Eredi delle «vecchie Br» pronti a tutte le alleanze

Eredi delle «vecchie Br» pronti a tutte le alleanze CHI SONO GLI «rtfPC» NATI IL 26 SETTEMBRE 20Ò2 E ATTIVI SOLTANTO IN SARDEGNA Eredi delle «vecchie Br» pronti a tutte le alleanze La prima azione: due attentati a Nuoro contro il neoministro Pisanu In un documento di fine luglio la minaccia di una durissima offensiva retroscena ROMA DOVREBBERO essere loro, anzi sono loro per ^h inquirenti e investigatori sardi, gli autori dell'attentato dimostrativo di Porto Rotondo: i Nuclei proletari per il comunismo, gli Npc. Una sigla evocativa del filone fibbrìgatista dell'eversione italiana nata il 26 settembre del 2002, e attiva soltanto in Sardegna. Più che evocativa, per dirla con le parole del ministro dell'Interno Beppe Pisanu, questa sigla sembra essere un «aggregato di residui delle vecchie Brigate Rosse». I sospetti degli investigatori riguardano vecchi militanti di Barbagia Rossa (Anni 80) confluiti nelle Br-Partito guerriglia di Giovanni Senzani, come i fratelli Giuliano e Michele Deroma, Luciano Farina e Maria Rosa Mura. Nella telefonata, anonima che ha fatto ritrovare l'ordigno in uh cassonetto di Porto Rotondo, gli Npc avevano sottolineato: «Avevamo promesso un'estate di fuoco, ora.manteniamo questa promessa. Guerra alla guerra...... Laddove la promessa faceva implicitamente riferimento al loro documento programmatico arrivato il 29 luglio alle redazioni dei quotidiani sardi. In quelle otto cartelle si annunciava l'avvio della campagna d'agosto: «Ci riprenderemo la nostra terra e le nostre coste, polverizzeremo i residence dell'opulenza. Colpiremo il meccanismo guerrafondaio presente nelle migliaia di ettari dì servitù militari dislocate sul nostro terri¬ torio; i messaggeri e gh autori della repressione poliziesca e carceraria; i portatori dei compromessi sindacali che indeboliscono la forza e le coscienze proletarie; i mafiosi nostrani che impastano il loro "sardismo" con i più biechi affari clientelali», Scampoli di un documento che ha messo in fibrillazione gh apparati di sicurezza e di intelligence, che fa temere che la campagna d'agosto, dopo l'azione dimostrativa ai Porto Rotondo, possa riservare altre sorprese, che lascia perplessi, che rimette in discussione fragili certezze. E' da quel 26 settembre di due anni fa, quando due attentati accolsero a Nuoro l'allora neoministro dell'Interno Beppe Pisanu - uno all'Unione Industriali, firmato Npc, l'altro alla Prefettura, rivendicato dalla sigla «Organizzatzione Indipendentista Rivolutzionaria» - che gh investigatori sardi tentano di neutralizzare i Nuclei proletari per il comunismo. Due anni di attentati contro sedi sindacali, degli industriali, di banche, di partito e istituzionali: ordigni esplosi, bombe disinnescate, proiettili spediti viaposta. Insomma, classiche azioni di «propaganda annata» accompagnate da una ricca produzione di volantini e documenti. E adesso l'annuncio di un salto di qualità, con il proclama di fine luglio: «Colpiremo personale, simboli, strutture del capitale locale e internazionale dell'imperialismo, dello Stato e delle sue articolazioni». «Ci aspettavamo, leggendo il documento - ammette un inquirente sardo - che gh Npc passassero da un'azione dimostrativa a un'azione annata più mirata. Collocare un ordigno in un cassonet¬ to, puntare il timer analogico alle 4,30 di notte, farlo ritrovare con una telefonata anonima è la riproposizione di un'azione di propaganda armata. Certo, di per sé razione rappresenta una sfida, giacché il cassonetto si trovava a poche centinaia di metri dalla residenza del presidente del Consiglio, ma un'azione simile c'era già stata esattamente un anno fa, in occasione della visita del presidente russo Putin alla residenza di Porto Rotondo del presidente Berlusconi: un ordigno inesploso fu fatto ritrovare a Porto Cervo». Per certi versi, il proclama di otto pagme è un assemblaggio di periodi estrapolati da vecchi documenti Npc nproposti in un contesto d'anàlisi e di elaborazione più complesso. I suoi passaggi più importanti fanno ipotizzare che tra gh estensori siano presenti muovi innesti» che riposizionano gh Npc in un contesto plurale di esperienze eversive. Da questo punto di vista, il documento prende le distanze (culturali), si distingue dalle esperienze dell'indipendentismo radicale, volendo rinegoziare questi ultimi tre anni d'attività eversiva in Sardegna dell'«enclave», dell'unità d'azione dei vari filoni brigatista, anarco-insurrezionaiista e indipendentista; «Lottiamo in Sardegna - scrivono gh Npc - per la Sardegna, ma non ci appartengono né guidano logiche nazionalitarie o indipendentiste. Anche se la nostra specificità, la nostra diversità come popolo, etnia, p semplicemente come entità geografica strategica, esiste ed è evidente, la visione di ima Sardegna "sovrana" non ci appartiene». Insomma, gh Npc rivendicano una continuità di elaborazione e di prassi propria dell'esperienza brigatista: «Dobbiamo riannodare i fih di un movimento comunista e rivoluzionario disperso e confrontarci con i momenti più mteressanti dei nuovi fenomeni contestatori emersi dai movimenti no-global, sindacali e operai». In questo, prendendo le distanze dalle Br di Nadia Lioce e Mario Galesi, gli Npc si collocano in un filone più movimentista e meno d'avanguardia: «Non vogliamo essere le avanguardie autoproclamate, gh eletti", di nessuno, ma semplicemente una presenza a fianco di chi lotta...». E aprono all'unità d'azione con altre esperienze eversive, pare di capire anche agli anarco-insiurezionalisti: «Il confronto con le formazioni e le individualità rivoluzionarie è aperto; l'unità d'azione possìbile». C'è un passaggio del documento che, sospettano gh investigatori, sembra essere la «firma» di un vecchio brigatista, Luciano Farina. E' quando, parlando del capitalismo mondiale, afferma che «l'imperialismo che attanaglia nel suo abbraccio soffocante il Tricontinente del Sud è lo stesso che in Occidente affila le sue armi...». Tricontinente del Sud, una parola raramente utilizzata nella produzione documentaristica brigatista se non in precedenti documenti degli Npc. E da un documento letto nell'aula della seconda Corte d'assise di Roma il 18 febbraio del 1991 da Luciano Farina e sottoscritto da Giovanni Senzani, imputati in un processo Br: «Insieme con i movimenti di massa e le forze rivoluzionarie nel mondo sviluppiamo la guerra alla guerra in Europa e nel Tricontinente del Sud». L'attentato del 20 gennaio 2004 alla Confindustria di Nuoro