«Quell'emozione tra boati e bandiere»

«Quell'emozione tra boati e bandiere» MAGIA E PAURA: L'ATLETA VERONESE CHE VINSE IL SALTO IN AITO A MOSCA RACCONTA ì MINUTI DEL TRIONFO «Quell'emozione tra boati e bandiere» Sara Simeoni: «Non capivo più nulla, poi arrivò l'oro» intervista SARA Simeoni ha cambiato lo sport italiano al femminile. Arrivò all'atletica per caso quando a 13 anni le fecero capire, frequentando la danza classica, di non poter diventare la prima ballerina della Scala. Troppo alta (178 cm) e troppo esile. Ma la danza le aveva irrobustito le caviglie, così ci provò con il salto in alto. Quando aveva 25 anni (1978) conquistò il record del mondo (2,01), a 27 scalò l'Olimpo: medaglia d'oro ai Giochi di Mosca. Da allora il pianeta donna prese coscienza di sé: Stefania Belmondo, Deborah Compagnoni, Valentina Vezzali e le altre sono tutte fighe della Simeoni. Sara, che cosa passa per la mente 5 secondi dopo aver vinto il titolo olimpico? «In un attimo ripassi la tua vita. Vedi i sacrifici tuoi e quelli che hai imposto agli altri, la famiglia che ti ha permesso di seguire la vocazione sportiva, l'allenatore-fidanzato che ti ha guidato. Ho affrontato l'atletica con grande serietà e pronta a tante rinunce, ma questo non mi impediva di invidiare le amiche quando la sera andavano al cinema o in discoteca. Poi, di colpo, tutto ha avuto un senso. Avevo vìnto una battaglia cominciata da molto lontano... ». E cosa passa per la mente prima, quando si va in pedana per la finale? «A Mosca arrivavo da due espe-, rienze olimpiche, quella di Monaco '72 quando quasi non mi volevano mandare e ottenni invece un inatteso sesto posto a 19 anni e quella dì Montreal '76, dove fui argento anche lì un po' a sorpresa. Ma nell'80 era diverso, ero la favorita. In campo ebbi un quarto d'ora di confusione. Non capivo più niente, sbagliai la prima rincorsa. Sventolavano ì tricolori, c'erano cori tutti per me, l'emozione mi travolse. Poi un urlo di Enninio dalla tribuna mi riportò alla realtà». Enninio Azzaro è stato l'uomo della sua vita. Fidanzato, allenatore, marito...C'è stato spazio per qualcun altro? «L'uomo cui devo tutto fu Fosbury, il saltatore americano che inventò lo stile dorsale. Lo vidi in tv ai Giochi del Messico '68 ed ebbi una folgorazione. Allora saltavo ancora con il ventrale, ma non salivo molto. Provai a imitarlo, la mia vita cambiò». Ed è cambiata ancora, dopo il successo olimpico? «Ben poco sul piano economico, parecchio in quanto a popolarità. I premi peri vincitori allora erano briciole, se confrontati a quelli d'oggi. E le donne prendevano meno degh uomini. Ma ero contenta così, perchè da buona contadina veronese paragonavo i miei guadagni a quelli della gente che andava all'alba in ufficio, non agli sportivi di grido. E poi: allora gareggiavo per la Fiat, mi diedero un'auto personalizzata con il nome ben evidente, ovunque postegjiavo era una festa. Lo sport non ia gonfiato il mio portafoglio, ma mi ha arricchita dentro». Ma dopo, alla fine della carriera? Incarichi importanti, gratificazioni? «Solo promesse. Ancor oggi faccio 500 fan per andare a insegnare scienze motorie a Chieti. Lunedì parto per Atene, ma come Olimpie mentor del team Visa che segue da vicino un gruppetto azzurro di cui fanno parte fra gli altri Tania Cagnotto e Aldo Montano. Forse il mondo dello sport non ama circondarsi di personaggi ingombranti come me. Ma non sono affatto frustrata...». Quali consigli darà al suo piccolo team? Quali consigli darebbe a una giovane Simeoni il giorno prima di andare in pedana? «A quel punto non serve nessun consigho. va dato un anno, due anni prima, l'insegnamento giusto. Allenarsi bene, fare tutto quello che va fatto. E' come l'esame di scuola, chi airiva con la coscienza a posto è più sicuro di chi ha barato. La vittoria all'Olimpiade parte molto da lontano. Poi ci sono altre piccole cose.» Ad esempio? «Ad esempio non trascurare nessun particolare. Io in pedana facevo finta di concentrami ma spiavo le mie avversarie, sapevo coghere un pìccolo segnale dì preoccupazione, di nervosismo, e questo mi caricava. Ad esempio sono stata sempre tra le prime a raggiungere il Villaggio. Quella vita in comune, quella fratellanza ma anche quel senso di sfida mi davano stimoli incredibili». Sara, spenderà qualche lacrima anche ad Atene? «Dicevano che avessi la lacrima facile, è vero. Ma piangere era un modo di scaricarsi, per fortuna le mie lacrime furono quasi sempre dì gioia. Sì, ad Atene piangerò per qualche donna italiana chele meriti. Non sono femminista, ma è dura conquistare pari dignità». 66 I tricolori che garrivano tutti per me mi fecero andare in tilt, un urlo di Azzaro mi fece tornare con i piedi sulla terra Quello è un attimo . incredibile in cui ripassi i momenti della tua vita 99 Sara Simeoni

Luoghi citati: Atene, Chieti, Messico, Monaco, Montreal, Mosca