ENERGIA, IL MONOPOLIO COSTA CARO

ENERGIA, IL MONOPOLIO COSTA CARO CONCORRENZA SOLO SULU CARTA ENERGIA, IL MONOPOLIO COSTA CARO Angelo Benessia N' ON occorrono raffinate no. zioni di economia. Il comune cittadino capisce a spese sue che il rialzo del petrolio gli compbca la vita. Alleggerite le tasche dal distributore di benzina, egli sa che in futuro andrà anche peggio. Saranno più care le derrate, perché sarà più costoso trasportarle. Il gas a sua volta aumenterà e la bolletta del riscaldamento, che già è la più cara in Europa, peserà ancora di più. Può darsi che alcuni fattori di instabilità, come la saga della Yukos che riduce l'estrazione in Russia, siano destinati a rientrare. Ma le ragioni strutturali sono durature e l'energia a caro prezzo sarà dunque una costante specie per i Paesi che, come l'Italia, hanno un elevato grado di dipendenza dalle importazioni di greggio e di gas. A questo punto il comune cittadino comincia a capire che la bolletta petrolifera non è la causa dei suoi problemi, ma il rivelatore delle debolezze del sistema energetico italiano. E che in questa situazione egli ha dei diritti, che si riassumono nel rifiuto delle parole che finiscono in «-polio». Basta con i monopoli e con gli oligopoli, che siano pubbUci o privati poco importa. Al comune cittadino avevano detto che, con la liberalizzazione del mercato energetico, il gioco della concorrenza avrebbe minimizzato i prezzi. Ma non è andata così. La concorrenza è rimasta sulla carta. Il monopo- lio pubblico, come ha ricordato J'Autorità antitrust nell'ultima relazione annuale, avrebbe dovuto essere ristrutturato, ossia spezzato, prima della liberabzzazione. Ciò non è avvenuto e, in assenza di un mercato veramente competitivo, permangono due colossi pubblici Enel ed Eni - che ancora esercitano una posizione largamente dominante nel comparto dell'energia. Per di più complice anche la disarticolazione del potere decisionale fra Stato e Regioni, frutto del pedaggio (il nuovo art. 117 della Costituzione) pagato alle istanze «padane» - l'intero settore delle municipalizzate, ossia le varie Aem, Acea, ecc., continua a restare in mano al potere politico locale. Il più tenace a non mollare la presa. Insomma, la privatizzazione, colto l'obiettivo impellente di fare cassa, non ba favorito concretamente i consumatori. Mentre lo Stato, finora, non si è fatto carico delle scelte politiche indispensabili per costruire un domani energetico che non sia suddito dei Paesi più previdenti, come la Francia, dei quali già oggi siamo tributari. Il comune cittadino e le imprese, grandi e piccole, hanno diritto, secondo la disciplina europea e nazionale della concorrenza, di non essere immolati sull'altare delle rendite di posizione tuttora in attesa di essere smantellate. Il nuovo ministro dell'Economia sembra voler partire con il piede giusto. Vedremo se non lo tirerà indietro al primo tackle che gb verrà opposto dai difensori dei privilegi, che abbondano anche nel governo. Accanto ai diritti, capiremo di avere dei doveri, basati sulla distinzione fra il consumo e lo spreco di energia. E' ragionevole infatti prevedere che, in attesa di disporre di fonti alternative meno inquinanti, e senza scartare a priori l'opzione nucleare, la simpatica Caravan Petrol sarà comunque costretta, per necessità se non per virtù, a consumare di meno. E così, chissà, forse a vivere meglio. PETROLIO, ALTRO RECORD L'Arabia pronta a estrarre 1,3 milioni di barili in più luigi Grassia A PAGINA 17

Persone citate: Angelo Benessia

Luoghi citati: Arabia, Europa, Francia, Italia, Russia