Nel duello sulla guerra d'Iraq Bush batte l'avversario Kerry di Paolo Mastrolilli

Nel duello sulla guerra d'Iraq Bush batte l'avversario Kerry IL CANDIDATO DEMOCRATICO COSTRETTO A DARE RAGIONE AL PRESIDENTE Nel duello sulla guerra d'Iraq Bush batte l'avversario Kerry Alla domanda: «Avresti rovesciato Saddam pur sapendo che non c'erano armi proibite?» il senatore ha dovuto rispondere sì Paolo Mastrolilli NEW YORK L'Iraq è in guerra, i soldati americani continuano a morire quasi ogni giorno, gli obiettivi geopolitici del conflitto almeno per ora non sembrano raggiunti, e il prezzo del petrolio sale alle stelle, eppure i politologi parlando quasi solo dei cambiamenti di posizione di Kerry. In qualche modo il presidente Bush è riuscito a mettere il candidato democratico sulla difensiva, indirizzando il dibattito verso le elucubrazioni del senatpre piuttosto che verso i problemi reali nel campo di battaglia. Ancora ieri, il capo della Casa Bianca è andato all'attacco. Tenendo al suo fianco il senatore McCain, l'ex prigioniero di guerra in Vietnam che ha rifiutato l'offerta dell'amico Kerry di fare il vicepresidente, ha accusato l'avversario di aver proposto un piano inattuabile per il ritiro dall'Iraq. Il candidato democratico ha detto che spera di cominciare a riportare le truppe a casa entro i primi sei mesi del suo mandato se si reahzzeranno alcune condizioni, come l'invio di militari da altri Paesi alleati per compensare la partenza degli americani, e il miglioramento della sicurezza. Bush {»li ha risposto che si tratta di un'idea demagogica, lanciata solo per guadagnare voti, e ha aggiunto che «la chiave non è stanilire scadenze artificiali. Sarebbe come dire ai nemici che devono solo tenere duro e aspettare fino alla nostra partenza». McCain ha rincarato la dose, con un piccolo cavillo che non sarà piaciuto neppure al Presidente: secondo lui in certi punti le truppe devono essere aumentate, invece che ridotte. Come mai Bush è riuscito a girare così il tavolo contro Kerry? Perché il candidato democratico non aveva alternative, rispondono i suoi consiglieri. Kerry è sempre stato favorevole a rovesciare Saddam, aveva votato a favore della legge firmata da Clinton per perseguire il cambio di regime a Baghdad, e aveva approvato l'autorizzazione all'uso della forza concessa dal Congresso a Bush nell'autunno del 2002. Poi, dopo la guerra, aveva votato contro il finanziamento da 87 miliardi di dollari chiesto dalla Casa Bianca per tre ragioni: primo, doveva bilanciare Howard Dean, che stava vincendo le primarie democratiche come candidato anti-Iraq; secondo, voleva che il conflitto fosse pagato cancellando le riduzioni fiscali concesse da Bush alle classi più ricche; terzo. aveva riserve reali sul modo in cui il govemo stava gestendo l'occupazione. Sono obiezioni che appaiono sensate a una parte dell'elettorato, anche perché secondo i sondaggi da qualche mese la maggioranza degli americani non è più convinta che la guerra in Iraq sia stata una mossa giusta. Ma è una maggioranza risicata e volubile, e i consigheri di Kerry hanno deciso che lui non può vincere le presidenziah come candidato anti-guerra. Perciò lo hanno spostato verso il centro, usando la Convention di. Boston allo scopo di esaltare le sue credenziali militari. La Casa Bianca ha percepito questo aggiustamento come un' opportunità, ed e' andata all'at¬ tacco. Como prima cosa, Bush ha cominciato a martellare Kerry sul voto contro gh 87 miliardi, accusandolo di aver negato il sostegno alle truppe al fronte. Il senatore lo ha aiutato facendo un po' di confusione, ad esempio quando ha spiegato che «io avevo votato a favore di quella legge prima di votare contro». Voleva dire che intendeva appoggiarla a patto di finanziarla con l'annullamento dei privilegi fiscali per i più ricchi, ma i contadini dell'Iowa hanno faticato ad afferrare la sottigliezza. Subito dopo, galvanizzato dal successo iniziale, Bush è tornato all'attacco, dicendo che lui avrebbe rovesciato Saddam anche se avesse saputo che le armi di distruzione di massa non c'erano. Quindi ha sfidato Kerry, chiedendo se lui avrebbe fatto altrettanto. Il candidato democratico non poteva certo rispondere che avrebbe preferito lasciare Saddam al suo posto, e quindi ha detto di sì. Ma in questo modo si è offerto come bersaglio al Presidente, che lo ha ringraziato per «aver cambiato ancora una volta posizione». E' presto per dire come andrà a finire questo duello, perché i sondaggi indicano i due candidati appaiati e la risposta la daranno gli elettori il 2 novembre, dopo aver visto anche cosa succederà sul terreno. Ma la Casa Bianca di sicuro non ha intenzione di scusarsi e regalare la carta dell'Iraq a Kerry. Il candidato democratico alla Casa Bianca, John Kerry

Persone citate: Bush, Clinton, Howard Dean, John Kerry

Luoghi citati: Baghdad, Boston, Como, Iowa, Iraq, New York, Vietnam