Il racket degli infermieri extracomunìtari di Marco Accossato

Il racket degli infermieri extracomunìtari SEGNALATE DECINE DI CASI Al CARABINIERI: ANCHE IN OSPEDALE SI RICORRE A PERSONALE CHE NON SA PARLARE ITALIANO Il racket degli infermieri extracomunìtari L'associazione di categoria: caporalato in corsia Marco Accossato In un momento di carenza cronica di infermieri, Asl e ospedali sono sempre più costretti a ricorrere ad «arruolamenti» di personale extracomunitario: contratti con liberi professionisti o attraverso cooperative. Ma il Collegio Infermieri della provincia di Torino lancia un allarme: «Nella nostra città, come nel resto del Paese, lavorano extracomunitari che non conoscono una parola di italiano, talvolta sprovvisti di titolo di studio riconosciuto dal nostro Paese, e dell'iscrizione all'Albo». Un fenomeno che inizialmente riguardava soprattutto le strutture socio-assistenziali per anziani, ma che si sta estendendo a macchia d'olio alle Asl e agli ospedah, e ha sempre più il sapore cattivo del caporalato. Numerose sono - in tal senso - le segnalazioni giunte al Collegio Infermieri e già consegnate ai carabinieri delNas: «Imprecisate agenzie - denuncia il presidente. Michele Piccoli - collocano aerlopiù personale con forti dub3i di intermediazione di manodopera». Stando alle segnalazioni indirizzate all'Ipasvi «queste persone subirebbero veri e pro¬ pri ricatti: documenti sequestrati, repentini trasferimenti da regione a regione, retribuzioni tra il 30 e il 50 per cento del compenso previsto come minimo dal tariffario professionale». Ad ogni segnalazione, il Collegio Infermieri, «sempre più preoccupato», si rivolge alle autorità competenti per le indagini, oltre che alle Aziende Sanitarie e alla Regione. «Le nostre denunce non si riferiscono - puntualizza Piccoli -alla presenza di studi associati di infermieri libero irofessionisti che prestano la oro opera in convenzione e regolarmente iscritti agli Albi, ma a imprecisate "agenzie" fornitrici di personale». Impossibile quantificare il fenomeno, (d'Assessorato alla Sanità - polemizza Piccoli - potrebbe e dovrebbe giocare un ruolo chiave nel definire l'entità del fenomeno e indicare le opportune contromisure, specialmente alle proprie Asl e ospedah che possono essere tentate di affidare appalti a "fornitori di manodopera" a prezzi competitivi. Ma stiamo forse aspettando che scoppi l'ennesimo scandalo. Che ci sia qualche vittima». Perché, rivela il Collegio Infermieri, fra tante segnalazioni giunte, qual¬ cuna fa rabbrividire: «Sta diventando per noi esperienza comune trovare infermieri stranieri parcheggiati nelle corsie, inutihzzabin perché non capiscono una parola di italiano però fanno numero e "coprono gli organici"». Oppure accade di scoprire che «un infermiere in un pronto soccorso faceva triage, cioè decideva quale codice di priorità attribuire ai pazienti sulla base dei sintomi, ma in albanese». O ancora: «Un altro gentilissimo infermiere rispondeva sorridendo "Sì" a ogni richiesta. Perché era l'unica parola che conosceva initahano». Tutto nasce dal fatto che l'Italia è l'unico Paese d'Europa che per gli infermieri provenienti dagli Stati comunitari, come polacchi, moldavi o lettoni, non prevede esame di lingua. «I Collegi - spiega ancora Michele Picco- prendono atto della validità del titolo dell'infermiere comunitario riconosciuta dal Ministero della Salute, e lo iscrivono tout-court all'Albo. E da quel momento l'infermiere può legittimamente lavorare. Non importa se dovremo rivolgerci a lui in ungherese per avere assistenza...». Nella tabella pubblicata qui accanto si possono contare quanti infermieri stranieri siano già arrivati per far fronte all'emergenza posti. I dati sono relativi a coloro che hanno sostenuto gli esami a Torino, ma il sospetto è che ci sia un sottobosco. Parallelamente, esiste un forte fenomeno di migrazione interna, per cui una quota degli infermieri «regolari» può essere iscritta ad Albi di altre regioni. Inoltre, «sta prendendo piede 1'"arruolamento" di infermieri extracomunitari con un visto di soggiorno biennale per stage». «Stiamo assistendo a un incremento notevole della presenza di infermieri provenienti soprattutto da Paesi dell'Est», fa notare Michele Piccoli. Il Collegio di Torino ha inasprito l'esame di competenza linguistica e si è organizzato per fornire corsi gratuiti agli aspiranti infermieri per affinare le competenze giuridico-deontologiche. «Ma non basta, a garanzia del malato conclude il presidente Piccoli -: anche per questo chiediamo che d'ora in poi tutti gli infermieri portino un cartellino di riconoscimento per indicare cognome, nome, qualifica, Collegio di appartenenza e numero d'iscrizione all'Albo». L'AIUTO CHE ARRIVA DA LONTANO 1 BiSiSiiEliiB K3B iiFlilli Ppftfi W flh i i A ?i KJi Pi Ml SuLnfil BBT^jB ^^cXi^HJ - T s WIrflwfflyfftH BEBK HTrTnHjjjrT^sH W&JSB Hf<iM i^^MJ£^£iiLs«Mi mi m^ ; Fonte; Collegio Infermieri mmWMmBBmKm

Persone citate: Michele Picco, Michele Piccoli

Luoghi citati: Albi, Europa, Italia, Torino