Dopo la Bandii altri brigatisti potrebbero decidere di pentirsi

Dopo la Bandii altri brigatisti potrebbero decidere di pentirsi DAI VERBALI EMERGE CHE FU LEI A DEPOSITARE A MILANO LA RIVENDICAZIONE DELL'OMICIDIO D'ANTONA Dopo la Bandii altri brigatisti potrebbero decidere di pentirsi Per gli inquirenti nessuno dei terroristi finiti in galera può stare tranquillo non sapendo quali segreti rivelerà la «compagna So» ROMA La notizia che Cinzia Banelli collabora con la giustizia è piombata come un fulmine a ciel sereno tra i detenuti accusati di appartenere alle nuove Br e ha scosso più d'uno tra di loro, provati da mesi in cella, dal caldo soffocante, dalla prospettiva di una pena pesante. Per gli inquirenti la decisione della brigatista grossetana potrebbe avere aperto «un terremoto» e la stagione di altre collaborazioni, in particolare quelle dei suoi compagni le cui posizioni processuali risultano meno gravi, rispetto a quelle degli imputati per gli omicidi di Massimo D'Antona e Marco Biagi. Nessuno dei brigatisti finiti in galera dal 24 ottobre scorso in poi può stare tranquillo - sostengono gli inquirenti - perché nessuno sa dove arriveranno le dichiarazioni della Banelli e quali segreti svelerà. E allora perché non collaborare con la giustizia e ottenere benefici che altrimenti andrebbero persi? Gli inquirenti hanno sottolineato di essere «fiduciosi» che qualcosa si muova presto tra i brigatisti di secondo piano finiti in manette. Intanto sono emersi nuovi particolari sull'attività della «compagna So», in parte contenuti in una memoria, un documento di cinque pagine che inizia con queste parole: «Intendo rendere spontanee dichiarazioni sui seguenti punti...». Il documento scritto insieme con l'avvocato Grazia Volo, suo nuovo difensore, è stato consegnato ai pubblici ministeri romani il 2 agosto scorso, Il primo punto della memoria riguarda la rivendicazione del delitto D'Antona portato a Milano nel luglio del'99. La Banelli, si legge, prese il treno a Roma e portò con sé la sua bicicletta. Arrivata a Milano scese dal treno, inforcò la bici e si diresse nel posto indicatole dai capi per portare a termine la sua missione. Per quanto riguarda una parte della ricostruzione fatta dagli inquirenti bolognesi dell'omicidio Biagi, Cinzia Banelli è stata categorica: «Non ero io la donna che ha preso un taxi da Porretta a Pistoia la sera dell'omicidio, una brigatista non lo farebbe mai, non ero io». La difesa della donna confligge però in molti punti con i risultati delle inchieste di Roma e Bologna. L'indagine degli inquirenti bolognesi ha seguito passo passo gli spostamenti della Banelli nei mesi che hanno preceduto l'omicidio D'Antona, dopo che la donna era stata individuata grazie al palmare della Lioce. E per loro il risultato del traffico telefonico, dell'utilizzo della scheda prepagata, i movimenti, gli incontri portano da una sola parte: la Banelli, insieme con Lioce, Roberto Morandi, Simone Boccaccini, Marco Mezzasalma. Diana Blefari Melazzi, Mario Galesi e altri non identificati, partecipò all'omicidio del professor Biagi. Per questi motivi le procure di Firenze e Bologna si sono dimostrate molto caute sul reale pentimento della brigatista. Ieri infatti il procuratore aggiunto di Bologna, Luigi Persico che, nel corso dell'udienza davanti al tribunale del riesame che doveva discutere degli arresti domiciliari richesti dalla Banelli, ha ricordato che non è stato acquisito formalmente alcun fatto nuovo che dimostri la diminuita pericolosità di Cinzia Banelli. La collaborazione della brigati¬ sta è cominciata infatti con la Procura di Roma e a Bologna non sono ancora arrivati gli atti relativi al pentimento. Il tribunale del riesame intanto si è riservato sull'istanza di scarcerazione presentato in marzo dai difensori di Banelli. Sulla collaborazione della brigatista resta fredda anche la procura di Firenze, che indaga sulle rapine di autofinanziamento. «Più che una collaborazione con la giustizia - hanno detto i pm fiorentini - quella della Banelli sembra una dissociazione. Quanto detto finora non apre nuovi scenari». [r.LJ Cinzia Banelli al momento dell'arresto