L'OBBLIGO DEL BUON ESEMPIO di Tito Boeri

L'OBBLIGO DEL BUON ESEMPIO L'ITALIA E L'IMMIGRAZIONE L'OBBLIGO DEL BUON ESEMPIO Tito Boeri IL neocommissario europeo. Rocco Buttiglione, ha ricevuto come regalo di Ferragosto una vicepresidenza della Commissione Europea tutta da inventare e una delega virtuale sulle politiche dell'immigrazione. Le competenze in materia di immigrazione rimangono infatti saldamente in mano ai governi nazionali nonostante i sondaggi Eurobarometro dicano che su questi temi i cittadini dei vari Paesi sono disposti a delegare poteri aUEuropa. Vero, come ci ricordava Giuliano Amato domenica sulle colonne de II Sole 24 Ore, che la nuova Costituzione Europea preveda un maggiore coordinamento di queste politiche a livello europeo. Ma questi principi inapplicati servono oggi solo a rendere le autorità sovrannazionali europee un capro espiatorio di professione, come il signor Malaussène nei libri di Pennac, che si prende sempre le colpe dei difetti di fabbricazione di leggi fatte da altri. E le 25 leggi nazionali dell'immigrazione oggi vigenti nelTUnione appaiono spesso del tutto irrealistiche. Questo scaricabarile è avvenuto anche in occasione degli ultimi sbarchi in Sicilia e delle tragedie consumatesi al largo delle nostre coste, dove, stando alle dichiarazioni del nostro ministro degli Interni, è mancata l'Europa. Per fortuna sarà più difficile scaricare le colpe sull'Europa ora che abbiamo a Bruxelles un italiano, espressione dell'attuale maggioranza, ufficialmente incaricato mgestire l'immigrazione. Ma il fatto di avere un «commissario al governo» può anche servire per trasformare una vicepresidenza e delega virtuali in un incarico di peso. Perché i governi si decidano finalmente a dare poteri a Bruxelles nel governo dell'immigrazione, occorre che qualcuno dia il buon esempio. E oggi Buttiglione può chiedere al suo governo di farlo. In tre aree fondamentali. La prima è quella delle politiche d'asilo, l'unico terreno su cui vi è stato un modesto tentativo di coordinamento a livello europeo. Rimangono ancora moltissime cose da fare per applicare gli accordi di lampare. E il nostro Paese è in forte ritardo: per adeguarsi a quegli accordi dovrà fortemente ammoihidire le normative vigenti in Italia. La seconda area è quella delle restrizioni nei confronti dei Paesi dell'allargamento. Sono proprio questi Paesi ai nuovi confini dellUnione quelli più interessati a rafforzare la cooperazione a livello europeo nei controlli delle frontiere. Sono alleati naturali dell'Italia nel cercar di condividere fra tutti i Paesi dellUnione i costi dei pattugliamenti, dei controlli lungo le nostre coste e quelle dei Paesi del Nord Africa. Saranno davvero nostri alleati in questa battaglia soprattutto se smetteremo di trattare i lavoratori dei nuovi Paesi.membri come extra-comunitari. A maggio il nostro governo ha deciso di chiudere le frontiere ai lavoratori dei nuovi membri dellUnione per almeno due anni. Questa decisione venne giudicata allora come «intempestiva» dal neo-commissario europeo. Perché allora Buttiglione oggi non chiede al suo governo di rinunciare a queste inutili e dannose restrizioni? Non sono certo gli immigrati polacchi che oggi stanno dirigendosi verso i Paesi che non hanno imposto restrizioni, come il Regno Unito, quelli che i nostri concittadini temono. E molte piccole imprese sarebbero ben felici di poter ricevere più immigrati da questi Paesi. La terza area su cui occorre dare il buon esempio è quella dell'applicazione, dell'enforcement, delle leggi. L'arma più efficace per scoraggiare l'immigrazione clandestina risiede nella repressione del lavoro irregolare di immigrati, l'unico tipo di lavoro che può essere svolto da chi non ha un permesso di soggiomo. Per ridurre il lavoro nero degù immigrati occorre intensificare i controlli sui posti di lavoro (gli immigrati ci vanno tutti i giorni mentre attraversano le frontiere solo una volta) e mostrarsi rigidi nel far applicare nonne e obblighi contributivi ai datori di lavoro. Anche qui lltalia può e deve dare un esempio migliore. Anziché ridurre i controlli sui posti di lavoro, come avvenuto negli ultimi anni, dovrebbe intensificarli. E dovrebbe il nostro governo, anche alla luce di questi effetti sull'immigrazione clandestina, impegnarsi solennemente a non fare nuovi condoni fiscali e contributivi, quelli che incentivano il lavoro in nero. Bene allora che il neo-commissario faccia sentire la sua voce a Roma prima ancora che a Bruxelles. Ha tutto l'interesse a farlo se vuole davvero contare nella nuova Commissione. SERVIZI DI Mollnari e Poletti A PAGINA 10

Persone citate: Buttiglione, Giuliano Amato, Pennac, Poletti, Rocco Buttiglione