Le Signore degli anelli di Roberto Beccantini
Le Signore degli anelliLe Signore degli anelli reportage Roberto Beccantini inviato ad ATENE E alla fine l'ordine d'arrivo è: prima Gianna Angelopoulos Daskalaki, seconda Dora Bakoyannis. La «tigressa» del comitato organizzatore e il sindaco di Atene. Donne con i cerchi e con le palle, donne che hanno sfidato il mondo, rischiando di venirne stritolate. Questa sera, le Olimpiadi cominciano per tutti, tranne che per loro. Per loro, finiscono. E' una provocazione, d'accordo, ma mica tanto. Come l'Atene che hanno tirato giù dagli atlanti e dalle cartine, luoghi famosi e luoghi comuni, per adattarne il fascino archeologico alle esigenze spicciole, perché sì, se ogni pietra qui ha dietro una storia, ogni auto aveva davanti un ingorgo, e ogni ingorgo un principio latente di sedizione, di rissa. Oggi, Atene non sembra nemmeno lei, sdraiata sul mito che le fa da cuscino, spettinata nei suoi casermoni di riporto, eccitata ed eccitante per quell'ordine stradale e panoramico - che si è imposta a costo di infliggerselo come una tassa. Era un prezzo che doveva pagare, a sé e agli altri, per dimostrare che fra essere in Europa ed essere dell'Europa la differenza, a volte, può venir fuori proprio dal gusto morboso di chiedere i Giochi, ottenerli, fissare del- Tra i gadget le scadenze e rispettarle. E allora, anche il sirtaki dà ritmo e non soltanto colore all'impresa, impresa che ha resistito alla staffetta Simitis-Karamanlis, l'uno socialista, l'altro liberal-conservatore, alla caricaturale esasperazione di un popolo che e stato sempre considerato né carne né pesce, •se per quel suoftgalizioso barcamenarsi fra '•Rièri che langtt secoli e secoli che nello s^SmMibravsa^Mtitì. GeF" to, ti avventuri al Pireo e .ti viene addosso l'immagine di una Pearl Harbor che, al con-' trarlo dell'originale, sa che potrebbero lanciarle addosso di tutto, e per questo si è annata fino ai denti. Sì, è un'Atene truccata e un po' falsa, troppo semplice e scorrevole per essere genuina, un po' come la Mosca olimpica del 1980, quando Leonid Breznev l'aveva sterilizzata e «rifondata» con il criterio della sottrazione, meno prostitute, meno indesiderabili, meno macchine. Finché non rimasero che gli atleti e coloro che avrebbero dovuto proteggerli e, visto che c'erano, applaudirli durante le gare: guardie del corpo e spettatori. Chissà che cosa si sarebbero inventati se avessero dovuto far fronte a un 11 settembre. Ecco, è questo l'alibi di Atene, un alibi che è soprattutto un avviso di garanzia, una proiezione, una prospettiva. Prepararsi ai Giochi, giocando a mimare la guerra, non per¬ ché imposta o subita, ma perché sospesa, minacciata e, dunque, possibile. Non sono le accuse di aver trasformato il Paese in uno ' «stato di polizia». Per la coalizione «Anti 2004», neppure ai tempi dei Colonnelli si viveva così assediati, così invasi da un esercito che, olimpico o nò, costituisce pur sempre un'entità altra alla Nazione. Gli impianti sono costati tredici morti, i prezzi degli alberghi e dei ristoranti sono esplosi, ma la missione è stata compiuta, le generalesse Gianna e Dora lanno riportato a casa il soldato Olimpiade, 108 anni dopo. Gianna Angelopoulos, avvocato di fama intemazionale, incarna il simbolo del nuovo corso. E' una Thatcher che può sbagliare una volta, non due. Dora Bakoyannis frequenta la politica da quando suo marito, il deputato conservatore Pavlos Bakoyannis, venne ucciso, due anni fa, dal gruppo terroristico 17 novembre. Strizza l'occhio e fa piedino, l'Atene che non ti aspetti. Ma