Un nuovo futuro per il carbone «E' la cura per II caro greggio»

Un nuovo futuro per il carbone «E' la cura per II caro greggio» LE TENSIONI SUI MERCATI INTERNAZIONALI STIMOLANO IL DIBATTITO SULLA FONTE DI ENERGIA ALTERNATIVA PIÙ TRADIZIONALE Un nuovo futuro per il carbone «E' la cura per II caro greggio» Negli Stati Uniti fornisce già il 50 per cento dell'energia nazionale Italia ancora indietro, quasi totale la dipendenza dair«oro nero» analisi Francesco Spini LA nuova frontiera dell'energia? Viene dritta dritta dalla storia. Tra il 700 e l'BOO è stato il protagonista della rivoluzione industriale inglese. Oggi, anno 2004, complice l'ultimo shock petrolifero, il carbone toma prepotentemente sulla scena: negli Stati Uniti, dove già oggi fornisce il 500Zo dell'energia, così come nel resto del mondo, dove il suo utilizzo a fini energetici dovrebbe raddoppiarsi entro il 2015 fino a raggiungere il 500Zo. Del resto, mentre al petrolio vengono dati pochi decenni di sopravvivenza, di carbone ce ne sarà in abbondanza per almeno altri 250 anni. In Italia l'ultimo ad annunciare un ritomo al combustibile fossile è stato il numero uno dell'Enel, Paolo Scaroni, preannunciando entro il 2008 un ricorso al 500Zo nella produzione di energia. Lo scopo? Rendersi immuni dal caropetrolio. Nell'impossibilità di ricorrere al nucleare, il mix energetico italiano ad oggi, contrariamente a quanto accade nel resto d'Europa, privilegia di gran lunia il greggio (con l'olio combustijile) e il gas, rispettivamente con il 28 e 380Zo, riservando al carbone il 140Zo, d 120Zo se si considera la sola energia prodotta in Italia. Il problema, con l'avanzare del prezzo del greggio, sono proprio i costi, che dal 2005, quando verranno meno le coperture, andranno a impattare sul caro boUette. Già nello spaccato attuale i paragoni tra le diverse fonti sono presto fatti. Stando alle proiezioni Enel per ogni megawatt ora prodotto con oBo combustibde servono dai 60 ai 70 euro. Con il gas, le cui dinamiche di prezzo peraltro sono strettamente correlate a quelle del greggio, tale cifra si abbassa a una forchetta 45-50. Escludendo il nucleare (25-40 euro), restano solo le limitate fonti idriche, a 20 euro, e proprio il carbone, che si assesta a 35-45 euro. Una molla, quella del prezzo, che da anni ha portato i principali paesi europei e mondiali ad affidarsi al fossile. «È la prima fonte energetica utilizzata nel mondo - spiega Rinaldo Sorgenti, consigliere di Assocarboni -, seguita dal nucleare. In Europa le due restano le fonti primarie, sebbene in ordine inverso». In Germania il carbone, stando ai dati Enel, occupa il 510Zo del mix energetico, in Spagna U 360Zo e in Gran Bretagna U 320Zo. «La scelta italiana di affidarsi al petrolio, è stata folle - accusa Sorgenti -, tanto più se pensiamo che siamo un Paese privo di materie prime e grande trasformatore, al pari del Giappone che, guardacaso, utilizza come prima risorsa U nucleare, seguito proprio dal carbone». Inoltre l'aver puntato sul gas comporta ulteriori problemi. «Due terzi di questo arriva dall'area russa e dall'Algeria tramite due metanodotti - dice Sorgenti -. Se un guasto tecnico bloccasse uno dei due condotti, noi saremmo in totale black out energetico. Non per due ore, ma per mesi. Gli elettrodotti che potrebbero soccorrerci con ulteriore iniezioni di energia dall'estero'sono ormai saturi. Non avremmo alternative, se non un piccolo impianto vicino a La Spezia che'riesce a rendere utilizzabile il gas in forma compressa e liquefatta trasportato via mare^ ma per non più del 5I)6 del fabbisogno». Certo, negli ultimi anni, sulla spinta dell'enorme crescita cinese e della relativa domanda, il carbone, soprattutto da coke, ha subito forti incrementi, trascinando anche quello da vapore, passato dai poco più di 25 dollari a tonnellata di inizio 2003 ai circa 60 attuali. È recente il caso della cinese (la Cina è U secondo esportatore dopo l'Australia) Yanzhou Goal, che ha incrementato i prezzi anno su anno di oltre il 70l}6, trascinando anche i principali esportatori australiani. «Ma le dinamiche del carbone - osserva Sorgenti sono diverse dal petrolio, dove pesa la sua relativa scarsità. Al contrario di carbone ce n'è troppo, a tal punto che molti paesi lanno chiuso miniere per renderlo più remunerativo». Negli Stati Uniti è concentrato oltre il 250Zo della riserva, seguono Russia, Cina, Russia e Austraha. L'Italia non c'è. Con un'eccezione. «Nel Sulcis, in Sardegna, il carbone è stato estratto fino agli anni Novanta, anno in cui è stato dismesso proprio perché non considerato remunerativo. Quello sardo è un carbone relativamente giovane e povero in termini qualitativi, con alto contenuto di zolfo e di ceneri, tipici della lignite. Però oggi ci sono tecniche e impianti che potrebbero far fronte a combustibdi con le stesse caratteristiche. Dal 1999 è stato messo a punto nella raffineria Agip di Gela un impianto per autoprodurre ad uso interno energia elettrica proprio con il coke di petrolio, ricavato dalla raffinazione del greggio. I risultati ambientali sono risultati migliori di quelli di olio combustibile e di carbone comune». La grande incognita resta l'inquinamento. Da un lato, però, la tecnologia ha ampliato il contenimento delle emissioni. Dall'altro «va considerato come la legge usi parametri d'inquinamento poco comparabili. Per d carbone le emissioni di zolfo non devono superare VW. Per altri per altri combustibili come l'orimulsion, un bitume estratto nei pressi del fiume Orinoco in Venezuela, il limite sale al 30Zo, ma in pratica, se si esclude la componente dì acqua, si arriva anche al 50Zo. Mediamente U carbone non supera lo 0,5-0,80Zo». LE RISORSE DEL SISTEMA ELETTRICO mmmmmmmm LISTINI ALLE STELLE (Il prezzo di riferimento Usa del carbone, dollari per tonnellata): Germania Francia UK Spagna EXC/MWh) Italia Idre Nucleare Carbone Gas (CCGT) Olio 25-40 Gennaio 2003 2004 Agosto

Persone citate: Francesco Spini, Idre Nucleare, Paolo Scaroni, Rinaldo Sorgenti, Sulcis