Mistero su un reporter Usa rapito a Nassiriya

Mistero su un reporter Usa rapito a NassiriyaIL GIORNALISTA SI OCCUPA DI SITI ARCHEOLOGICI ED E' SPARITO CON IL SUO INTERPRETE, LA POLEMICA SCATENATA DA UN FUNZIONARIO IRACHENO Mistero su un reporter Usa rapito a Nassiriya «Era stato cacciato da Camp Mittica», Il comando italiano; «E' tutto falso» Claudia Ferrerò NASSIRIYA Un cronista affabile, con la passione per i documentari archeologici, abituato a muoversi da solo, forte della conoscenza di alcune parole in lingua araba. E' ancora fitta di misteri la sparizione di Micah Garen, il giornalista americano rapito nel fine settimana a Nassiriya: «E' stato sequestralo assieme al suo interprete iracheno mentre passeggiava al mercato, in pieno centro», ha raccontato il vice governatore della città, Adnan alSharifi. Garen è fondatore e direttore della «Four Comers Media», società specializzata in film, fotografie e documentari di siti archeològici. Di certo c'è che giovedì scorso era a Baghdad, dove ha incontrato il giornalista del TG1 Pino Scaccia: «E' venuto da me per offrirmi delle immagini. Non ha voluto lasciarmi il suo numero di cellulare e la sua e-mail, mentre io gli ho lasciato i miei. Siamo rimasti d'accordo che mi avrebbe contattato di nuovo dopo un paio d'ore, ma non si è fatto più sentire». Il sovrintendente ai beni archeologici a Nassiriya, Abdul Amir al-Hamdani, ieri ha raccontato che da qualche giorno Garen alloggiava in un albergo e che stava lavorando a un progetto sui siti archeologici minacciati della zona. Lo stesso Hamdani ha aggiunto che Garen si era inimicato i mihtari italiani perché li aveva accusati di avere ucciso dei civili, tra cui una donna incinta, durante gli scontri con la milizia sciita scoppiati una decina di giomi fa. «Scattò fotografie di un'ambulanza crivellata di colpi e le inviò al govemo a Roma, sottolineando che i militari italiani avevano ucciso una famiglia e non terroristi - ha aggiunto Hamdani -. Di conseguenza, Garen fu caccialo dalla base e costretto a traferirsi in città». Versione questa completamen¬ te smentila dal comando italiano: «Non è mai stalo allontanato da Camp Mittica, che lo ospitava fin da giugno - ha affermato il portavoce del Comando del contingente italiano in Iraq, capitano Ettore Sarli-. E' slato da noi fino all'11 agosto, quando ha riconsegnato il tesserino per l'accesso alla base, dicendo che voleva andare a Baghdad. Era arrivato a giugno, perché stava da solo con la fidanzala in un hotel di Nassiriya e, sentendosi minacciato, ci aveva chiesto ufficialmente ospitalità tramite i carabinieri della Msu. Il comando ha accettato la richiesta e lo ha ospitato fino a pochi giorni fa*. Il capitano Sarli ha precisato che «in questi mesi il giornalista non è stato sempre a Camp Mittica. Di solito andava via la mattina presto con l'inlerprele e un mezzo civile e tornava la sera tardi; a volle non tornava proprio e dormiva altrove per qualche giorno. È partilo il 29 luglio assieme alla fidanzala ed è tornato da solo il 2 agosto. Quindi è rimasto fino all'I 1 e non è assolutamente slato mandato via. Andava su è giù da Baghdad: più volle abbiamo avvertilo i giornalisti che era pericoloso avventurarsi senza scorta, ma non possiamo obbligarli a rientrare alla base». Quanto alle polemiche sulle foto e sul filmalo, per Sarli si tratta di una cosa «assolutamente inverosimile». Ora, conclude, «faremo indagini nella no¬ stra zona su questo presunto rapimento, verificheremo con la polizia locale, ma la strada da qui a Baghdad è mollo lunga^e pericolosa: non sappiamo dove possa essere avvenuto il sequestro». Ieri sera la fidanzata Marie Helene (Jarleton ha lancialo un appello ai suoi sequestratori: «Liberatelo, stava facendo solo il suo lavoro di giornalista, un documentario sui tesori archeologici iracheni». Chi lo ha conosciuto, come Giacinto Pinto, cronista di «Telenorba» che ha passalo alcuni giorni con Garen a Mittica, definisce il reporter americano un tipo «che non sembrava certo un eroe. Se ne slava parecchio da solo e la sera, fino a larda notte, scriveva e riguardava le immagini girate durante il giorno. Aveva alcuni pass, uno di questi era scritto in arabo e intestato all'Herald Tribune». «Non hai paura?», aveva chiesto Pinto a Garen. «Cerco di mimetizzarmi e da alcuni giomi mi sto facendo crescere i baffi», aveva risposto il cronista americano. Dietro il sequestro di Micah Garen potrebbe celarsi il traffico di reperti archeologici, un affare di svariali milioni di dollari, che fa gola a molli. Alcuni dei suoi reportage fotografici, infatti, documentavano lo stalo dei sili della provincia e, talvolta, il loro saccheggio da parte di bande di predoni. La sua attività potrebbe aver dato fastidio a qualcuno. Il capitano Sarli: «E stato da noi fino a pochi giorni fa, poi ci ha detto che andava a Baghdad» Il motivo della «cacciata»: le foto di un'ambulanza con civili uccisi per sbaglio dal nostro contingente ' Nella foto grande il giornalista americano Micah Garen su un blindato dell'esercito italiano a Nassiriya e sopra un'Immagine della ambulanza colpita durante gli scontri con le milizie sciite