IMMIGRATI in Australia? NO grazie di Maurizio Molinari

IMMIGRATI in Australia? NO grazie VIAGGIO NEL PAESE CON LA PIÙ' RIGIDA LEGGE CHE REGOLA L'INGRESSO DEGLI STRANIERI IMMIGRATI in Australia? NO grazie reportage Maurizio Molinari SYDNEY A Melbourne i tassisti sono angloceltici, ad Adelaide le cameriere d'hotel hanno capelli biondi ed occhi azzurri, a Perth i camion della nettezza urbana sono guidati da autisti d'origine irlandese e nei ristoranti di Sydney chi serve ai tavoli è d'origine europea, in gran parte itahani e greci. Ciò che distìngue l'AustraUa di John Howard dall'Europa e dagli Stati Uniti è la visibile assenza di immigrati del Terzo Mondo. Dei lavoratori africani ed arabi che abbondano nelle strade di Parigi, Roma e New York qui non^'è ttaccia, ,a' far funzionare i servizi sono cittadini australiani di origine europea. Per trovare i volti del Sud del pianeta bisogna varcare la soglia delle Università, dove i figli delle elìtes di Manila, Tokio, New Delhi, Singapore e Seul vengono a studiare pagando rette da capogiro che mantengono gh atenei, oppure guidare per ore lungo le sterminate strade del West Australia per trovare all'opera nei campi agricoli quei pochi asiatici - in particolare indocinesi - ammessi come rifugiati politici e riusciti dopo una lunga ed estenuante attesa ad ottenere un passaporto australiano. Gli immigrati che si incontrano in Australia sono i manager ed imprenditori asiatici protagonisti della piazza finanziaria di Sydney e gli europei di seconda generazione come nel caso dì Simitis, ex marinaio greco oggi droghiere di Melbourne, che ricorda come «alla fine degli anni Sessanta scesi dalla mìa nave con la valigia in mano, nessuno mi chiese chi ero e trovai subito casa con una semplicità che oggi sarebbe impossibile». A segnare la fisionomìa della popolazione australiana sono le leggi sull'immigrazione confezionate negli anni del dopoguerra che, pur recentemente ed a più riprese modificate, tutelano l'identità «Ali White» (tutta bianca) di una nazione estesa quanto gli Stati Uniti ma popolata da appena 18 mìhonì di abitanti, in gran parte discendenti di coloni ed ex detenuti angloceltici - inglesi, irlandesi, scozzesi, gallesi e sudafricani - giunti a bordo delle navi della corona britannica. Sebbene gh opuscoli colorati del ministero delTimmi- grazione offrano la prospettiva di integrazione in una nazione dove c'è «democrazia, cielo pulito, rispetto per la natura ed alta qualità della vita» diventare cittadini è più difficile qui che in ogni altri Paese dell'Occidente, a meno che non si disponga di oltre 150 mila dollari da versare su un conto bancario o di un lungo contratto di un lavoro garantito sin dall'inizio. «Vorremmo avere lavoratori stranieri - dice Simon, agricoltore d'origine britannica cresciuto in Africa Australe - ma lo Stato ci impedisce dì farli arrivare». Il motivo è che il consenso popolare per la nazione «Ali White» nasce dal mondo del lavoro, dai sindacati tradizionali portatori del timore che in un Paese così poco densamente popolato far cadere gli ai^inì all'immigrazione potrebbe significare l'arrivo della disoccupazione quasi sconosciuta - e la fine del «mito della nazione dove sì vive meglio che in ogni altra parte del mondo» come ha scritto lo storico Frank Welsh nel suo recente «Great Southern Land», fl governo conservatore di Jolurkowards ha fatto propria l'eredità della linea dura contro l'immigrazione e quando nel novembre dello scorso anno una barca di clandestini curdi in cerca di asilo approdò sull'isola di Melville, 80 km a nord di Darwin a metà strada con l'Indonesia, non esitò a far approvare al governatore generale Michael Jeffrey un regolamento retroattivo che dichiarava tutte e tremila le isole dell'Australia zone di «non immigrazione», rendendo così impossibile l'applicazione delle leggi nazionali sull'accoglienza dei rifugiati. Il risultato fu che la marina militare catturò ì curdi, lì informò che non erano affatto arrivati su un territorio dove vigeva la normativa australiana suU'accoglìenza e quindi li riaccompagnò neUe ac¬ que dell'Indonesia. Simile sorte ebbero nel 2001 i 433 boat people arrivati da Afghanistan, Iraq e Sri Lanka e tratti in salvo da una nave norvegese dopo essere stati respinti in mare aperto. La politica di Howard della «Border Protection» - la protezione dei confinì - ha il proprio alfiere nel ministro delllnunigrazione Amanda Vanstone e gode di un ampio consenso: un sondaggio realizzato dal quotidiano «The Age» all'inìzio dì questo mese attesta che il trattamento dei rifugiati è «giusto» per il 42 per cento degli elettori e un altro 20 per cento lo considera «troppo generoso» mentre il 35 per cento ritiene che sia «troppo duro». A spiegare l'orientamento dell'opinione pubblica è anche l'impatto della strage dì Bah - l'attentato dì Al Qaeda alle discoteche nell'otto¬ bre del 2002 in cui perirono anche 88 austrahanì - con i conseguenti timori di infiltrazioni di terroristi islamici, fomentati anche dalle ripetute minacce dì Osama bin Laden contro Canberra per vìa dell'invio di truppe tanto in Afghanistan che in Iraq. La nascita di gruppi dì volontari a favore di vm ammorbidimento della normativa vigente - ovvero dell'elargizione di un più vasto numero di visti per residenti temporanei - è una patata bollente tanto per il governo che per l'opposizione laburista che, in vista deUe imminenti elezioni politiche, preferiscono restame alla larga. Tanto più che la Corte Suprema quando la scorsa settimana è stata chiamata a pronunciarsi sul trattamento degli immigrati in arrivo sènza permesso ha' sposata la1 linea dura, sostenendo la'decìsìonedel^ovemi dì «detenére per un periodo illimitato» chi arriva clandestinamente affermando dì «non avere una patria». La sentenza riguardato particolare un palestinese proveniente dal Kuwait ed un iracheno giunto dalla Siria che, riusciti in qualche maniera ad entrare in Australia, rifiutano di essere espulsi affermando dì non sapere dove andare. «Essendo il governo incapace di trovare una nazione pronta a riceverli - è stata la conclusione della Corte - è autorizzato a detenerh a vita in quanto le leggi sull'immigrazione prevedono la prigione fino alla deportazione dì un non-cittadino illegale». Proprio la definizione di «unlawful non-citizen» consente di trattare i clandestini come crìmìnah, in attesa di espellerli. Le norme che tutelano l'identità «AH White» nascono dal mondo del lavoro e da quello dei sindacati tradizionali I boat people afghani vennero salvati da una barca norvegese dopo essere stati ricacciati in mare aperto Ciò che distingue l'Oceania dall'Europa e dagli Stati Uniti è la visibile assenza di persone arrivate dal Terzo Mondo Alberto Sordi con la Cardinale nel film «Bello, onesto, emigrato Australia...» Una veduta aerea di Sydney con il teatro dell'Opera che si affaccia sulla baia

Persone citate: Alberto Sordi, Amanda Vanstone, Frank Welsh, John Howard, Land, Melville, Michael Jeffrey, Osama Bin Laden, Simitis