La verità di Taormina «Nella casa d Cogne c'è la firma del killer» di Massimo Numa

La verità di Taormina «Nella casa d Cogne c'è la firma del killer» SEQUESTRATA LA VILLETTA DEI FRANZONI La verità di Taormina «Nella casa d Cogne c'è la firma del killer» Massimo Numa TORINO Carlo Taormina, l'avvocato di Annamaria Franzoni, spegne la polemica. E annuncia una notizia che significa, dice, «una sola cosa: si riparte da zero». Proprio da ieri la villetta di Cogne è sotto sequestro giudiziario, dopo gh atti trasmessi dalla procura generale di Torino ai pm di Aosta. «Le indagini, credo, saranno affidate alla polizia di Stato», spiega Taormina. Lancia un appello: «Dimenticare il passato, ripartiamo da zero, dal mio esposto. C'è bisogno di indagini rapide, affidabili, perché il tempo che passa ci allontana dalla verità, per non disperdere e per salvaguardare le prove». Venticinque pagine che individuano un assassino «alternativo» ad Annamaria Franzoni. «Per rispetto agli inquirenti, non':ho ; Inai'" ^oltìfò" rivelare i punti essenziali dèi lavorò dei nostri periti. Erano selmplicement9 emerse delle indiscrezioni, più o meno esatte, più o meno frammentarie. Però ho letto molte falsità. E allora voghe entrare nel merito dell'indagine, nei particolari». L'esposto individua quattro gruppi di impronte e di tracce, «mai censite, prima», spiega Taormina. Due nuove impronte digitali sono state trovate dai boriti della difesa Enrico Manredi e Claudia Sferra, ritornati al lavoro nella villetta di Cogne. Si tratta di due impronte insanguinate «piene, ricche di linee» e «lasciate sulla porta d'ingresso della camera da letto, sicuramente nei due minuti successivi al delitto». Perché i tempi di coagulo del sangue, circa due minuti e mezzo, escludono che possano essere impresse successivamente. Taormina: «Non appartengono ad Annamaria Franzoni, le impronte. Lo possiamo escludere tassativamente. Credo che la procura abbia l'obbligo di confrontarle con le persone che entrarono nella casa. Alcuni soccorritori avevano i guanti, certamente la Satragni, gh elicotteristi. Forse la Ferrod no. Io credo che quehe due impronte siano dell'assassino di Samuele ma non escludo in linea di massima, anche se è molto difficile, che siano dei soccorritori. Nessuno le ha mai esaminate, queste impronte; nessuno le ha mai inquadrate in quella dimen- sione spazio-tempo che porta dritto all'assassino. Quello ve- ro». Pagina dopo pagina la morte di Samuele si perde nel reticolo dei calcoli matematici, delle proiezioni scientifiche. «Ma a senso unico, costruite in modo unidirezionale, per individuare un solo e unico colpevole». Invece? «Invece c'è un secondo groppo di impronte, che descrivono il percorso seguito dall'assassino. La loro consistenza è fragilissima, rilevarle potrebbe voler dire distruggerle. Allora è necessario intervenire adesso. Le tracce, tra le 20 e le 25, partono dalla camera da letto, sono nel piccolo corridoio, poi lungo le scale, infine nel garage. Si fermano esattamente di fronte al pulsante che aziona il movimento meccanico di apertura della serranda. Ci voghono, per aprirla completamente, due minuti e '30. Perfètttìméhte compatibili con il passaggio del vero assassino che ha avuto 8-12 minuti per entrare, uccidere e allotìtanar- si». Il particolare «decisivo» non è dato tanto dalla localizzazione delle impronte nel garage, una circostanza già nota, ma dalla perfetta ricostruzione della traiettoria di «quelle tracce, distanziate secondo la cadenza di un passo», che si interrompono di fronte «al pulsante del meccanismo della serranda». Taormina entra nel cuore delle valutazioni dei periti. «Per quello dell'accusa, Schmitter, l'impronta trovata nel settore sinistro del piumone che copriva in parte il corpo del bimbo, era "presumibilmente" l'impronta del tacco di una scalpa. Per gh inquirenti di Aosta no. Si trattava di una macchia di sangue "espansa" per il contatto tra i due lembi. Ma ora preciso che quell'impronta è speculare con un'altra, trovata dai periti nel garage. L'impronta dell'assassino, secondo me». Le caratteristiche morfologiche deU'impronta dunque corrisponderebbero, smontando così in modo diretto la ricostruzione effettuata dai carabinieri del Ris. L'accusa dice: «Il killer era in ginocchio su un settore del piumone, impugna l'arma e colpisce». La difesa: «Non è vero die la coperta era completamente distesa, al momento del delitto, perché Samuele aveva tracce di sangue anche sulle gambe. Il piumone era invece piegato in fondo al letto e disteso completamente solo dopo, per nascondere il corpo». L'assassino lascia dunque l'impronta della scarpa, insanguinata, in un settore della coperta. E quella stessa impronta si ripete nel garage. «Mentre è nitida sull'impiantito del locale, appare più confusa sulla coperta. Perché il sangue che si poggia sii quel tipo di tèssuto, tènde a spalmarsi. Queste impronte vanno preservate. C'è il pericolo che possano essere distrutte». I periti hanno trovato altri indizi all'esterno del cottage. «Ho letto - spiega Taormina una falsa dichiarazione degh inquirenti. Diceva: "Quelle tracce le abbiamo analizzate, non significavano nulla". Al contrario io dico che non furono mai prese in considerazione. Le tracce sono state localizzate nei camminamenti estemi, partono dalla porta d'ingresso e vanno verso il viottolo che costituisce la via di fuga dell'assassino dopo il delitto. Alcune di queste tracce dovranno essere prese in esame solo dagh inquirenti, perché il loro esame significa la loro distruzione. Quella esaminata da noi - aggiunge l'avvocato - non ha dato il risultato sperato, cioè un Dna. Era troppo esigua, era passato troppo tempo. Questo non significa che non ci sia materiale biologico ma non è stato possibile estrarre il codice genetico. Ma una è molto grande, ben contornata. Si dovrà partire da quella». I periti di Annamaria Franzoni non hanno dubbi: nella villetta di Cogne c'era un uomo, il vero assassino. Conclude Taormina: «Sommando tutti gh elementi raccolti il mosaico è quasi completo. Credo che nessuna difesa abbia mai compiuto una contro-indagine così tecnica, in un contesto ambientale così difficile e ostile». Parla l'avvocato di Annamaria «Adesso occorre dimenticare il passato per ripartire da zero C'è bisogno di indagini rapide e affidabili per non disperdere le prove» I periti della difesa hanno trovato due impronte digitali «Chi le ha lasciate sulla porta della camera da letto lo ha fatto nei due minuti successivi al delitto» Le prime perizie dei Ris nella villetta dei Franzoni a Cogne