Rogge sposa la vita spartana del villaggio

Rogge sposa la vita spartana del villaggio IL PRESIDENTE DEL CIO RINUNCIA AGLI HOTEL DEI VIP: DORME E MANGIA CON GLI ATLETI PER ASSAPORARE LAVERÀ ATMOSFERA OLIMPICA Rogge sposa la vita spartana del villaggio Gianni Romeo CI sarà forse un pizzico di esibizionismo da parte sua, o magari di retorica in quello che scriviamo noi. Però la decisione di Rogge è da applausi. Per chi ancora non lo sapesse, Jacques Rogge dal 2001 è l'ottavo presidente del Ciò, da ieri è il primo ad aver scelto di abitare nel villaggio degh atleti, anziché nelle suites degh hotel «cinque stelle superiori» dove gli spazi consentirebbero anche di giocare a golf. Tutto il contrario del suo predecessore, Juan Antonio Samaranch, nobile spagnolo che faceva dello sfarzo e dell'apparenza il suo biglietto da visita. Ma non lui soltanto. La partita che i moderni dirigenti sportivi di alto rango tengono a vincere più di ogni altra è quella del trattamento da vip clie ritengono di meritare. Si diceva che Primo Nebiolo, l'inventore della grande atletica, mandasse i fedelissimi a spiare le suites dei colleghi e pretendesse sempre un appartamento mighore. E se la scorta che precedeva la sua auto era composta di due motociclette, guai venire a sapere che quell'altro ne aveva tre. Jacques Rogge, 62 anni, belga, chirurgo ortopedico fino alla nomina di presidente Ciò che lo obbligò a trasferirsi a Losanna, ha preso in contropiede tutti gh altri Grandi Personaggi dell'Olimpiade. Per seguire i Giochi di Atene, ha scelto uno dei 2292 appartamentini del villaggio che le cronache definiscono «spartani», e non potrebbe essere diversamente. Ieri mattina si è alzato presto, per far colazione ha preso il suo vassoio, si è messo in fila al self service con tanti atleti, ha consumato il pasto sui tavoloni, fra la curiosità compiaciuta di chi lo ha riconosciuto. Ha commentato così la sua particolare esperienza: «Ho dormito benissimo in un'atmosfera di silenzio che mi ha permesso di riposare alla grande. La colazione era molto buona, non potrei sentirmi meglio all'inizio di una giornata impegnativa». Intendiamoci, per lui non è stato un problema adeguarsi al rituale della vita in comune. Disputò a suo tempo tre Olimpiadi, dal '68 in Messico fino al '76 a Montreal, gareggiando nella vela (classe finn); anche se il suo piazzamento mighore fu un quattordicesimo posto, si calò m pieno nella particolare atmosfera olimpica. Un'atmosfera che soffia sui campi di gara, sulla città, sul pubblico, ma soltanto dentro il villaggio, dove si mescolano razze, religioni, lingue, abbigliamenti tocca i suoi vertici più emozionanti. Perciò Rogge non abbandonò più quella vita in comune. Divenne capodelegazione belga, presidente del comitato olimpi¬ co del suo Paese, e avanti di questo passo. La sua vita era lì, nfiutò sempre gh alberghi. Il fatto che parli correttamente cinque lingue lo aiuta a comunicare, indubbiamente, ma in quel crogiuolo di razze anche gh sguardi sono sufficienti, per capirsi e per capire. Ci fermiamo qui per non correre il rischio di santificare troppo il presidente del Ciò, di dare al suo simpatico e democratico gesto significati che forse non ha. E se Rogge voleva soltanto dormire in pace? Jacques Rogge, 62 anni, belga, è stato velista partecipando alle Olimpiadi di Messico '68, Monaco 72 e Montreal'76: forse per questo è affezionato alla vita del villaggio

Persone citate: Gianni Romeo, Jacques Rogge, Juan Antonio Samaranch, Mangia, Primo Nebiolo, Rogge

Luoghi citati: Atene, Losanna, Messico, Monaco, Montreal