L'ultimo sgarbo a Prodi La Cei snobba il Professore

L'ultimo sgarbo a Prodi La Cei snobba il Professore RISALE ALLA PRIMA VITTORIA ULIVISTA IL GRANDE FREDDO CON LE GERARCHIE CATTOLICHE L'ultimo sgarbo a Prodi La Cei snobba il Professore I vescovi organizzano le Settimane sociali della Chiesa a Bologna: chiamati Delors e Monti, non il presidente della Commissione analisi ROMA UNO sfregio consumato in silenzio, con perfidia curiale: organizzare le Settimane sociali della Chiesa a Bologna, la città di Romano Prodi, e invitare tutti, tranne il Professore. Il presidente della Cei, il Cardinale Camillo Ruini, così ha disposto: in occasione di uno degli eventi clou della Chiesa itabana si ritroveranno a Bologna dal 7 al 10 ottobre personaggi come il commissario europeo Mario Monti, il presidente di Banca Intesa Giovanni Bazoli e persino - in questo caso la malizia diventa manifesta - l'ex presidente della Commissione europea Jacques Delors. E dunque il Professore viene "dimenticato" proprio nella sua Bologna, oltretutto in una data nella quale Prodi è ancora Presidente della Commissione europea e in occasione di im evento fondamentale per un cattolico impegnato in politica: le Settimane sociali si svolgono ogni cinque anni e si sono via via trasformate in una sorta di "Stati generali" della Chiesa italiana. Certo, nessun obbligo per la Cei di invitare Prodi. Ma le tante coincidenze fanno pensare ad ima scelta decisa a freddo. E d'altra parte la silenziosa esclusione del Professore dalle Settimane sociali è l'ultimo episodio di una stagione segnata dall'incomunicabilità tra Camillo Ruini e Romano Prodi, due emiliani che si erano voluti bene e che ora non si parlano quasi più. Uno sgarbo, quello di Bologna, tanto più significativo perché arriva dopo due eventi non banali: la decisione dell'Azione cattolica di invitare Gianfranco Fini (unico politico nazionale) alla kermesse di Loreto e la "benedizione" della Conferenza episcopale alla riconcilizipne, avvenuta al Meeting di Rimini, tra l'Azione cattolica e Ci. Certo, una decisione travagliata quella di invitare Fini a Loreto: al di là di quel che è stato detto nei giorni scorsi, in realtà prima che scoppiasse pubblicamente il caso, il vertice dell'Azione cattolica non solo si è cimentato sulla questione, ma si è diviso su quell'invito caldeggiato dalla Cei. E caso quasi unico nella storia di Ac - soltanto una votazione restata riservata ha sciolto il nodo. Dunque, da parte della Cei, sembra esserci un investimento importante su Gianfranco Fini. E invece, sull'altro fronte, un cattolico doc come Romano Prodi continua a incontrare la diffidenza del cardinale Ruini. Un gelo che - curiosamente ma non troppo - arriva dopo anni di calore. Negli anni Sessanta, quando insegna teologia al seminario di Reggio Emilia, Ruini è amico di famiglia dei Prodi e Romano chiama Camillo colui che diventerà il suo assistente spirituale. Di più: nel 1969 è proprio monsignor Ruini che sposa Romano Prodi e Flavia Franzoni. Ma tutto si dissolve quando Prodi entra in politica. Certo, il Professore ha una sola moglie, va tutte le domeniche a messa, è morigerato, è il simbolo vivente del buon cattolico, è circondato da una famigha che per le feste si ritrova con una scia interminabile di nipoti. Ma agli occhi di Ruini, Prodi è il capo dello schieramento progressista, colui che per la prima volta nella storia italiana porta al potere i "comunisti". Che, visti dal Laterano, hanno lo stesso vizio dei cugini dell'Est: cambiano nome ma puntano sempre ad egemonizzare la società. E 01tretevere nessuno credeva allora - e neppure oggi - che il Professore sia in grado di inglobare l'ex pei nell'Ulivo. La cortina di gelo era calata subito. Un episodio su tutti. E' il 19 maggio del 1996, sono passati 28 giorni dalla vittoria dell'Ulivo, il presidente del Consiglio Prodi va a ricevere all'aeroporto di Ciampino il Papa, reduce da un viaggio in Slovenia. Ma il volo del Pontefice accusa un serio ritardo e nella sala d'attesa Prodi non può fare a meno di incrociare lo sguardo con il cardinale Ruini, il vecchio ami¬ co che non si era fatto vivo dopo il clamorosa vittoria dell'Ulivo. Per un'ora Ruini e Prodi parlano della Reggiana calcio, del tempo e il Cardinale riesce a non spendere una parola sulla piccola rivoluzione nella politica italiana. Certo, Prodi ha vinto nel 1996 anche grazie all'appoggio di buona parte dell'associazionismo cattolico, un mondo che il Professore intende continuare a coltivare. Ma con le gerarchie il freddo è rimasto, anche perché l'abitudine della Cei di premere sui governi a guida de ha trovato maggiori resistenze negli esecutivi dell'Ulivo, a cominicare da quello guidato dal cattolico Romano Prodi, che sulla questione della scuola privata non concesse quel che la Conferenza episcopale chiedeva. Un'immagine d'archivio di Romano Prodi

Luoghi citati: Bologna, Ciampino, Loreto, Reggio Emilia, Rimini, Roma, Slovenia