Nel Caspio e in Africa in cerca del nuovo Golfo di Luigi Grassia

Nel Caspio e in Africa in cerca del nuovo Golfo A LUNGO TERMINE LE SABBIE BITUMINOSE DEL CANADA DARANNO PIÙ ENERGIA DELL'ARABIA SAUDITA Nel Caspio e in Africa in cerca del nuovo Golfo Luigi Grassia Un nuovo Golfo Persico non si troverà, tuttavia c'è la concreta speranza che nei prossimi anni l'Occidente riesca a diminuire in maniera significativa la sua dipendenza dalle forniture di petrolio dal Medio Oriente, dove ormai anche i Paesi considerati amici non sembrano più molto affidabili. Con un po' di investimenti in trivellazioni e oleodotti in zone nuove potremmo assicurarci qualche decennio di respiro, in attesa di inventarci qualcosa di più fantasioso e definitivo per risolvere i nostri problemi energetici. Le alternative petrolifere al Golfo sono essenzialmente due: l'ex Unione Sovietica e l'Africa. E' un po' strano citare la Russia come primo fra i Paesi emergenti, visto che si tratta di un grande produttore «storico» di greggio, ma i numeri dicono che è questo il solo Paese non-Opec ad avere accresciuto in maniera davvero massiccia la sua produzione negli ultimi anni, dai 6 milioni di barili al giorno del 1998 ai quasi 8,5 del 2003; negli ultimi dodici mesi, in certi momenti, la Russia ha addirittura scavalcato l'Arabia saudita come numero uno globale. Questo contribuisce a spiegare l'intesa che si è consolidata fra Bush e Putin. Ma è una performance che non può durare, perché Mosca ha riserve per soli 60 mihardi di barili nel 2004, che la collocano appena al settimo posto nel mondo (e i primi sei sono tutti appannaggio di Paesi Opec). Dal Kazakhstan c'è da aspettarsi anche meno, perché come produttore è oggi 19" e quanto a riserve si colloca al 16" posto con 9 miliardi di barili, tanto per capirci, meno di un medio produttore come la Norvegia. L Azerbaigian lo tallona al 18" con 7 mihardi di bardi; in parole povere attorno al Caspio ci sono pozzi nuovi e interessanti ma nessun Eldorado petrolifero. Poi c'è l'Africa. Mentre l'Asia centrale interessa soprattutto all'Europa, raggiungibile via terra con oleodotti, il Continente Nero è considerato particolarmente interessante dagh americani. Nigeria, Angola, e anche piccoh Stati come la Guinea Equatoriale, e le isole Sao Tome e Principe, e l'emergente Camerun, sono raggiungibili in linea retta dai porti atlantici degh Usa, senza bisogno di attraversare stretti o di doppiare capi perigliosi, e soprattutto senza rischi di attacchi di quei terroristi islamici che possono colpire gh oleodotti nel Caucaso o altrove. Per questo le imprese petrolifere americane stanno investendo parecchio in Africa, e Washington calcola che entro il 2015 le importazioni petrolifere americane dall'Africa saliranno dal 15 al 2507o del totale. La cifra è in parte falsata dal fatto che comprende non solo l'Africa Nera ma anche Algeria, Libia e Sudan, che quanto a instabilità presentano gh stessi rischi del Golfo; comunque si tratta di un contributo significativo. In verità un vero Eldorado petrolifero ancora da asfruttare ci sarebbe, con costi di estrazione elevati ma in progressivo calo: è il greggio che si può ottenere dalle sabbie bituminose. Nella provincia canadese dell'Alberta se ne ricava l'equivalente di 600 mila barili di petroho al giorno, e si arriverà a due milioni nel 2010. È la stessa produzione attuale di un Paese produttore importante come la Libia. Uno studio del governo americano stima in 300 mihardi di bardi le riserve canadesi di «od sand» (sabbie bituminose, appunto) cioè superiori ai 260 miliardi di bardi accertati di greggio convenzionale dell'Arabia Saudita. La cifra sale oltre i 400 mihardi (ipotetici) se si considerano anche i greggi «extrapesanti» del Venezuela e del Messico, varietà finora non sfruttate perché lavorarle, cioè ripulirle, costava troppo, come nel caso delle sabbie. Ora invece le tecnologie economicamente convenienti ci sono, perché la spesa per produrre un barile di greggio in questa maniera è crollata dai venti-venticinque dollari del 1980 agli otto-nove attuali, rendendo competitiva la produzione.

Persone citate: Bush, Putin