Caro-carburante nei cieli Due giganti vicini al ko di Luigi Grassia

Caro-carburante nei cieli Due giganti vicini al ko CONTI PIÙ PESANTI PER LE COMPAGNIE AEREE Caro-carburante nei cieli Due giganti vicini al ko Luigi Grassia Il caro-petrolio sta facendo le prime vittime nel trasporto aereo, un settore che si stava riprendendo dalla lunga crisi post-11 settembre e adesso deve affrontare nuove e dolorose ristrutturazioni. Se molte compagnie stanno caricando sui biglietti un sovrapprezzo per il carburante (ieri si sono aggiunte alla lista AirOne e Swiss), per altre la soluzione non è così semplice: in cima alla lista di quelle che rischiano addirittura di chiudere c'è la Delta, terzo vettore degli Stati Uniti, per la quale il costo extra del cherosene è calcolato in 650 milioni di dollari. Il gruppo ha presentato un piano di ristrutturazione duro, che prevede risparmi draconiani, tagli del personale e conversione della maggior parte del debito in azioni; eppure diversi analisti ritengono che non basti. Se i conti non migliorano la Delta rischia di finire in amministrazione controllata come la United Airlines, che proprio ieri ha dichiarato al tribunale fallimentare che per sopravvivere all'ulteriore colpo del caro-cherosene sarà costretta ad annullare l'attuale piano pensionistico per i propri dipendenti, sostituendolo con uno meno oneroso. Negli ultimi tre anni la Delta ha perso più di 5,6 miliardi di dollari e ha affrontato le difficoltà tagliando ben 16 mila posti di lavoro; ma adesso si vede costretta a risparmiare sul personale altri 1,3 miliardi di dollari all'anno, che salgono a 2,3 miliardi considerando l'insieme dei tagli a tutti i costi operativi. Gerald Grinstein, amministratore delegato della società, ha presentato il piano ai dipendenti, dicendo loro senza perifrasi che «una delle condizioni per far sopravvivere la Delta sarà il calo dei posti di lavori e una riduzione dei benefit per chi resta». L'idea è di avere, alla fine, «una compagnia più snella, più agile e produttiva, come è necessario per garantire la nostra competitività». Tutto questo va fatto sul piano operativo, ma non basterebbe ad affrontare l'altro grave problema della società, cioè il peso del debito che è di 20 miliardi di dollari (si tenga presente che tutte queste cifre in dollari ammontano a cifre molto vicine in euro). Perciò Grinstein ha chiesto ai creditori di ristrutturare il debito proponendo loro in cambio una quota del capitale. A Wall Street l'insieme di queste idee è piaciuto e ieri il titolo Delta è cresciuto, nel corso della seduta, oltre il 90Zo. Invece secondo il Wall Street Jourrigil «quella di Delta è una baittaglia contro il tempo che si rivelerà molto difficile da vincere»; il quotidiano americano ha parole dure anche per Alitalia, che vede «combattere con sindacati recalcitranti e politici impiccioni per fronteggiare perdite crescenti, ma prima dell'inverno potrebbe trovarsi sprovvista di cash». La minaccia più immediata per i flussi di cassa di tutte le compagnie viene, al momento, dal caro-petrolio che fa aumentare i prezzi del cherosene. La lata (che federa le compagnie a livello mondiale) calcola che ogni dollaro di prezzo in più, rispetto alla media di 33 dollari al barile che consente il pareggio, grava sui vettori per un ulteriore miliardo di dollari, considerando solo i collegamenti intemazionali. Se nell'anno la media sale a 39 dollari al barile, la lata prevede per l'industria del trasporto aereo perdite per 10 miliardi di dollari. Ieri anche AirOne, dopo numerose altre compagnie italiane e straniere, si è difesa ritoccando al rialzo il «fuel surcharge», cioè il sovrapprezzo sui biglietti legato all'andamento del costo delgreggio. L'aumento è pari a 2 euro per ogni ticket. In giornata ha fatto lo stesso la Swiss: il vettore elvetico ha annunciato un rincaro dei prezzi a partire dal 1" settembre, quando i collegamenti con gli scali europei costeranno 7 franchi in più e quelli sulla lunga distanza 20 franchi in più. Nei giorni scorsi prima British Aii-ways, Lufthansa, Air France, Klm e Meridiana avevano già deciso di aumentare questa voce che grava sui clienti. Eppure c'è una compagnia che non intende reagire con aumenti al rialzo del prezzo del petrolio, ed è proprio quella che ha sconvolto Ù mercato (in positivo per i chenti) praticando le tariffe più basse. Ieri l'amministratore delegato di Ryanair, Michael O'Leary, ha detto che l'aumento del greggio «peserà sui nostri risultati per 40 milioni di euro», eppure la compagnia di punta del settore «low cost» non intende seguire l'esempio di chi fa rincarare i biglietti, sia pure di pochi euro. Unica reazione alle difficoltà è che Ryanair cercherà di firmare «contratti per l'approvvigionamento del carburante che consentano di mettersi al riparo da impennate del petrolio». Delta taglia 16 mila posti mentre la United Airlines (in gestione controllata) rinuncia al piano pensioni AirOne e Swiss aumentano il sovrapprezzo sui biglietti per pagare il cherosene Ryanair: noi non lo faremo Tempi difficili per le compagnie Usa

Persone citate: Gerald Grinstein, Grinstein, Michael O'leary

Luoghi citati: Stati Uniti, Usa