«Ripresa possibile in 6-12 mesi L'Italia è grave, ma migliorerà»

«Ripresa possibile in 6-12 mesi L'Italia è grave, ma migliorerà» L'ECONOMISTA DISEGNA UNO SCENARIO DI CAUTO OTTIMISMO: «LA FINANZIARIA NON CERCHI SOLTANTO TAGLI» «Ripresa possibile in 6-12 mesi L'Italia è grave, ma migliorerà» Deaglio: un sentiero nella nebbia per riuscire a sfruttare le opportunità «La Cina e l'Est asiatico sono centrali, lo sviluppo americano è zoppo» Enrico Martinet inviato a COURMAYEUR Non usa il tormentone del «che cosa c'è dietro l'angolo» l'economista Mario Deaglio per offrire una visione del dopo vacanze italiane, ma calato nella realtà montana di Courmayeur parla di «oltre la cresta che stiamo salendo». L'autunno è queUVoltre» pieno di nebbia nel quale s'intravede però un sentiero da seguire. Ospite della Fondazione Courmayeur, Deaglio apre uno spiràglio di ripresa. La sua sintesi è improntata a un'analisi mondiale con la quale l'Italia deve fare i conti. Eccola: «La Cina e l'Asia del Sud-Est hanno un carattere centrale nella dinamica economica, gli Stati Uniti vivono una ripresa zoppa e l'Europa va, anche se a un basso numero di giri. Nell'arco di sei-dodici mesi la ripresa darà al nostro paese respiro, lo spazdo per modificare strutture. L'Italia è un ammalato grave che migliorerà». Quel «sentiero nella nebbia» è da percorrere, secondo Deaglio, «cambiando mentalità e atteggiamenti» per poter cogliere la ripresa europea che «da quattro mesi ha indici di crescita sul 2,7 per cento». U cambiamento passa per «imprenditori, sindacati, professionisti, sistema bancario, politici e governo che devono mettersi allo specchio non per guardare, come troppo sovente accade, quanto siano belli, ma per scrutare le proprie rughe». L'economista spiega: «Si parla di declino italiano perché viaggiamo ai due terzi della velocità dei paesi europei die nostro rango. Dobbiamo pensarci quest'autunno. So che l'autocritica non è più di moda, parliamo allora di riprogettare il futuro. I nostri imprenditori, famosi per la loro fantasia, hanno subito un ridimensionamento nei fatti con piani mancati. Sarebbe bello che la Finanziaria non parlasse soltanto di tagli, ma di progetti, linee guida. Così come sarebbe auspicabile che si facesse ima politica industriale e del credito. I settori persi, come quello chimico, sono persi, ma occorre salvare ciò che c'è e rilanciare le "nicchie", quelle 1500 imprese medie, che io ritengo siano anche tre o cinquemila. Devono essere aiutate anche contro se stesse, stimolate ad evolvere». A proposito di «nicchie» produttive il professore cita la «Grivel» di Courmayeur, azienda storica di attrezzi per l'alpinismo. Dice: «Esporta il 70-80 per cento del suo prodotto all'estero. Quante Grivel ci sono in Italia? Credo parecchie, ma rischiamo di perderle, prede di un fondo di investimento che poi dopo qualche anno le rivende». Non esplora aree nuove, Dea^lio, ma sottolinea quanto lavoro ci sia da fare nei settori convenzionali: «Si possono spezzettare, trovare dei sottosettori. Penso alla meccanica, alla produzione di auto nelle filiera della componentistica. Un esempio è quello degli apparecchi medicali, ci sono venti aziende italiane sul mercato mondiale che occupano circa diecimila persone. Dobbiamo trovarne tante. E eoa si può lavorare anche nel turismo». D e aglio presenta un quadro economico italiano «che dipende per tre quarti da quanto accade nel mondo». La Cina che ha bruciato ogni record di aumento produttivo e di sviluppo investe e fa progetti in Italia. «Parte delle riserve cinesi sono nei Bot italiani - dice -. Tra il 15 e il 20 per cento del nostro debito pubblico è in mano ai cinesi. Per questo occorre fare attenzione a possibili misure contro la Cina perché non si tratta soltanto di import-export». Un altro dato che riguarda il gronde paese asiatico è sul futuro dei consumi. «Di fronte a aumenti ingiustificati la scelta è non acquistare - spiega Deaglio -. Il passo successivo è qualcuno che offre lo stesso prodotto a prezzo inferiore. I cinesi vogliono aprire pizzerie nel nostro paese facendo pagare 2,5 euro ogni pizza». Proprio il Sud-Est asiatico apre uno scenario inedito. «Il 60-70 per cento della crescita mondiale è là dice l'economista -. E, fatto mai avvenuto, questa crescita non è controllata dall'Occidente. La Cina è la terza potenza economica, dopo Stati Uniti e Europa». Ancora: «Quanto accade in Cina è straordinario per intensità e ampiezza. Affascina e impaurisce come un'eruzione vulcanica. La crescita annua è fra l'S e il 10 per cento. numeri che non hanno precedenti negli ultimi 200 anni. Significa che ogni dodici mesi la Cina aggiunge alla propria produzione quella del Canada. Uno sviluppo che attira sia il Giappone sia tutto il Sud-Est asiatico. Aquesto si deve aggiungere l'incremento del 5 per cento annuo della produzione dell'India». Gli Stati Uniti invece hanno «una ripresa strana, che non dà stimoli a espensioni di altri paesi». La colpa è dì tre deficit. «H primo spiega Deaglio - è quello pubblico. Il presidente Bush finirà il suo mandato lasciando un passivo del 5 per cento quando aveva trovato una bilancia attiva. Il secondo è quello commerciale con ima perdita di 4000 miliardi di vecchie lire ogni giorno. Il terzo è l'indebitamento delle famiglie». MENO DIFFERENZE (variazione 'fa del pil trimestre per trimestre, tasso annuale) V quadrimestre 2 004 2U quadrimestre

Persone citate: Bush, Deaglio, Enrico Martinet, Grivel, Mario Deaglio