Minacce sulla visita dì Berlusconi a Gheddafi

Minacce sulla visita dì Berlusconi a Gheddafi DOMANI LA PARTENZA DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO Minacce sulla visita dì Berlusconi a Gheddafi Da un sito Internet accuse al leader arabo diventato «amico dell'Occidente» ROMA «Queste minacce non ci fanno paura. Una volta abbracciate determinate scelte politiche, siamo disposti a trame tutte le conseguenze. Insomma, non ci tireremo indietro». Alla vigilia dell'incontro in Libia tra il nostro presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e il premier Muammar Gheddafi, un'autorevole fonte diplomatica libica commenta il proclama, trasmesso via Internet dalla neosigla «Abu Bakr el Libi», nel quale si annuncia la jihad, la guerra santa, contro i governanti libici colpevoli di ricevere «il maledetto primo ministro Berlusconi» - «le cui mani sono macchiate del sangue dei musulmani in Iraq e Afghanistan e negli altri paesi musulmani» - sottomettendosi «alle richieste degli ebrei e dei cristiani». E' la prima volta che una minaccia così esplicita viene rivolta da un gruppo radicale islamico contro il leader Gheddafi, contro la Libia che ormai si è avvicinata all'Occidente. Una prima valutazione (e ipotesiKdella postr^ uitelligence è She «dietro quésta nuova sigla sì nasconda un gruppo di dissidenti libici». Nel proclama, ffiàndàtò ih réte dal Sito fondamentalista «islamic-minbar. com» - il gruppo «Abu Bakr el Libi» si dichiara erede dello sceicco Omar Al-Mukhtar, che nel 1932 guidò la rivolta dei musulmani libici contro le truppe coloniali italiane. «Abbiamo stabilito di aprire le porte del jihad contro il governo libico, i cui membri, dal presidente ai ministri, sono per noi dei ricercati. Allah sarà testimone che porteremo il governo libico a uno stato di terrore e rimpiangerà di aver accettato la visita di Berlusconi, nemico di Allah e dell'Islam, in Libia. Forse ritarderemo ma manterremo la nostra promessa di cacciare Berlusconi il crociato dalla terra pura dei musulmani». Se dietro questo gruppo non ci dovesse essere nessun dissidente libico, la sigla «Abu Bakr el Libi» sembra proporsi nella logica di voler emulare le «Brigate Abu Hafs al Masri», la sigla che da tempo minaccia l'Italia e il suo presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e che ha rivedicato diverse stragi teiroristiche (Istanbul e Madrid) dei gruppi radicali islamici. In realtà, anche la Libia deve fare i conti con la minaccia terroristica, con le formazioni dell'integralismo islamico. E anche per questo ha abbracciato con convinzione la lotta all'immigrazione clandestina: «Non sappiamo - hanno spiegato le autorità libiche - se tra i clandestini vi sono terroristi». Nel giugno scorso, nel deserto, ai confini con il Ciad, le forze di sicurezza di Tripoli hanno ingaggiato un conflitto a fuoco (due militari libici uccisi) con i partecipanti a un campo di addestramento del Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento. «Questo gruppo algerino ha rivelato alla Stampa il ministro degli esteri Shalgham -, dopo aver attraversato il deserto, passando dall'Algeria al Niger e al Ciad, cercava di infiltrarsi in Libia». A rendere poi ancora più inquientante lo scenario, sempre il ministro degli esteri Shalgham ha denunciato che i fondamentalisti islamici vogliono fondare «un regno islamico» a sud della Libia. In questo quadro si inserisce il proclama, datato 22 agosto, del gruppo «Abu Bakr El Libi». Nel testo si afferma: «Proclamiamo il massimo stato d'allerta in tutte le regioni libiche, considerato che il governo ha innalzato la bandiera crociate sulla Libia musulmana sottomettendosi alle richieste degli ebrei e dei cristiani e trattando con loro». Agli inizi di agosto, la la Lega Calcio di Adriano Galliani annunciò che «sopraggiunti motivi organizzativi», veniva annullato l'incontro di calcio tra Lazio e Milan che si doveva tenere a Tripoli il 21 agosto. Una decisione improvvisa che ha sollevato molti dubbi. In quei giorni, le brigate «Abu hafs al Masri» avevano lanciato l'ultimatum contro l'Italia, chiedendo al nostro paese di ritirare le truppe in Iraq entro il 15 agosto. Il Milan, si sa, è la squadra di calcio di Silvio Berlusconi. Forse oggi è più chiara la ragione perché quella partita non si è svolta a Tripoli. [g.ru.] Il leader libico Muammar Gheddafi con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi 25 dicembre 1996 NOTTE DI NATALE Nel tratto di mare tra Malta e la Sicilia, il cargo libanese «Friendship» urta la motonave «Yohan». Muoiono 283 immigrati. 28 marzo 1997 VENERDÌ'SANTO Una motovedetta della GdF urta una nave albanese al largo di Brindisi. 56 le vittime, 52 i corpi intrappolati nel relitto fino a ottobre 30-31 dicembre 1999 CANALE D'OTRANTO Un gommone naufraga nel canale d'Otranto nella notte tra il 30 e il 31 dicembre 1999. La tragedia, causa 59 morti, viene scoperta due settimane dopo 15 settembre 2002 CAPOROSSELLO Perdono la vita 37 immigrati liberiani al largo delle coste di Capo Rosselio, sul litorale agrigentino. 92 superstiti