Il leader più silenzioso e più ascoltato dell'Iraq di Paolo Mastrolilli
Il leader più silenzioso e più ascoltato dell'Iraq CHI E' L'UOMO CHE TENTA DI RIPORTARE LA PACE Il leader più silenzioso e più ascoltato dell'Iraq Settantaquattro anni, è nato a Mashhad in Iran. Ha frequentato la stessa scuola teologica di Khomeini e del padre dell'imam ribelle Paolo Mastrolilli NEW YORK La persona più silenziosa dell' Iraq, eppure la più ascoltata. Su di lui, il Grande Ayatollah Al Sayyid Ah al-Hussani al-Sistani, gli americani ripongono le speranze di risolvere una volta per tutte la disputa con il giovane ribelle Moqtada al-Sadr, e avviare almeno la comunità sciita verso la normalità. Al Sistani è nato 74 anni fa a Mashhad, una città santa nel Nord dell'Iran. La regione dove viveva la famiglia si chiama Sistan, e da lì viene l'appellativo. Il padre, Sayyid Muhammad Baqir, era uno studioso dell' Islam e discendava da una lunga tradizione di rispettati religiosi. Ali, che aveva ereditato il nome dal nonno, aveva cominciato a studiare il Corano a cinque anni, e poi era entrato neUe prestigiose scuole di Qom e poi cfi Najaf. Qui, dove si era ritrovato a frequentare le stesse lezioni del futuro ayatollah iraniano Khomeini, aveva deciso di stabilirsi. Era diventato il discepolo preferito del Grande Ayatollah Abul Qassim al-Khu i, capo della scuola di Najaf, in competizione con Mohammad Sadiq Sa¬ dr, padre del giovane ribeUe Moqtada. Abul Qassim al-Khu'i professava una fede molto tradizionahsta secondo la quale gh uomini non devono socializzare con le donne e tutti i precetti del Corano vanno rispettati alla lettera. Sul piano polìtico, però, credeva fermamente nella separazione tra religione e Stato. Al Sistani aveva assorbito tutti questi principi, e quindi si era dedicato a una vita molto ritirata di studi giurisprudenziah e di preghiera. Non si impicciava mai di politica e questo lo aveva salvato dalle attenzioni del regime di Saddam, nonostante fosse finito agh arresti domiciliari dopo la rivolta scuta del 1991, seguita alla Prima guerra del Golfo. Nel 1992 Al Khu'i era stato ucciso, e Al Sistani era diventato il suo erede naturale a Najaf. Poi la morte di altri coUeghi, tra cui lo stesso Mohammad Sadiq Sadr, eliminato dai sicari del regime, lo aveva fatto emergere come uno dei soli cinque Grandi Ayatollah viventi, e come leader religioso indiscusso degli scuti iracheni. Ayatollah significa segno di Dio, e in pratica questi uomini sono i suoi portavoce sulla Terra. Secondo la tradizio¬ ne sciita, fondata dall'Imam Ali la cui tomba a Najaf è al centro della rivolta di questi giorni, dodici Imam infallibili possiedono tutta la conoscenza. Ma il dodicesimo è scomparso e, in attesa del suo ritomo, personalità come Al Sistani guidano i fedeli. Il suo potere, quindi, è enorme, anche perché gestisce mihoni di dollari utihzzati per finanziare le scuole coraniche e le attività rehgiose e caritatevoli degli sciiti in tutto l'Iraq. Dopo la guerra del 2003 Al Sistani ha preso una posizione moderata, sollecitando i fedeli a non opporsi all'occupazione. Il motivo di questa scelta sta tanto nella tradizione culturale cui appartiene, quanto nei suoi interessi. Il Grande Ayatollah vuole che la maggioranza sciita, dopo la repressione patita sotto Saddam, governi l'Iraq, e crede che l'alleanza con gli americani sia la strada migliore per raggiungere questo obiettivo senza altri spargimenti di sangue. Nello stesso tempo, però, ha sempre cercato di sottolineare la sua indipendenza, evitando di incontrare Paul Premer o altri emissari di Washington, e criticando duramente il piano che prevedeva la creazione del govemo prov- visorio senza elezioni. Alla fine si è piegato, ma solo perché l'Onu è intervenuta a convincerlo e a coprire la sua ritirata. Il giovane Sadr contesta Al Sistani sia per le vecchie ruggini di famiglia, perché pensa che come suo padre avrebbe dovuto alzare di più la voce contro Saddam, sia per la strategia attuale, perché non si fida degh americani. La sua influenza religiosa, però, non è nemmeno paragonabile a quella del vecchio ayatollah. Al Sistani forse non vuole eliminarlo, perché poi dovrebbe fare i conti con la memoria di un martire, ma gh americani sperano che possa usare il suo prestigio e la sua moderazione per chiudere la rivolta. Pur professando un Islam tradizionalista crede fermamente nella separazione tra religione e Stato. Per questo non intervenne mai in politica e si salvò dalle purghe di Saddam Hussein contro i capi sciiti L'arrivo del grande Ayatollah Sistani ieri a Bassora da Londra
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