Il Grande Ayatollah ritorna per salvare Najaf

Il Grande Ayatollah ritorna per salvare Najaf I MILIZIANI ANNUNCIANO LA SOSPENSIONE DELLA BATTAGLIA Il Grande Ayatollah ritorna per salvare Najaf Appello di Sistani ai fedeli: «Marciamo sulla città santa e martirizzata» NEW YORK Una grande marcia dei fedeli musulmani su Najaf. La vuole cominciare questa mattina il Grande Ayatollah Ali Al Sistani, rientrato in Iraq dopo l'intervento al cuore subito nei giorni scorsi a Londra. Gli americani ora sperano che la presenza del religioso riporti la calma nella città santa a Sud di Baghdad, ancora assediata, mentre sono tornati a bombardare anche Fallujah, nella zona sunnita del Paese. Al Sistani è la massima autorità religiosa tra gli sciiti, e proprio dopo la sua partenza per Londra era scoppiata la nuova rivolta. Ieri è arrivato in Kuwait e poi ha proseguito per Bassora, nel Sud dell'Iraq. Questa mattina alle sette ha in programma di tornare a Najaf, dove dall'iniz.io di agosto la guerriglia del giovane leader Moqtada al-Sadr si sta scontrando con le forze americane. I combattimenti sono ancora in corso intomo alla moschea dell'Imam Ali, forse il luogo più sacro per i musulmani sciiti, ormai circondato dalle forze americane. L'intensità degli scontri è un po' diminui¬ ta nelle ultime ore, ma ieri sera le forze degli Stati Uniti hanno ripreso i bombardamenti. Dopo cinque giorni consecutivi di attacchi sulle loro postazioni molti ribelli hanno lasciato la città, anche perché la polizia locale ha sparso la voce che lo stesso Al Sadr sia fuggito. Quelli rimasti, però, sono asserragliati nel mausoleo dove si trova la tomba del genero di Maometto, e martedì il ministro della Difesa iracheno Hazem Shaalan aveva dato loro poche ore per arrendersi prima di lanciare l'offensiva finale nell'edificio. Al Sistani ha lanciato un appello per fermare le violenze. L'ayatollah ha detto di avere un piano per mediare tra le parti coinvolte negli scontri, e secondo alcune fonti i negoziati sono già in corso. Nello stesso tempo ha sollecitato gli iracheni a marciare sulla città santa per salvarla dalla distruzione. «Io - ha detto un portavoce di Al Sistani leggendo un suo comunicato - sono tornato per la salvezza di Najaf e resterò fino a quando la crisi sarà finita. Chiediamo a tutti i fedeli di offrirsi volontari per andare con noi nella città». I portavoce di Al Sadr hanno reagito dando il benvenuto all'ayatollah, e promettendo di sospendere i combattimenti lungo il tragitto che coprirà per tornare a Najaf. Nello stesso tempo, però, hanno incoraggiato anche i propri sostenitori a marciare sulla città santa. In teoria dovrebbero confluire per una manifestazione comune, finalizzata a riprendere il controllo di Najaf, ma in realtà potrebbero scontrarsi con i seguaci di Al Sistani. Il suo portavoce, infatti, ha detto che l'ayatollah si fermerà con il proprio corteo all'ingresso della città e non entrerà fino a quando i ribelli armati avranno lasciato la moschea dell'Imam Ali. Ieri a Kufa, il centro vicino dove Al Sadr è andato spesso a pronunciare i suoi sermoni del venerdì, si è svolta una marcia che doveva essere pacifica e dimostrare il sostegno popolare per Moqtada. Ma sono avvenute violenze e almeno due persone hanno perso la vita. La polizia di Najaf ha arrestato diversi collaboratori del giovane ribelle, tra cui il suo portavoce Sheik Ali Smeisim, accusandoli di aver rubato ricchezze dal leggendario tesoro della moschea dell'Imam Ali. Gli uomini di Al Sadr hanno risposto che sono menzogne diffuse per screditarli. Alcuni guerriglieri, poi, hanno annunciato di aver rapito il cognato del ministro della Difesa del governo provvisorio, Hazem Shaalan, e adesso minacciano di ucciderlo se non ritirerà le truppe che dovrebbe¬ ro lanciare l'offensiva finale a Najaf. Nella giornata di ieri gli americani hanno ripreso anche i bombardamenti su Falluja, la città del triangolo sunnita che nei mesi scorsi era stata teatro di combattimenti sanguinosi. Almeno quattro persone sono morte, e queste nuove violenze hanno ricordato che la rivolta di Najaf non è l'unica minaccia per la stabilità del Paese. [p. mas.] Era malato a Londra Stamane guiderà i dimostranti ma si teme il riesplodere degli scontri A Kufa la polizia ha sparato contro la folla che manifestava per Al Sadr: due le vitttime