soltanto agli atleti e agli ospiti, se pagati o paganti. Lo stadio Olimpico con le strepito¬ se rifiniture di Santiago Calatrava èjj'anello che sposa il Paese alla missione. Guardatelo durale la cerimonia d'inaugurazione: vi sembrerà un disegno ardito ed emozionante, degno dell'architettura spaziale. Certo, i posti di blocco sono ovunque, per la sicurezza il governo è arrivato a spendere 1,2 miliardi di euro, Atene, oggi, è spiata e violentata da un dirigibile, da squadri;lie di Awacs, da soldati regoari e altri che proprio regolari non sono, essendo le scorte stranieri dei grandi della terra. E qui toma a galla la capacità bizantina di giocare su più tavoli, di fingere di concedere quello che in realtà viene imposto. Avventurandosi per piazza Sintagma, il cuore del cuore della capitale, oppure cenando in una delle taverne della Plaka, il turista respira l'aria di un evento che ha stravolto la scaletta di una popolazione intera, senza però renderla isterica o inospitale. Anzi. Loro, Gianna S- Dora, sorridono nel rileggere i «coccodrilli» che mezzo mondo aveva vergato, «coccodrilli», si badi. non legati alla morte fisica ma allo sfinimento morale, alla lenta, spietata consunzione per aver troppo millantato e troppo promesso. Invece no. Si parte in orario, con una vita notturna da far invidia, addirittura, alla movida spagnola. Partenone e rock duro, anelli e tatuaggi, cerchi e piercing, colpi di tacco e tacchi a spillo: baciata dagli dei, la Grecia si specchia in un 2004 formidabile, prima il titolo europeo della Nazionale di calcio (mai successo), adesso le Olimpiadi che cominciano all'ora liberamente stipulata: come un matrimonio in cui la sposa arrivi sotto braccio allo sposo; se non prima, addirittura. Le corsie preferenziali spingono per forza a tifare Elias. In altri tempi, ci sarebbe voluta una vita, e una vita avremmo speso. Caldo, lo ha sempre fatto. Lavori in corso, ce ne sono sempre stati. Però quello che meravigliosamente non toma è il glamour ruspante di una Nazione che tale si riscopre nel momento più delicato, per sé e per tutti, nel mirino del terrorismo e sotto il tiro degli scettici. Era una scommessa enorme. Sta per essere vinta con le ruspe, l'orgoglio e qualche sgambetto (ai cani randagi, alle minoranze estremiste, a chi osa chiamarsi fuori dal coro). Sembra tutto più lucido, l'asfalto, le vetrine, i cofani delle auto, e tutto più intemazionale. Come se Atene avesse suonato il campanello e ordinato di tirar fuori la merenda. Basta guardarla, per capire che il paragone non la offende. Basta tradurne le smorfie per immaginare quello che le signore Angelopoulos e Bakoyannis hanno sofferto e fatto soffrire. Fidarsi dei greci sembrava un ridicolo azzardo. Improvvisamente, è cambiato tutto: sono i greci che non si fidano più di noi, forse perché continuiamo a chiedere i documenti alla loro città-mamma, sospettosi e convinti che sia impossibile che alla cellulite della storia corrispondano queste gambe e queste curve. Cosi snelle, così provocanti. Riparliamone a fine mese, quando l'effetto dell'anestesia sarà svanito e sulla bilancia saliranno uomini, donne e opere al netto dell'incantesimo provocato. Tra i gadget più richiesti le spille della gloria olimpica Gianna Angelopoulos Daskalaki è presidente del Comitato che ha organizzato le Olimpiadi 2004: ha vinto la sua battaglia dispensando sorrisi Dora Bakoyannis, sindaco di Atene: oggi può tirare il fiato dopo mesi di intoppi e polemiche. La capitale della Grecia è pronta per il via ai Giochi
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