DEGLI UFFIZI Franco Bruni ' ^T ELLA prima sala degli Uffìzi - .^l sono raccolte tre Maestà, di Cimabue, Duccio e Giotto. Testimoniano le meravigliose e precoci radici del Rinascimento itahano. Sono molto grandi e perché si vedano bene occorrerebbe alzarle e illuminarle megho. Perché rilucano nel nitore, la sala andrebbe rinfrescata. Ma la Galleria, uno dei tesori più visitati d'Italia, è povera di fondi al punto che provvedere a simili dettagli apparirebbe frivolo. Il turismo estivo ci ricorda che la valorizzazione del nostro patrimonio artistico ha bisogno di ingenti risorse. Risorse molto redditizie, nella prospettiva di un modello di crescita adatto all'Italia. Ma il bilancio dello Stato le lesina sempre più, nonostante le proteste del ministro competente. Altri esempi, un po' a caso, di come l'agosto italiano fa riflettere sul ruolo della spesa pubblica. Nonostante l'impegno degh organi di controllo dell'immigrazione, è chiaro che non dedichiamo abbastanza risorse per gestire, con una strategia non puramente difensiva, una questione cruciale sotto il profilo umanitario, dell'ordine pubblico e della sicurezza, della crescita e della produttività del Paese. Proteste e «suicidi» nelle carceri ricordano le loro condizioni inadeguate a fame un luogo decente e sicuro, di recupero umano e civile, come richiedono i principi stessi su cui fondiamo la nostra convivenza. Che fare? Per l'arte cerchiamo sponsor privati; per l'immigrazione aiuti dalllle. Per le carceri cerchiamo di... pazientare e magari amnistiare. Tiriamo avanti, stando attenti al deficit pubblico. Oppure cambiamo radicalmente l'approccio alla spesa pubblica? Non c'è ragione perché essa sia meno produttiva della spesa privata: i servizi pubbhci sono anzi cruciali per il funzionamento e la competitività dei Paesi avanzati, sempre più complessi ed esigenti. La spesa pubblica è uno spreco quando va in direzioni diverse da quelle dell'interesse generale e quando è amministrata con disattenzione e inefficienza. Ma perché dobbiamo arrenderci e sforzarci più di diminuirne l'ammontare che di migliorarne la gestione? Riorganizzare la spesa pubblica può essere più produttivo che tagliarla. Perché si formi sostegno e sensibilità politica in questa direzione dobbiamo tutti abituarci a discutere e decidere in modo più consapevole e trasparente quali servizi pubbhci vogliamo e come vogliamo che siano erogati. E' paradossale che oggi un governo sia più ammirato se riesce a fare accettare tagli di spesa aggregati che se migliora gli asili e gli ospedah. L'antipatia per la spesa pubblica è comprensibile quando sostiene il disastro Alitalia, crea nuove Province inutili, aumenta le prebende dei pohtici, prolunga i privilegi deUe pensioni di anzianità, sussidia la stampa di partito. Ma non deve diventare inimicizia per il settore pubblico come tale: deve rafforzare la richiesta di servizi pubbhci di qualità nell'interesse generale. Se fossimo tutti, compresa la Finanziaria che Siniscalco sta preparando con buona volontà, più attenti, esperti, severi ed esigenti nella microeconomia della spesa pubblica, e meno ossessionati dalla sua dimensione macroeconomica, credo ci sarebbe largo accordo, fra l'altro, per migliorare la presentazione delle Maestà degh Uffizi.

Persone citate: Siniscalco

Luoghi citati: Italia