Saranno le forze armate italiane a controllare i confini della Libia

Saranno le forze armate italiane a controllare i confini della Libia I PATTUGLIAMENTI INIZERANNO IL 15 SETTEMBRE Saranno le forze armate italiane a controllare i confini della Libia Contro i mercanti di uomini con navi, fuoristrada e aerei da ricognizione retroscena Guido Ruotoio ROMA A partire dal 15 settembre, nostre navi militari, mezzi fuoristrada, aerei da ricognizione, con a bordo anche personale libico e sventolando le bandiere dei due Paesi, solcheranno i mari, pattugUeranno i confini terrestri, controlleranno dall'alto gli inesistenti confini desertici della Libia. Dal 18 agosto è al lavoro una commissione mista italo-libica, per definire gh ultimi dettagli, intanto tecnici, per giungere in tempo all'appuntamento del 15 settembre, così come ipotizzato dall'incontro di Tripoli, alla vigilia di Ferragosto, tra il prefetto Alessandro Pausa, direttore del Dipartimento dell'immigrazione e della polizia delle frontiere del Viminale, e le autorità libiche. Anche la nuova fase nei rapporti di collaborazione tra Tripoh e Roma che, con il programma di addestramento e di formazione delle forze militari e di polizia libiche segnerà una svolta nel contrasto all'immigrazione clandestina e ai trafficanti di esseri umani, sarà al centro della cena (informale) di doma¬ ni sera in Libia, probabilmente a Sirte, tra il nostro presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il premier libico Muhammar Gheddafi. «Un incontro informale - spiegano a palazzo Chigi - perché non c'è nessun atto da sottoscrivere, o un'agenda di temi fìssati dalle rispettive diplomazie da rispettare». Da questo punto di vista, la cena di domani sera è importante perché se tra i due leader si rafforzerà la fiducia reciproca, «a cascata - spiega una fonte istituzionale -, su tutti i capitoli ancora aperti, sarà più facile raggiungere l'intesa». Più in generale, la meta della «soluzione globale per risolvere i contenziosi aperti», spiegano fonti di palazzo Chigi, «sarà più vicina». Era stato un colloquio telefonico tra i due leader, agli inizi di agosto, a fissare questo incontro, il terzo in due anni. Dal punto di vista di Tripoli, è molto importante il rapporto con l'Italia. Lo aveva confennato esplicitamente nell'intervista a «La Stampa», il 9 agosto, il ministro degli Esteri Abdulharam Shalgham: «Dobbiamo continuale a lavorare insieme per rafforzare i rapporti bilaterali, perché diventino strategici, solidi, veri, trasparenti. La nuova intesa tra i nostri due Paesi deve diventare un modello per i rapporti tra tutti i Paesi del Nord e quelli del Sud». E ieri, una fonte diplomatica libica spiegava che da parte di Tripoli ci si aspetta dal presidente Berlusconi un segnale concreto «per chiudere u contenzioso aperto che riguarda il passato». Nell'ultimo incontro del febbraio scorso, Gheddafi sollevò il problema - ribadito dal ministro degli Esteri Shalgham - di un «gran gesto» italiano: Tripoli non ha mai fatto mistero che si aspetta da Roma, per esempio, l'impegno (faraonico) di costruire quasi duemila chilometri di asfalto tra il confine con la Tunisia e quello con l'Egitto. Una impresa non solo immane ma dai costi proibitivi. Il «gran gesto», più probabil¬ mente, potrà venire dall'Italia sono nell'ambito di un «accordo globale» tra i due Paesi. Ma al di là del «gran gesto», nella cena di Sirte il leader libico, per sugellare questo rapporto preferenziale con l'Italia, dovrebbe lanciare un'ipotesi di impegno comune e concreto sullo scenario intemazionale, in particolare rispetto a una delle emergenze più drammatiche di queste settimane: la crisi del Darfur. Italia, in quanto Paese della Uè, e Libia, si ipotizza a Tripoli, potrebbero svolgere una funzione di «mediazione» in Sudan, caratterizzando questo impegno ha «un intervento neutrale» tra le parti in conflitto. Tema d'attualità, anche per le minacce di ieri di una nuova sigla del radicalismo islamico, è poi l'impegno comune sul fronte del terrorismo intemazionale. Un impegno imboccato ormai senza tentennamenti dalla Libia e che si è concretizzato anche in un rapporto tra le diverse intelligence, e che ha visto la Libia concretamente rinunciare alla proliferazioni delle armi nucleari e chimiche. Oggi, il ministro dell'Interno, Beppe Pisanu, incontrerà il presidente Berlusconi nella sua villa in Costa Smeralda, per fare il punto anche sul ventaglio di proposte in tema di immigrazione che dovrebbe essere accennato alla cena di Sirte. Nei giorni scorsi, Pisanu e il suo collega tedesco. Otto Schily, avevano lanciato l'idea di aprire sportelli Uè nei Paesi nordafricani per programmare il flusso in entrata di immigrati, per verificare le richieste di accoglienza per motivi umanitari, riconoscendo così lo status di rifugiati a coloro che lo chiedono direttamente dai Paesi di transito. La Libia potrebbe ospitare, tra gh altri Paesi, questi sportelli anche se, è evidente, prima che si raggiunga questo livello di cooperazione si dovranno superare non pochi ostacoli (innanzitutto l'embargo). Ma il progetto sportelli Uè anche in Libia potrebbe diventare molto concreto, anche perché entro ottobre l'Italia fornirà ai libici tende e container per allestire tre campi di raccolta di clandestini (due nel deserto, uno alle porte di Tripoli). E prima ancora che i corsi di addestramento e di formazione che consentiranno, con l'invio di uomini e mezzi italiani, di rafforzare il dispositivo di controllo delle frontiere teirestri e marine, già l'anno scorso tra Roma e Tripoli si è raggiunta l'intesa per addestrare le forze militari e di polizia libiche nel contrasto alle organizzazioni criminali dei trafficanti. Entro ottobre le autorità di Tripoli costituiranno nel deserto tre centri di raccolta dei clandestini

Persone citate: Abdulharam Shalgham, Alessandro Pausa, Beppe Pisanu, Berlusconi, Gheddafi, Muhammar Gheddafi, Pisanu, Shalgham, Silvio Berlusconi