Cempella: tutta colpa dei politici di Raffaello Masci

Cempella: tutta colpa dei politici «SPERO CHE IL PESSIMISMO SERVA PER FARE PRESSIONE. ALTRIMENTILE PAROLE DEL GOVERNO SAREBBE INCAUTE» Cempella: tutta colpa dei politici L'ex ad difende l'intesa firmata con la KÌm intervista Raffaello Masci ROMA DOMENICO Cempella, oggi titolare di una società di «manager consulting», è quello dell'accordo con Klm. Era il '96, Alitalia, dopo un momentaccio, peggiore forse di questo, si apprestava a vivere una stagione foriera di speranze. L'azienda aveva 500 miliardi (allora erano lire) di capitale in Borsa, a fronte di 300 di patrimonio e 3.500 di debiti. Quattro anni dopo, insieme a Klm doveva diventare uno dei colossi del trasporto aereo mondiale e la capitale dell'impero sarebbe stata una ridente zona dell'entroterra lombardo, chiamata Malpensa. Poi la cosa naufragò (e ora l'interessato ci dirà anche perché). Eppure poteva essere la svolta. Dottor Cempella, in questi giorni sta pensando: «Lo sapevo che finiva cosi». «Questo no assolutamente. Però mi dispiace, molto, moltissimo, che si sia arrivati dove non i fatti del mercato, non le titubanze aziendali, non insomma i guai in cui una azienda può incorrere, ma la politica ci ha portato» Il discorso si fa complicato e allora prendiamolo per il verso giusto. «Quando fui nominato ad di Alitalia, nel '96, la situazione era difficilissima (i numeri sono quelli fomiti sopra ndr). La prima questione da porsi, in questi casi, non è che cosa tagliare (come altri oggi pensano di fare), ma che progetto si vuole realizzare. Io credo che anche oggi da questo interrogativo bisogna muovere». Nel dettaglio? ((Alitalia aveva una vocazione naturale ad essere un vettore globale: con una rete naziona- le, una di medio raggio e una di lungo. Se quella di lungo raggio, per esempio, non è redditizia, bisogna stare attenti a tagliarla subito, perché quella rete mi alimenta anche le altre due. Posso non reggere comunque uno sforzo così rilevante, e allora occorre una strategìa. A suo tempo noi pensammo di cercare un partner paritetico che ci consentisse di mantenere il nostro progetto ottimizzando le risorse e divìdendo ì costi, e lo trovammo in Klm. Non si trattava di un alleato, ma dì un soggetto con cui, alla pari, Alitalia si accordava in una logica di fusione che avrebbe fatto dei due la più grande società europea con importanti ricadute su business, flotta, costi, personale». La formula giusta? «Io credo che lo fosse. Ma manca un tassello a questo racconto. L'azionista - cioè il Tesoro e quindi il governo italiano - si impegnava a spostare il cuore di questo business dove più forte era il mercato: nel centro europa, a Malpensa. E questo fu fatto. Poi però iniziarono i problemi con gli enti locali, quelli con il Sud che si lamentava, quelli con Roma che non ne voleva sapere. Insomma i problemi con la politica. Il risultato fu che il traffico su Malpensa venne modificato 5 volte in tre anni, tra '96 e '98, determinando un vero caos. Un decreto della presidenza del Consiglio, del 15 dicembre '99, stabiliva finalmente che Malpensa fosse il vero hub italiano come il mercato imponeva, e che tutte le attività di Alitalia si sarebbero trasferite lì. Ma dopo la pubblicazione il governo ci ripensò: non se ne faceva più niente. Klm si ritirò. Io diedi le dimissioni.» La storia non si fa con i se. «Ho capito che vuole dire: se il piano fosse passato oggi lei ed io staremmo qui a parlare d'altro». Tiriamo le fila di questo discorso. «Se Alitalia è finita in questo modo la colpa non è affatto dei sindacati. L'azionista, cioè il governo (tutti ì governi che si sono succeduti in questi anni) è il responsabile di una situazione che è precipitata perché gli interessi di campanile sono stati prevalenti su quelli del Paese e di Alitalia» E invece oggi se la stanno tutti prendendo con i sinda- cati. «E' ridicolo. Lei crede veramente che un accordo sindacale sulla riduzione dei costi possa salvare la compagnia? Ma andiamo!». Ma se perfino il ministro dell'Economia, ha detto che tutto dipende dai sindacati, altrimenti l'azienda va a rotoli. «Sono certo che il ministro abbia detto questo per fare pressione sul tavolo delle trattative. Altrimenti le sue frasi sarebbe a dir poco incaute: quando si è visto mai che l'azionista di una società quotata in una grande piazza finanziaria dica che la propria azienda è allo sfascio». Secondo lei se ne esce da questa situazione o questa volta siamo arrivati ai salu¬ ti finali? «Prendendosela con i dipendenti, no. Pensando di agire solo sui costi, neppure. Se invece c'è un progetto, in positivo ...» Per esempio l'accordo commerciale in corso con Air France e Klm? «Una cosa è una partnership alla pari, come quella che io avevo pensato con gli olandesi. Un altra è l'accordo commerciale: Alitalia oggi, annegata all'interno del mare magnimi Klm-Air France, capisce bene che sta continuando a perdere enormemente di peso specifico». E se questa fosse comunque una soluzione? «Meglio divorati che finiti? Può darsi. Ma capisce di che cosa stiamo parlando?». «Inutile prendersela con chi lavora Servirebbe invece un progetto in positivo» 1 dati fòmiti dall'amministratore delegato Giancarlo Gimoli ai sindacati all'inizio ■tòtóvtrattative in corso . i Mèdia I assenteismo | Assenze giornaliere j Esodo dirigenti ì Guadagno nettò . per passeggero (yeld) il co/ i Produttività rispetto 1 ,»3'0 ai rnnrnrrAnti ai concórrenti fino a -400Zo 2.200 i Comandanti ■I Primi ufficiali, secondi piloti - 30/40^ | 43 i assistenti di volo -16I18(K» ■7 Wn ' '*'CaV' mancat' 17 ■*'370| rispetto alle previsioni milioni di èuro | •LA'tMRA''. ClMÒLi (Per piloti e. hostess) NUOVE BASI DI ARMAMENTO A MALPENSA « MENO ORE pi RECUPERO , IN ALBERGO Miiibali0

Persone citate: Cempella, Giancarlo Gimoli

Luoghi citati: Roma